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UNA E L'ALTRA (L') - regia Cesare Lievi

L'una e l'altra L'una e l'altra Regia Cesare Lievi

di Botho Strauss
traduzione di Cesare Lievi
regia di Cesare Lievi
scene di Margherita Palli, costumi di Marina Luxardo, luci di Gigi Saccomandi
con Paola Mannoni, Ludovica Modugno
e Emanuele Carucci Viterbi, Leonardo De Colle, Paola Di Meglio
Franco Sangermano, Giuseppina Turra
Brescia, Teatro Sociale, dal 6 al 25 novembre 2007 (prima nazionale)

Giornale di Sicilia, 23 aprile 2008
www.Sipario.it, 1 febbraio 2008
Corriere della Sera, 11 novembre 2007
Il Manifesto, 11 novembre 2007
Avvenire, 8 novembre 2007

CATANIA (gi.gi.).- In Germania sono state due carismatiche attrici, Jutta Lampe e Edith Clever, ad interpretare il testo di Botho Strauss, qui in Italia invece L'una e l'altra, che è del 2004, ci ha pensato Cesare Lievi a metterlo in scena con grande merito, traducendo la pièce e scegliendo nel ruolo di Insa e Lissie due altrettante grandi attrici che sono Paola Mannoni e Ludovica Modugno. Due donne sole che tirano la vita alla meno peggio, entrambe con un figlio avuto dallo stesso uomo e che il destino ha voluto che s'incontrassero dopo tanti anni. Non dimenticando mai Insa che è stata Lissie a rubarle il marito, finito poi chissà in quale porto delle nebbie. Già, gli uomini, trattati da Lissie come gratta e getta, al contrario di Insa che non è stata capace di tenersene neanche uno. Adesso sono lì entrambe, nella casa di Insa che è diventata una pensione e con Lissie che si lecca le ferite dopo essere stata licenziata dalla rivista in cui svolgeva l'attività di critica di architettura. Si deve pure ai figli, sulla soglia dei trent'anni, il motivo del loro riavvicinamento che, poverini, non sanno di vivere un rapporto incestuoso e che pare non importa ad entrambi più di tanto. Infatti il lavoro di Strauss non ci dice come andrà a finire fra loro due. Ci fa intuire invece chiaramente che il nodo centrale della sua opera è la mancanza dei padri: di quell'Henrik, ad esempio, padre di Tim avuto da Lissie, che gli comparirà in una sorta di bar dello Sport in compagnia d'una giovane donnina e che scomparirà in un battibaleno dopo avergli detto di aspettarlo vanamente. Come del resto s'intuisce che dietro le due donne s'intravedono le due Germanie riunificate, dopo la caduta del muro di Berlino, con le tante lacerazioni che ognuno cerca di cicatrizzare. L'incontro-scontro fra le due donne non avrà né vinti né vincitori in questo iperreale ring tutto bianco, nella bella scena di Margherita Palli con i costumi color pastello di Marina Luxardo, popolato nei due atti e undici bui da oggetti e arredi funzionali. Superbe le due protagoniste Mannoni-Modugno e sempre all'altezza il resto del cast formato dai due giovani Elaine e Tim, Paola di Meglio e Leonardo De Colle, dagli sballati Chiodo e Spugna, Emanuele Carucci Viterbi e Giuseppina Turra e poi da Florin Alexa e Franco Sangermano. Successo al Teatro Ambasciatori per il Teatro Stabile di Brescia che ha prodotto lo spettacolo e che sarà in scena al Biondo di Palermo dal 22 al 27 aprile.

Gigi Giacobbe

Con L'una e l'altra di Botho Strauss il regista Cesare Lievi prosegue la sua analisi delle inquietudini della contemporaneità e lo fa affidandosi al mondo che meglio conosce, quello tedesco, e a un autore che per certi versi gli assomiglia, Botho Strauss. L'una e l'altra è un testo tutt'altro che facile, ellittico, splendente nelle parole e nella traduzione curata dallo stesso Lievi. Lievi regista non facilita il compito dello spettatore nell'interpretazione di una vicenda che al narrato unisce il simbolico, alla linearità del racconto le aperture su un'inquietudine che è del mondo e trascende i personaggi. L'una e l'altra del titolo sono rispettivamente Insa e Lissie, due madri sulla sessantina, l'una con una figlia Elaine, alle prese con storie d'amore fallimentari e una vita di incertezze e l'altra con un figlio, Timm alla ricerca di un padre assente e che s'intuisce essere il medesimo padre di Elaine. La figura paterna e la sua assenza – Erik padre di Elaine e Timm entrerà in scena solo alla fine in un incontro fugace col figlio per poi subito scomparire – è centrale nella lettura che Lievi dà del testo di Botho Strauss.

La mancanza di padri sembra essere una delle cause del disorientamento di un mondo che si consuma nel presente e in cui il futuro è già passato. La società senza padri è frutto della dappocaggine del maschio o forse il risultato della forza della donna, forte perché procrea ed è la naturale speranza di una vita di cui si fatica a cogliere il senso e che rischia di essere condannata alla sterilità.

