di Richard Levinson e William Link
traduzione e adattamento David Conati e Marcello Cotugno
con Gianluca Ramazzotti, Pietro Bontempo, Samuela Sardo, Sara Ricci e con Nini Salerno
scene Alessandro Chiti
costumi Adele Bargilli
luci Giuseppe Filipponio
regia Marcello Cotugno
produzione Oliver & Friends e JL Rodomonte Production
Arzignano (Vicenza), teatro Mattarello, 6 febbraio 2025
Tenebrosa, in questa commedia è l’atmosfera e fin da subito sospesa nel noir, fin dal primissimo grido che si sente ancora a sipario chiuso, ed è già suspence annunciata. Con la particolarità che gli spettatori riescono a vedere già poco dopo chi commette l’omicidio per cui il Tenente Colombo, qui un ottimo Gianluca Ramazzotti, va ad indagare, con stratagemmi tutti suoi tra cui spicca l’ironia, che è una delle armi vincenti tutto sommato. Il caso di cronaca nera che va in scena è palese e dichiarato, e dal momento dell’accaduto il pubblico vive il senso dell’andirivieni, ovvero andando a indagare, condotto dal poliziotto, e rivivendo ciò che è stato negli spostamenti dei personaggi, soprattutto uno. Con perspicacia e arguzia, e il suo immancabile impermeabile beige addosso, il tenente riesce nell’intento di scoprire cos’è successo, e col suo essere simpaticamente goffo, insistente e fin troppo presente tanto da far innervosire non poco chi sta dalla parte opposta, va a chiarire la faccenda in modo brillante, intelligente. Con la tensione di cui sopra che serpeggia per la durata dello spettacolo, due atti con intervallo, e un po’ di liberazione finale per chi guarda. Il testo è costruito molto bene, ed è anticipatorio di qualche anno dei telefilm che hanno fatto conoscere al grande pubblico televisivo il personaggio, che sarà Peter Falk a interpretare sul piccolo schermo. E’ una commedia, questa, scritta con tutti i crismi sospesi della tragedia, e dell’intento perspicace a scoprire l’assassino da parte dell’inquirente principale, appunto Colombo. Gli spettatori partono avvantaggiati, sapendo già il fatto e l’antefatto, ma ciò non toglie nulla alla storia, tantomeno alla messa in scena. Attorno al tenente girano personaggi in qualche maniera ambigui, a partire dallo psichiatra Fleming, ora vedovo della moglie assassinata, personaggio praticamente sempre in scena, al quale Pietro Bontempo dà una serie di sfumature recitative di vigore, e rigore, alla moglie Claire, quella fatta fuori, vittima predestinata e seduttiva che gli ritorna in tutta la sua femminilità anche in apparizione, che la bravissima Sara Ricci fa sua con solidità e raffinatezza interpretativa. Poi, l’ amante di Fleming, l’attrice Susan, pomo della discordia assieme a Claire, scalzata dal ruolo di amante appassionata nel finale, divenendo di fatto un’altra persona, succube di nevrosi e indecisioni, delle stesse macchinazioni di Fleming, che è Samuela Sardo, anche lei ben in parte, sicura. Vicino allo psichiatra, a consigliarlo affiancandolo in ogni delicato momento è il procuratore suo amico, Dave, interpretato da Nini Salerno, sempre capace di passare da ruoli brillanti ad altri più drammatici. Anche in questo spettacolo dunque tutto funziona al meglio, un gruppo di interpreti molto efficaci, una regia che si esplica su più piani, dotta e senza alcuna sbavatura, dove Marcello Cotugno riesce ancora una volta a tenere le redini ben salde, con passaggi cinematografici interessanti. Rafforza la messa in scena la bella scenografia girevole, dettagliata, che mostra lo studio di Fleming e il soggiorno di casa, con armadietti, entrate e uscite, scrivania e poltrone, molto curata, e le luci sempre molto adeguate, di Giuseppe Filipponio. Tutto si svolge in un’epoca d’antan di quegli anni, che affascina, con una colonna sonora jazz che culla gli spettatori. Colombo dunque, malinconia e trasandatezza a parte dimostra furbizia ed eleganza di pensiero, tanto da sommare, come nel migliore dei modi possibili, cause ed effetti, e scoprire l’assassino. Una commedia che conquista il pubblico del teatro Mattarello di Arzignano, con caldi applausi finali e tenendolo in tensione, Tenente Colombo – Analisi di un omicidio, perché è uno spettacolo ingegnoso e garbato, e magari fossero tutti così. Perché, come vien detto dal protagonista alla fine, è tutta questione di esperienza e qui se ne trova abbastanza, e significativa, per ognuno. Francesco Bettin