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THE LESSON - regia Shiga Akifumi

"The Lesson", regia Shiga Akifumi "The Lesson", regia Shiga Akifumi

di E. Ionesco
regia Shiga Akifumi
Toga Sambo Theatre, Japan 31 agosto 2019 e 1 settembre 2019

www.Sipario.it, 9 settembre 2019

Bilancia di stile

Le cosiddette "drammaturgie assurde" sono tra le più difficili da rappresentare. Erroneamente messe in scena come puro esercizio di stile, comunque indispensabile, spesso perdono quel capillare quid che le contraddistingue. In questi casi si apprezza, infatti, la tecnica attoriale, le scelte musicali, meno la scenografia (spesso assente da testo), i ritmi coreografici ma se ne perde l'obiettivo. Ab + sardus/sardare quindi "allontanarsi dal parlare saviamente". La forma di questo teatro circumnaviga temi ontologicamente complessi, sovente universali, alonandoli di mistero, bagnandoli di rugiada di inquietudine. Il lavoro di Shiga Akifumi, che ha occupato il Toga Sambo Theatre in occasione di Theatre Olympics 2019, centra il bersaglio ottenendo doppia lode per la trasposizione interculturale de "La lezione", dramma comico di Eugène Ionesco, agito in giapponese. Il dramatis personae, previsto come trio, viene moltiplicato e la governante diventa un coro misto dal genere incerto. L'intimo spazio del Toga Sambo viene arredato come un modesto salotto nipponico in continua, umana, evoluzione. Alla figura stereotipata dell'allieva, estremamente rispettosa (quasi devota), si affianca quella imprevedibile ed enigmatica del maestro. Entrambi gli attori, a dire il vero, rivelano una spiccata caratteristica di cambiamento istantaneo, quasi anti-darwiniano. Rispettata è, infatti, l'ambivalenza originaria del testo: il pubblico si trova catapultato da un'atmosfera di divertenti non-sequitur ad un clima di macabra imponderabilità. Sugli argomenti trattati durante la lezione (matematica, filologia, linguistica) lo spettatore medio è preparato o, quantomeno, sa che qualcuno, fuori da quella sala, lo è; giustifica in questo modo i libri nel baule a lato del palco, impolverati e intonsi. Si immedesima nell'ingenua inconsapevolezza dell'allieva, nel suo minuscolo volto espressivo, nel suo collo in perpetuo "su e giù" di condono. Appare quindi rilassato di fronte alla sua conoscenza acquisita per pluralis modestiae, convinto di poterla ampliare tra una contrazione diaframmatica e un'altra. Lo spettacolo sottopone ad un importante gap energetico. Inizialmente goffo e impacciato, a tratti rimpiangente di una vita che non ha mai vissuto, il maestro cala gradualmente la maschera indossando quella dell'uomo pirandelliano tradito e deluso da una bambina che comincia ad interiorizzare una drammaticità autentica. In un climax di contraddizioni sregolate, il ribaltamento repentino dei personaggi squarcia lo spazio, la trama e qualsivoglia elemento drammaturgico instillando violenza alle cornee anche se, di fatto, tra i due attori c'è poco contatto. La regia si diffonde in un tessuto semi-teatrale e semi-cinematografico, dalla metamorfosi di lui all'uccisione di lei, tuttavia ben sopportato dalla modesta grandezza del teatro. Shiga Akifumi opera, quindi, due pesi e due misure tenendo vincolato il pubblico in un'oscillante bilancia di stile, sostenuta egregiamente da tutto il cast, dal quale emergono una marcata qualità linguistica e un iceberg critico incredibilmente attuale.

Giovanni Moreddu

Ultima modifica il Martedì, 10 Settembre 2019 10:44

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