mercoledì, 26 marzo, 2025
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TEATRO DELUSIO – regia Michael Vogel 

"Teatro Delusio", regia Michael Vogel. Foto Valeria Tomasulo "Teatro Delusio", regia Michael Vogel. Foto Valeria Tomasulo

Comp. Familie Flöz 
di Paco Gonzales, Björn Leese, Hajo Schüler, Michael Vogel 
con Andrès Angulo, Johannes Stubenvoll, Thomas van Ouwerker
scenografia Michael Vogel
musica Dirk Schroeder
maschere Hajo Schüler 
costumi Eliseu R. Weide
disegno luci Reinhard Hubert 
direttore di produzione Gianni Bettucci
assistente di produzione Dana Schmidt
produzione Familie Flöz, Arena Berlin e e Theaterhaus Stuttgart
Vicenza, teatro Comunale, 23 febbraio 2025

www.Sipario.it, 24 febbraio 2025

Volete immergervi in una favola poetica con il desiderio di lasciarvi andare per un paio d’ore e dimenticare tutto? L’occasione sicura è andare a vedere uno spettacolo dei Familie Flöz, compagine berlinese non facilmente collocabile tra i generi, e proprio per questo originale. L’occasione propizia in questo periodo si intitola Teatro Delusio, visto a Vicenza, dove è lo stesso mondo teatrale a essere sezionato benevolmente, e poeticamente proiettato nell’universo dello spettatore che guarda. Familie Flöz è conosciuta per portare in scena un teatro di suggestione, dove il silenzio è come un testo-fiume in piena, ha lo stesso effetto. Teatro Delusio è un vero toccasana per chi entra in una sala con troppi problemi in testa, è la giusta terapia, anche se non solo per quelle persone naturalmente. Una narrazione artistica meticolosa dove la mimica è curata nei minimi particolari, dove la suggestione, potremmo dire alla Brachetti, per rendere meglio, arriva a presentare numerosi personaggi (qui, poco meno di una trentina), tutti in scena uno dietro l’altro, tutti dietro le quinte di uno spettacolo (lirico). Prima scena, ancora con luci accese in sala e pubblico che entra: tre tecnici, e sottolineo tre, sono in scena, sistemano le scenografie ed è metateatro già, con il palcoscenico della rappresentazione nascosto a chi guarda, siamo appunto dietro le quinte. E ne succede di ogni. I tre tecnici attraverso un angelo – fantasma hanno il collante per far nascere l’inizio dello spettacolo, che naturalmente non vedremo perché per noi che guardiamo è un altro, e i tecnici sono protagonisti come gli altri, forse anche di più. E’ un incontro di sogni, un vagare piacevolmente nell’estremità della poesia, che di una messa in scena va a raccontare ciò che succede dietro. Nei movimenti, anche minimi, si nota subito l’abilità tecnica di Familie Flöz , che è quella, tra le altre, manuale e di spostamento. I tre tecnici di scena hanno le loro gerarchie, c’è chi tollera, chi subisce, chi dà gli ordini. E poi, c’è soprattutto il grande, ispirato mondo del teatro di chi lo fa in prima persona esibendosi, che una volta uscito dal palcoscenico, cioè dietro, appunto, le quinte, svela molto del succedere delle cose. Malumori, dispiaceri, momenti di vuoto, amorevoli cure a un proprio animale, insomma ce n’è per tutti e di più. Con l’amore che ovviamente non può non esserci e non può sfuggire, ed è anche celebrato perché a un certo punto, dopo delle delusioni, trionfa. Sfilano a uno a uno i circa trenta personaggi, dal cantante protagonista alla ballerina, al coreografo, meraviglioso, al soprano. E ancora, in un caleidoscopico e continuo moto perpetuo, il direttore d’orchestra, un paio di violinisti, la signora delle pulizie, tutti alle prese con le proprie ambizioni vere o presunte, tali e nascoste, con le proprie velleità e i sogni. Con qualche rivalsa benevola di qualcuno nei confronti di un altro e un concertino finale strampalato come i personaggi sfilati. Non preoccupatevi, quello che ho raccontato non è niente rispetto a quello che potete vedere, in questo turbinio di emozioni che non possono non regalare risate, e anche, perché no, delle piccole grandi riflessioni. E’ l’umanità che va in scena, seppur quella teatrale che comunque è uno specchio sulla rimanente, cioè la quotidianità fuori dall’arte. Ci si diverte, si può rimanere anche a bocca aperta, come bimbi incantati. E’ l’essenza della favola, del teatro. E vogliamo parlare delle maschere, bellissime?

Francesco Bettin

Ultima modifica il Sabato, 01 Marzo 2025 22:20

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