Tieffe Teatro Milano
Compagnia Molière
Teatro Quirino
presentano
GIAMPIERO INGRASSIA
MARIANELLA BARGILLI
TI HO SPOSATO PER ALLEGRIA
di Natalia Ginzburg
con Lucia Vasini Claudia Donadoni Viola Lucio
scenografie Fabiana Di Marco
costumi Pamela Aicardi
regia EMILIO RUSSO
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman 25-30 marzo 2025
“Ero molto triste e poi scrivendo è venuta fuori una cosa allegra”. Chi lo afferma è l’autrice della commedia Ti ho sposato per allegria, Natalia Ginzburg, ora in scena al Quirino. Si tratta di un testo dalla storia esile e l’intreccio ancor più labile. Si può dire che sia più un brogliaccio da sviluppare in maniera organica sul quale l’autrice non è più tornata. Scritta nel 1965, la commedia tratta temi delicati che riguardano le relazioni amorose e tutto ciò che si articola attorno ad esse: perché ci si sposa? I sentimenti che fanno nascere e sviluppare rapporti d’amore sono davvero disinteressati, oppure nascondono un fondo di opportunismi non confessati neppure a sé stessi? Gli altri ci accettano se corrispondiamo ai loro pregiudizi morali oppure per ciò che siamo? Su tali interrogativi, la Ginzburg abbozza la vicenda di Pietro e Giuliana. Li troviamo, ad apertura di sipario, nella loro casa sposi da poche settimane. Lui sta cercando un orribile cappello che deve indossare perché fuori piove, dovendo uscire per recarsi insieme alla madre al funerale di un amico. Lei, invece, gira a vuoto nel salone chiacchierando con la cameriera del più e del meno. L’esatto opposto di quello che era il modello di una moglie e donna di casa a metà anni Sessanta del Novecento. Quando Pietro rientra dal funerale, annunciando che l’indomani su suo invito sarebbero venute a pranzo la madre e sua sorella, si iniziano a comprendere alcuni retroscena della vicenda. Pietro e Giuliana si sono sposati in fretta e furia contravvenendo ad ogni convezione. La mamma di lui, per tale ragione, non solo non approva l’unione ma ha anche pregiudizi su Giuliana, reputandola una donna di malaffare e approfittatrice. Quando, l’indomani, il fatidico pranzo ha luogo, ecco scatenarsi fra i due sposi una serie di battibecchi. Lei non approva certe bizzarrie caratteriali del marito, il quale a sua volta non ha mai visto di buon occhio certe amicizie della moglie. In sostanza, nessuno dei due ha mai accettato fino in fondo l’universo del quale è il rappresentante. La madre di Pietro assiste a tutto ciò in modo passivo, ora provando simpatia per Giuliana, ora tornando a prestare fede ai suoi pregiudizi. Finito il pranzo, andate via mamma e sorella (la quale approva ogni scelta del fratello, vedendola di buon occhio), rimasti soli i due coniugi si riappacificano. E alla domanda di Giuliana: “Perché mi hai sposata?”, Pietro risponde con sincerità: “Per allegria”. Come a dire: per ragioni inerenti sintonie di spirito e basta. Di fronte a tale esiguità, la regia avrebbe dovuto lavorare sui personaggi, sul ritmo, sugli attori e le loro interpretazioni. E invece: recitazioni sia di Giampiero Ingrassia (Pietro) e Marianella Bargilli (Giuliana) piatte, prive di anima nei rispettivi ruoli e senza ritmo. Bravissima, invece, Lucia Vasini (la madre) che con verve, tempi comici straordinari e pulizia nell’interpretazione, ha salvato il secondo tempo dello spettacolo rendendolo piacevole e anche gustoso. Pierluigi Pietricola