Scritto e diretto da Giampiero Rappa
con Andrea Di Casa, Elisa Di Eusanio, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli
scene Laura Benzi
costumi Lucia Mariani
musiche Massimo Cordovani
luci Gianluca Cappelletti
produzione Viola Produzioni – Centro di Produzione Teatrale, TSV – Teatro Nazionale
rassegna Maddalene Factory – Nuovi format teatrali
teatro Maddalene, Padova, 20, 21, 22, 23 marzo 2025
Sognare, antitesi della verità. Nel dormire o in quel confuso momento spesso di beatitudine e torpore, il sogno è qualcosa che nei secoli non è stato spiegato mai del tutto, e per certi versi rimane un mistero. Che stato è? Qui è il bello. In questo spettacolo scritto e diretto da Giampiero Rappa, un testo che si pone su diverse scale e diviene col passare dei minuti un saliscendi affascinante, l’uomo dei sogni del titolo è un fumettista importante alle prese con qualche sua fissazione, un vero abisso che lo porta a rintanarsi in casa. Ognuno dei suoi stretti legami tenta in ogni modo di riportarlo alla (dura?) realtà: la figlia in arrivo dalla Nuova Zelanda, il socio Guido, la vicina di casa, poliziotta, ma più di tutto possono i suoi fantasmi, incubi veri e propri che lo vanno a trovare di continuo e lo assillano, e non casualmente sono i personaggi dei suoi stessi fumetti, quelli non disegnati e mai resi vivi al pubblico. Come ci si può immaginare, il momento peggiore per questi sogni frammentati e inquietanti è la notte, dove Giovanni Bizzarro, questo il vero nome del fumettista, si contorce e si agita tra mille pensieri e altrettante visioni, in un tormento che non ha fine se non al risveglio. Con quella voglia che manca, però. Come non bastassero gli incubi, alcuni davvero divertenti, altri cupi e tenebrosi, e più profondi come si conviene, Giovanni detto Joe deve fare i conti anche con le indecisioni e le nevrosi, come detto, di chi gli sta attorno, figlia compresa. E’ un testo scritto meravigliosamente bene, quello di Giampiero Rappa, che porta su più livelli di drammaturgia e di emotività lo spettatore facendogli compiere di continuo salti repentini che abbisognano di attenzione, il tutto condito naturalmente come già riportato da grandi momenti di divertimento, e di quattro interpretazioni davvero di alto livello, piene zeppe di sfumature. Nella mente di Joe Black , in questo bailamme onirico presentato da uno steward e una hostess, in questo viaggio che loro stessi chiudono, sfilano dunque personaggi di ogni tipo. Da L’Uomo Nero a una vamp stilizzata, da dei giudici al socio del fumettista, dal rapporto professionale complicato, dalla figlia Viola alla detective Marshall, splendidamente in rosso fuoco pelle, una detective profondamente femminile e al primo impatto già simpatica. Il nodo, a parte i sogni-bisogni, è il rapporto che lui ha con la figlia, scontrosa come lui, e come lui in quel loro loro rapporto incanalata in un freddo e abitudinario conflitto familiare, con una novità su cui discutere, ripresa anche nella parte finale ma al rovescio. Tutto ciò è sogno, è verità? O a tratti è uno, è l’altra? E’ lo stesso Giovanni a dire a un certo punto Mi manca la realtà, quasi un grido disperato Alcuni momenti sono enormemente esilaranti, come l’attore che recita come un cane, o il gatto Nero, e poi Bianco, che risponde al suo padrone, riuscendo a far dare il meglio si se stessi ai quattro meravigliosi interpreti, Nicola Pannelli, Joe, Elisabetta Mazzullo, la figlia, Andrea Di Casa e Elisa Di Eusanio che vestono e svestono i numerosi altri personaggi non sbagliando nulla. Nel finale abbastanza morbido, si fa per dire, Giovanni si apre di più a una nuova verità, anche se capire se vive un sogno o la realtà è enigmatico. Esercizio drammaturgico e attoriale tra i più perfetti mai visti, L’uomo dei sogni è talvolta spiazzante e chimerico, è un delizioso concentrato teatrale dal congegno tecnicamente ben assestato in ogni sua parte. Ponendo riflessioni, non poche e non solo leggere, sullo stato esistenziale e la parte onirica, entrambe possibili incubi per gli umani pronte a rovinare, e a far divagare la propria vita nel bello e nel brutto. Un modo ironico, allegro per esorcizzare depressioni e stati d’ansia che ci imprigionano. Consistente il successo al teatro Maddalene, moltissimi gli applausi calorosi. Francesco Bettin