di e con Vasco Mirandola
elementi scenici Marisa Merlin
luci Luca Diodato
costume suggerito da Claudia Fabris
collaborazione musicale di Alberto Polese, Giorgio Gobbo, Sergio Marchesini
adattamento teatrale di Vasco Mirandola
Teatro Groggia, Venezia, 18 gennaio 2013
Si assiste di rado a dei monologhi che dosano con misura teatro, arte e impegno civile. Se poi si aggiunge anche il filtro della 'sur-realtà' ci si imbatte in un attore completo come Vasco Mirandola e nel suo spettacolo 'diversamente comico', Una testa piena di farfalle.
Sul palco del Teatro Groggia di Venezia, accolgono lo spettatore delle curiose installazioni d'arte contemporanea firmate dall'artista Marisa Merlin, colorate e surreali, che ricreano spazi e interagiscono con l'attore come scenografia attiva: ombre-personaggi, nuvole, massi, elementi finalmente vivi con cui l'attore instaura un dialogo quasi come fossero veri e propri partner scenici. Teatro e arte contemporanea, un binomio vincente in questo spettacolo che riesce a convincere e catturare l'attenzione del pubblico.
Vasco Mirandola, espressivo, diretto, senza filtro, ma anche profondo e delicato, sa far ridere ma anche riflettere su temi che sfiorano argomenti universali come l'amore, la vita, la morte e che penetrano nel tessuto sociale della vita quotidiana. E lo fa interagendo con i testi e le suggestioni provocate dalle parole di scrittori emiliani come Raffaello Baldini, Ugo Cornia, Paolo Nori, Daniele Benati, Ermanno Cavazzoni, Cesare Zavattini, a cui vuole rendere omaggio.
Rende il pubblico partecipe di elucubrazioni sui misteri che circondano l'uomo: passa dai pensieri più alti, come il motivo per cui esistono l'universo e le stelle, ai più concreti come la situazione di crisi non solo sociale ma anche intellettuale di oggi. La sua narrazione vuole essere di denuncia attuata attraverso il nonsense narrativo, metafora del nonsense della società attuale. L'uso di battute veloci e stravaganti crea un effetto straniante, umoristico ma incredibilmente diretto e spontaneo.
In un rapido susseguirsi di situazioni, la narrazione prosegue attraverso una proposta d'amore, un funerale, incontrando amori impossibili, complicati esperimenti mentali e corsi di pensiero positivo. E più prosegue lo spettacolo più si ha la sensazione che il parlare e le azioni diventino sempre più rarefatte, ovattate, proiettate in un mondo parallelo - di cui Vasco Mirandola si fa tramite- fatto di sogni e poesia in cui le farfalle rimangono nella testa come allegoria di un flusso di coscienza 'sur-reale', luogo dove il pensiero si fa libero e può finalmente esprimersi in tutte le sue sfaccettature.
Valentina Dall'Ara