regia: Emma Dante
con: Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
luci: Cristian Zucaro
assistente alla regia: Daniela Mangiacavallo
produzione Atto Unico
coprodotto con Teatro Biondo Palermo / Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale / Teatro di Roma – Teatro Nazionale / Carnezzeria / Théâtre des 13 vents, Centre dramatique national Montpellier / MA scène nationale – Pays de Montbéliard
in collaborazione con Sud Costa Occidentale
Visto al Teatro Manzoni di Monza il 7 marzo 2025
Grandissimo successo al Teatro Manzoni di Monza per lo spettacolo di Emma Dante A volte si creano connessioni che restano indissolubili - e a cui si resta anche affezionati. Per il commovente - e travolgente - “Il tango delle capinere”, regia di Emma Dante, straordinari protagonisti Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, ritorna ogni volta alla mente la canzone di Leonard Cohen “Dance me to the End of Love”, con immagini che scorrono alle spalle del grande cantautore, coppie di diversa età e provenienza, sposi giovani e non, che a volte il destino condanna alla separazione, “fammi ballare alla tua bellezza con un violino che brucia…fino alla fine dell’amore…”, https://www.youtube.com/watch?v=NGorjBVag0I. E nello spettacolo visto a Monza accade che il tempo si annulli, che evapori il confine tra la vita e la morte. Parole descrittive da parte di Emma Dante per uno spettacolo quasi senza dialoghi se non fisici, dei corpi, in un presente che rinnova quanto è stato, ricordi che si fanno reali, di un’intensità insieme divertita e dolente: “Una vecchia fruga dentro un baule. Estrae un flacone di pillole, un velo da sposa, tanti palloncini colorati…” - e accade la magia. Il cielo nero s’illumina di tante stelle, come una disordinata luminaria di paese. E rivive, dal fondo della scena, da un altro baule, il compagno di una vita, vecchio anche lui, dritto nella schiena quanto lei è curva, i passi tenacemente rumorosi. Una gioia ritrovarsi: si abbracciano, accennano qualche passo di danza, ma così lento da addormentarsi entrambi, uno appoggiato all’altro. Si riprendono, ma la vecchiezza è dominante. Lei ha la tosse. Alcuni gesti si ripetono, anche un po’ buffi. C’è però il piacere di riscoprirsi. Insieme! Come un tempo! “Il tango è un pensiero triste che si balla”, ha scritto qualcuno: e tutto lo spettacolo - pure a un certo punto di una sorprendente allegria, capace di trasmettere una gioiosa, vertiginosa energia - è avvolto comunque sempre da un’atmosfera di diffusa malinconia. E’ quello forse solo il viaggio onirico di una donna molto avanti negli anni rimasta sola che sta provando nuovamente, in un’estrema, toccante sintesi, alcuni momenti essenziali della sua esistenza, riuscendo a ridare verità di presenza anche al compagno di una vita, uno a fianco all’altro sotto quell’artificiale cielo stellato. Non basta però un avvio di descrizione alla geniale Emma Dante: cita anche alcuni intensi versi di Alda Merini, “So che un amore/ può diventare bianco / come quando si vede un’alba/ che si credeva perduta”. Perché la concretezza del teatro è pluridimensionale, colma di azioni pratiche, gesti precisi, e di nostalgie, struggimenti, divertimento e paure. Così “Il tango delle capinere” dove l’incantesimo, forse solo sognato, permette di tornare giovani, festeggiare capodanni, partecipare a gare di ballo, ma anche aspettare un bambino, giocare con lui, semplice fagottino da far saltare qua e là. Scrive Andrea Camilleri nella prefazione di “Carnezzeria. Trilogia della famiglia siciliana”, dell’uso particolare del tempo in Emma Dante: spesso non è riscontrabile una vera trama, non c’è racconto in forma tradizionale, “c’è tutt’al più una situazione di partenza”, il tempo viene compresso, “basilarmente, un presente continuo nella cui massa però il passato e il futuro sono così completamente amalgamati e fusi da risultare anch’essi presenti nel presente stesso”. Così accade meravigliosamente con “Il tango delle capinere”: dalla metamorfosi dei protagonisti, tolte insieme le maschere dai capelli bianchi, ritornati giovani, i due ballano la loro storia in modo sorprendentemente pop. “E se domani” di Mina, “Lontano lontano” di Luigi Tenco, “Natale” di De Gregori, ma anche “Il ballo del mattone” di Rita Pavone o “I Watussi” di Vianello e “Fatti mandare dalla mamma” di Gianni Morandi: è quella una coppia come tante, ogni storia diversa ma dai tanti i passaggi della vita affini, l’innamoramento, il matrimonio, la famiglia…ballando! La musica del carillon, i festeggiamenti del capodanno, i bauli colmi di ricordi, i regali… Intanto gli anni passano… “Laggiù nell’Arizona…”: ecco “Il canto delle capinere”! Crazione a ritmo di tango che tanti hanno voluto cantare, ricca d’indefinite sfumature. Il teatro sembra aver infine esaurito il suo potere fatato. Si spengono le lucette della felicità trascorsa, della vitalità carica di futuro ormai consumato: lei e lui tornano ai loro bauli…fino alla prossima resurrezione sulla scena. Straripanti gli applausi al Teatro Manzoni di Monza per Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, un bellissimo miscuglio di tristezza e festosa partecipazione. Valeria Ottolenghi
Travolgenti con malinconica allegria Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
“Il tango delle capinere”: il passato resuscita con la magia del teatro