La Pirandelliana
presenta
ETTORE BASSI
TRAPPOLA PER TOPI
di Agatha Christie
traduzione e adattamento Edoardo Erba
con
Claudia Campagnola, Dario Merlini, Stefano Annoni, Maria Lauria
Marco Casazza, Matteo Palazzo, Raffaella Anzalone
scene Luigi Ferrigno
costumi Francesca Marsella
musiche Paolo Silvestri
luci Antonio Molinaro
regia GIORGIO GALLIONE
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman 19 novembre -1 dicembre 2024
L’adattamento di Trappola per topi di Edoardo Erba, messo in scena da Giorgio Gallione, più che un giallo è una commedia aggiustata per far ridere a tutti i costi. Dunque non si ride e l’intreccio giallo predisposto da Agatha Christie ne risulta indebolito. Di fronte a uno spettacolo strutturato a mo’ di meccanismo di precisione, come un classico thriller, non si può fare quello che si vuole. L’ironia è già presente nel testo della Christie. Allora a che pro’ – e questa è responsabilità della regia – calcare la mano su controtempi comici – prevedibilissimi, tra l’altro – e una caratterizzazione ai limiti della macchietta dei personaggi? La coesistenza di farsa – genere teatrale caduto ormai, e purtroppo, in disuso – e giallo non porta buoni risultati. A meno che di quest’ultimo non si voglia fare la parodia. Allora il discorso cambia. E comunque non è il caso dell’adattamento di Trappola per topi in scena al Quirino. Uno spettacolo dove la trama fitta di misteri e storie nascoste dei singoli personaggi che pian piano vengono alla luce, invece di guadagnare il centro della vicenda – un omicidio avvenuto dentro una pensione dove si ritrovano imprigionati per una tormenta di neve i protagonisti della commedia che, si scoprirà, sono legati quasi tutti da un passato abbastanza inquietante – finisce per fare da sfondo a una serie di lazzi comici, caricature e modi di fare e dire anglosassoni d’altri tempi. Così facendo gli spettatori non si appassionano alla storia, perdono interesse nello scoprire il colpevole insieme al detective, non sono coinvolti nei sottotesti comici. Una Trappola per topi senza efficacia scenica, senza tensione narrativa e drammaturgica, con uno squilibrio esagerato fra il primo tempo – di costruzione di situazione e storie dei singoli personaggi – e il secondo – di risoluzione dell’enigma e di smascheramento dei vari segreti ed ipocrisie. Una scelta, drammaturgica e di regia, che ha reso impacciata anche la recitazione degli attori. I quali non si può dire siano stati mediocri. Ma hanno fatto quello che hanno potuto, e cioè: abbozzare i personaggi, risultando per altro poco credibili perché dotati di un profilo approssimativo, senza la giusta caratura psicologica ed umana. Più che personaggi, sono stati funzioni sceniche. Persino Ettore Bassi, attore tutt’altro che sguarnito di mezzi espressivi sebbene non eccelso (almeno finora), non ha saputo che pesci prendere col detective da lui impersonato: se farne una macchietta alla Macario o alla Ciccio Formaggio di Nino Taranto, o un uomo serioso e accigliato la cui scientifica precisione si va a scontrare con la ciarlataneria degli altri personaggi. Tale è la confusione d’interpretazione che quando la Christie accentua, nella commedia, il lato drammatico e spaventoso della vicenda, gli attori sono spaesati. E ricorrono, cercando di suscitare emozioni forti, a urlare le battute e a piangere esageratamente. Il tutto senza essere loro convinti di quanto recitato, e dunque senza convincere. Pierluigi Pietricola