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TOTO' E VICE' - regia Stefano Randisi, Enzo Vetrano

Totò e Vicè Totò e Vicè Regia Stefano Randisi, Enzo Vetrano

di Franco Scaldati
Regia e interpretazione: Stefano Randisi, Enzo Vetrano
Disegno luci: Maurizio Viani
Costumi: Mela Dell'Erba
Luci: Alessia Massai
Suono: Sara Bonaccorso
Produzione: Teatro degli Incamminati, Diablogues _ Compagnia Vetrano - Randisi
Teatro Cantiere Florida, Firenze dal 9 al 10 novembre 2012

www.Sipario.it, 12 novembre 2012

Due sagome di beckettiana memoria emergono da uno spazio buio, punteggiato di lumini che fanno luce in una notte indistinta, senza spazio né tempo: sono Totò e Vicè, due figure leggere e irreali, che trascinano con loro un carico fatto di valigie di cartone e cappotti sdruciti.
Stefano Randisi ed Enzo Vetrano danno corpo e voce a questi due Vladimir ed Estragon post-mortem, nati nel 1992 dalla penna dell'autore palermitano Franco Scaldati. La maestria attoriale dei due è tangibile: con oltre trent'anni di collaborazione all'attivo, nel campo di una sperimentazione teatrale sempre posta sotto l'egida della grande prosa, Stefano Randisi ed Enzo Vetrano sono abili nel costruire personaggi complessi e, allo stesso tempo, lievi e commoventi.
Totò e Vicè sono animati da un soffio vitale che li distacca nettamente dal contesto cui sembrano appartenere, descritto con punte di giocosa ironia e velata tristezza. Tra quesiti esistenziali ed eccentrici nonsense, i due disegnano un universo rarefatto e indefinito, all'interno del quale si muovono lasciando, pian piano, emergere la loro storia: Vicè muore nel sonno, all'improvviso, e Totò si lancia nel vuoto per andarlo a cercare. Due figure che hanno la "necessità di essere in due, per essere", e che, in fuga dalla solitudine, si cercano perché capaci di trovare conforto soltanto l'uno nell'altro.
Una regia soffusa, che tende a mettere in luce gli aspetti più umani e surreali del rapporto tra questi due apparenti clochard. La drammaturgia è sostegno fondamentale di tutta la messa in scena; efficace e puntuale, si trascina tuttavia in alcuni punti, che indulgono a un'eccessiva ripetitività e a un'accentuazione troppo marcata di alcuni momenti.
Totò e Vicè passano le loro giornate all'ombra della vita, eppure sono pregni di quella vita stessa. Sul finale, si allontanano cauti verso un altrove sconosciuto; giacché, come dice Vicè, "è certo che al camposanto non ci torno più".

Anna Colafiglio

Ultima modifica il Lunedì, 23 Settembre 2013 07:06

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