mercoledì, 26 marzo, 2025
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TUTTA COLPA DI EVA – regia Alberto Rizzi

“Tutta colpa di Eva”, regia Alberto Rizzi “Tutta colpa di Eva”, regia Alberto Rizzi

di Alberto Rizzi
con Chiara Mascalzoni, Carlotta Francescon, Alberto Mariotti, Alberto Rizzi
suono e light design Manuel Garzetta
scene, costumi, e regia Alberto Rizzi
organizzazione Barbara Baldo
produzione Ippogrifo Produzioni
Vicenza, teatro Araceli, 10 marzo 2025

www.Sipario.it, 11 marzo 2025

Spettacolo conclusivo della rassegna I lunedi all’Araceli, interessante realtà di programmazione di Vicenza, Tutta colpa di Eva di Alberto Rizzi, Ippogrifo Produzioni, è uno squarcio che svela realtà che anche se potrebbero essere in parte previste non fanno che affondare le belle speranze. Dove i rapporti sono malati, e diventano ossessioni, con vittime donne, un panorama che già conosciamo bene. In una galleria d’arte gestita da due soci, Roberto e Marta, si discute su chi assumere per un ruolo di segretariato dopo che l’interessata precedente, tale Clara, se n’è andata per non chiari motivi. La scelta cade su SvEva, giovane e avvenente, forse anche, come pare, intraprendente, e si intuisce da subito che un rapporto semi torbido potrebbe andare a instaurarsi tra due di loro. I loro rapporti personali si incrociano, in fin dei conti l’interesse per il lavoro è la prima cosa per tutti. Almeno sembra. Basta una visita dell’ex ragazzo di SvEva per mettere in moto evoluzioni comportamentali che, smascherate, assumono dimensioni improvvisamente diverse da prima, scatenando seppur in un lieve andare, di tutto. Così vien fuori la vera natura di ognuno, con un mistero sullo sfondo che si rivelerà soltanto con l’ultima battuta. Testo profondo e allo stesso tempo sciolto, che scivola via molto bene, Tutta colpa di Eva è un noir psicologico curato nei minimi particolari, scritto da Alberto Rizzi, anche interprete nei panni di Roberto, che indaga l’animo umano rapportato a realtà e finzione in un bell’impasto verbale e drammaturgico. Interessante figura poliedrica del teatro, attore, regista, drammaturgo e fondatore di Ippogrifo Produzioni, con sede a Verona, Alberto Rizzi di cose ne ha da dire e lo testimonia il fatto che è sempre sul pezzo, come si suol dire, e iperattivo nelle produzioni. Che si tratti di teatro o cinema, Rizzi è fautore e gran cerimoniere dei propri progetti, affiancato da un gruppo unito e proiettato nel presente e più che mai nel futuro. Accanto a lui, tra gli altri c’è sempre Chiara Mascalzoni, altra figura di spicco, e interprete sofisticata e sempre molto apprezzata. Così, va da sé quasi del tutto, la sinergia funziona, Rizzi padroneggia nei panni di Roberto con estremo distacco, con un’interpretazione sobria e magnifica, la Mascalzoni fa altrettanto e d è ancora una volta una prova costruttiva e armoniosa. Da parte loro, Carlotta Francescon e Alberto Mariotti (SvEva e l’ex fidanzato) agiscono sulla scena con una certa attenzione seppure in qualche momento con una non decisa elasticità rispetto ai loro compagni, ma l’amalgama è compatto, il testo molto interessante, Rizzi e Mascalzoni trainanti. Forse qualche nota musicale avrebbe dato ancora più potenza allo spettacolo, delinenando suggestioni ed emozioni maggiorate. Tutta colpa di Eva è, come accade altre volte, in altri spettacoli, uno specchio per chi guarda, dove ci si può riconoscere nel bene e nel male e imparando a guardarsi, a scoprire l’oscuro che ci è proprio ed è dentro di ognuno di noi. E’ qui l’abilità, oltre a quella interpretativa, di Alberto Rizzi, che in questo specifico caso, disegna e vede personaggi e situazioni, l’ignoto nemmeno tanto ignoto che incombe. In un’ora di spettacolo ci si immerge volenti o nolenti in una disperazione plurima che gli stessi personaggi non riconoscono tanto  che dovrebbero, per scoprirsi meglio, a loro volta vedere uno spettacolo come questo. Metateatro, teatro nel teatro insomma, per la modica gioia di chi non si riconosce e aspetta degli imput per farlo. E il mondo rappresentato è quello, odierno e contemporaneo, e le scopate, proprio quelle, oltre a non essere per nulla sentimento nemmeno occasionale non sono che branchie di esistenze rattrappite, allarmanti, scambiate pure per relazioni. Applausi e apprezzamento del pubblico, così a teatro si combatte la banalità imperante.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Martedì, 11 Marzo 2025 14:26

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