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TADDRARITE - regia Luana Rondinelli

Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza e Antonia Truppo in "Taddrarite", regia Luana Rondinelli Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza e Antonia Truppo in "Taddrarite", regia Luana Rondinelli

scritto e diretto da Luana Rondinelli
con Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza e Antonia Truppo
aiuto regia Silvia Bello
musiche Ottoni Animati e Roberta Prestigiacomo
tecnico luci Amedeo Abate
coordinatrice artistica Monica Manfredi
Spazio Rossellini – Roma 25 Novembre 2019

www.Sipario.it, 27 novembre 2019

Quanti modi esistono per raccontare un dramma? Indubbiamente la scelta tragica è la più facile e, forse, anche la più ovvia da seguire. Mostrare lacrime e dolori, sofferenze e malinconie è quanto di più comune si addica a un certo tipo di teatro di denuncia. Ma che succede se si tenta di dare al dramma sfumature ironiche, senza per questo cavalcare un umorismo di stampo pirandelliano? Ecco la chiave adottata da Luana Rondinelli per Taddrarite, spettacolo che racconta la violenza vergognosa esercitata sulle donne, e tenuta segreta da un silenzio imposto per sciocchi principi morali e, peggio ancora, per vergogna.
Semplice la scena allestita sul palco dello Spazio Rossellini di Roma: tre sedie nere con, al centro, una bara. Quando calano le luci in platea, ecco fare il loro ingresso tre donne vestite a lutto e con in mano un rosario. Sono tre sorelle che si predispongono a pregare per tutta la notte così da accompagnare l'anima del defunto in cielo, fuori da questo mondo. Chi è deceduto? Dal racconto si viene a sapere che si tratta del marito di una delle donne. Da alcune battute, perfidamente ironiche e dette con spontaneità e naturalezza, veniamo anche a sapere che costui era un uomo non proprio per bene, persino violento e aggressivo verso sua moglie – la minore delle tre sorelle –, la quale tutto sembra fuorché dispiaciuta per la dipartita del consorte.
La notte intanto avanza, e con essa la veglia. Alle preghiere del rosario si alternano i racconti delle vite coniugali delle protagoniste. Storie non edificanti. A tratti terribili, perché descrivono scene che si leggono sui giornali quasi quotidianamente e che trasmettono raccapriccio, orrore, sdegno. Silenzi imposti con la forza, vessazioni, torture psicologiche, anime abbrutite che raramente riescono a trovare il giusto coraggio per riscattarsi. Per due delle sorelle, la morte dei rispettivi mariti le libererà dalla prigionia nella quale sono state costrette per anni. Una sola, l'unica tra loro, ha invece avuto la forza di divorziare e ricostruirsi una vita sfidando dicerie e moralismi tenuti in piedi da ipocrisie e null'altro.
In Taddrarite il racconto della violenza contro la donna mai assume la piega del dramma. L'intento di denuncia acquista forza in virtù dell'ironia sferzante che la scrittura drammaturgica inscena di continuo. I destini delle tre protagoniste vengono mostrati sempre con dignità, fierezza e anche dolcezza. Ciò che viene sbeffeggiato è il comportamento vessatorio degli uomini, giustamente messo alla berlina così da sminuirlo, renderlo piccolo e miserrimo quale, realmente, è.
Molto brave le tre protagoniste – Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza e Antonia Truppo – che hanno interpretato i rispettivi ruoli dosando con equilibrio e sobrietà gli aspetti comici e tragici della recitazione, e mantenendosi ad una giusta distanza da quanto raccontato così da lasciare al pubblico il compito di scegliere, valutare, indignarsi e agire contro comportamenti iniqui e inaccettabili.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Mercoledì, 27 Novembre 2019 16:57

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