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TARTUFO - regia Roberto Valerio

Giuseppe Cederna e  Vanessa Gravina in "Tartufo", regia Roberto Valerio. Foto Marco Caselli Nirmal Giuseppe Cederna e Vanessa Gravina in "Tartufo", regia Roberto Valerio. Foto Marco Caselli Nirmal

di Molière
traduzione Cesare Garboli
adattamento Roberto Valerio
con Giuseppe Cederna, Vanessa Gravina, Roberto Valerio, Elisabetta Piccolomini,
Massimo Grigò, Roberta Rosignoli, Irene Pagano, Marcello Di Giacomo
scene Giorgio Gori
costumi Lucia Mariani
suono Alessandro Saviozzi
luci Emiliano Pona
regia Roberto Valerio
produzione ATP Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale con il sostegno di Ministero della Cultura Regione Toscana
Treviso, teatro Mario Del Monaco, 5, 6, 7 maggio 2023

www.Sipario.it, 6 maggio 2023

Le malefatte e le nefandezze originali dell’animo si sposano, in questo Tartufo molieriano adattato da Roberto Valerio, tra gli interpreti, e regista dello spettacolo, visto a Treviso e applaudito con convinzione, chiudendo la stagione trevigiana. Con il fanatismo declinato in furbizia, sopraffazione  e il piacere di stare al di sopra di tutti, muovendoli come burattini. Tartufo, se già disegnava una losca figura negli anni in cui è stato scritto ora si rafforza e mostra ancor più sfaccettature, concepite con abilità e un certo sadismo, che a sua volta si scontra con la tanta decantata purezza d’animo propria, falsa. Con la religiosità che fa da scudo al suo cinico pensiero, Tartufo giostra i propri interessi (oltre ai personaggi della famiglia nella quale ha fatto breccia, primo fra tutti Orgone, e, successivamente Madame Pernella, la madre). La venerazione celeste che il protagonista encomia a fin di ogni (suo) bene è simbologia anch’essa inquietante, manipolatoria, conquistatrice di un padrone di casa che è succube di quei giochi di potere e che gode addirittura di ciò che viene inflitto a lui e alla famiglia, incredula e attonita. E’ il mesto spirito religioso della peggior specie, con una mano ti do (o faccio finta), con l’altro ti tolgo il doppio, magari la moglie e il capitale. Il testo è uno dei più belli e arguti dell’autore francese, e il metterlo in scena nei nostri anni ancora con forza e vigore è merito di adattamenti e spirito di ricerca tra le pieghe, come fa bene Roberto Valerio, che dirige uno spettacolo che colpisce e oscura, soprattutto nelle atmosfere noir della seconda parte, dove le situazioni si capovolgono ma rimane il fatto che i beni di Orgone vengono intestati a Tartufo, e lì… Il regista bene interpreta anche Orgone, uomo a cui la ricchezza dà alla testa, protetto come crede d’essere da se stesso in primis, dai suoi dogmi, disdegnando il pensiero famigliare e abbracciando invece quello del fido Tartufo. Che giostra con pacatezza d’animo indagando dentro sé Giuseppe Cederna, che del protagonista mette in risalto con grande efficacia e la consueta bravura il maligno, la maschera e il volto. Quel suo ardire eccitato, da baciapile penitente qual è, negli incontri cercati con Elimira, la moglie di Orgone (un’ottima, affascinantissima Vanessa Gravina, che dosa benissimo voce e movimenti) sconclusiona l’uomo mettendolo a nudo letteralmente rendendo la sua maschera vile e superba. Lo serve il fido lacchè quasi muto, Lorenzo, che ha di angosciante lo stesso tratto personale del suo padrone, che Massimo Grigò interpreta (in doppia parte, sua anche quella di Cleante) cura con una presenza asciutta e onirica. Ma c’è lo smascheramento… Un cast al quale si aggiungono la brava Elisabetta Piccolomini, Madame Pernella, nel suo inveire e retrocedere, e i due giovani figli di Orgone, Marianna e Damide, la prima sfiorata sposa di Tartufo, il secondo giusto oppositore (Irene Pagano e Marcello Di Giacomo). Completa il gruppo la frizzante presenza di Roberta Rosignoli, che fa la cameriera Dorina, che con propria e accalorata veemenza contrasta le decisioni del capofamiglia, del suo amore verso il finto credente e benefattore. Il finale è a doppia lettura, con tanto di rewind. I fatti son serviti, i difetti umani anche. Bisogna sempre rendersi conto da che parte si vuol stare. E il fidarsi è bene vale sempre, alla fine?

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 18 Maggio 2023 18:32

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