Madre, moglie, ma soprattutto donna è Insa di Paola Mannoni, donna che rincorre ancora il sogno di un amore vero e totale, donna attaccata dalla sua rivale Lissie (Ludovica Modugno) che le ha rubato il marito, che sembra la vincente ma alla fine è quella senza un quattrino e in cerca di ospitalità. Nel sogno di un amore che prima o poi arriverà, nella pensione che gestisce, malgrado la crisi economica, in quella figlia che cerca di respingere ma che poi si ritrova sempre in casa c'è la 'resistenza' di una donna che denuncia e non s'arrende all'insensatezza del mondo con la cocciutaggine di una cagna rabbiosa. Rivali e complici, Insa e Lissie sono forse le due facce di una stessa donna, sono due modi di subire o reagire alla complessità del mondo, e alla fine le si ritrova schiena contro schiena ancora lì a sfidarsi. Ma in quel finale e perentorio 'seduta!' di Insa c'è sia la vittoria di Insa che la condanna a perpetuare quella sfida per difendersi dalla solitudine e continuare a vivere malgrado tutto.

La regia de L'uno e l'altra si presenta come una sorta di analisi chirurgica di una serie di vite destinate al dramma dell'eterno presente, vite eternamente mancanti, affamate di un senso che sfugge. Cesare Lievi pone lo spettatore di fronte ad una storia che si apre su scorci universali, una storia di uomini e donne, di amori rubati e padri mancati, una storia che lo spettatore deve a suo modo ricostruire e fare propria. L'ambientazione astratta della scatola scenica inventata da Margherita Palli, i costumi 'futuristi' di Marina Luxardo contribuiscono a sospendere l'azione in un non tempo, in un disegno algido, a porre i personaggi su una scacchiera di simboli e di colori dalla grande coerenza estetica. Regina di questo mondo vivisezionato è Paola Mannoni, degnamente provocata, aizzata da Ludovica Modugno due attrici di primo spessore che danno corpo e 'calore' alle spietate parole di Strauss, rendendole respiro, facendole vedere e percepire nella loro 'pesantezza semantica'. Interessante e intensa anche la prova di Paola Di Meglio, nervosa ragazzina masochista, sofferta e nevrotica al punto giusto, più modesto Leonardo de Colle nei panni del 'bamboccione' Timm. Gli altri attori fanno da contorno ad una vicenda che vive grazie alla bravura di Paola Mannoni e Ludovica Modugno e alla spiazzante e intelligente regia di Cesare Lievi.

Nicola Arrigoni

Donne nemiche fino all' ultimo

L' una e l' altra del tedesco Botho Strauss è una pièce ambigua, ironica e cruda dalla scrittura non facile nella quale il quotidiano sconfina in un immaginario squassato da deliri mistici, da slanci sadomasochisti. L' autore con spietatezza disvela le inquietudini di una società popolata da persone attanagliate da rapporti affettivi disastrosi e dalla solitudine, alla ricerca di un' identità irrimediabilmente persa in un sentire devastato. In questa commedia, messa in scena con bella tensione e nitore da Cesare Lievi autore anche dell' efficace traduzione, due donne rivali in amore si ritrovano dopo essersi combattute per tutta la vita. Insa è una perdente, triste sognatrice a caccia d' amore, Lissie è una mangiatrice di uomini un po' diva lasciva e un po' parassita che ha rubato il marito a Insa. Entrambe, prima di essere abbandonate, hanno avuto da lui un figlio. Ritrovandosi si accorgono, triste bilancio, che il senso della loro vita sta solo nella loro guerra e precipitano in un impietoso finale di partita. I loro figli Elaine e Timm sono monadi di confusione, due esseri che si avvicinano legandosi d' un amore incestuoso. Lievi ha intelligentemente immerso questa materia mobile e incandescente in uno spazio quasi mentale che cancella ogni patria, ben espresso dalla scena di Margherita Palli, un inquietante scatola bianca dalle geometrie variabili. Un luogo di sentimenti confusi messi a nudo, nel quale i bellissimi scontri tra le protagoniste, le analisi spietate e ironiche del loro rapporto, di quello con i figli, l' analisi del disastro delle loro esistenze fatto con ironica lucidità, diventa un gioco al massacro tra due donne o anche tra due facce della stessa donna. Paola Mannoni è una splendida Insa dai toni di dimessa umanità che celano punte di una cattiveria resa tagliente dalla sofferenza, bravissima anche Ludovica Modugno nel suo disegnare una «rovina matrimoni» sicura di sé solo in apparenza, ma più fragile e scoperta della rivale. Paola Di Meglio e Leonardo De Colle, i figli, lui perenne indeciso, lei masochista che coccola la sua sofferenza esistenziale, sono incarnazioni di una generazione che non si mette a combattere contro regole e obblighi ma semplicemente li ignora. Bravi anche Franco Sangermano e Giuseppina Turra.

Magda Poli

Lievi, due donne alle prese con i loro destini intrecciati

Botho Strauss segna con la sua impronta questa nostra stagione teatrale, arrivando sulle nostre scene con due testi in poche settimane. Dopo la amara riscrittura omerica di Itaca (creata a Ferrara da Luca Ronconi), ecco ora un titolo suo ancor più recente e complesso, L'una e l'altra (oggi ancora al Sociale, cui tornerà tra una settimana dopo una tappa a Genova, e poi in tournée). Cesare Lievi conosce bene lo scrittore tedesco, ha verificato con lui la traduzione, e ne cura la regia in uno spettacolo di grande respiro e di complessa ambiguità.

L'una e l'altra sono due donne, entrambe mature ed esperte della vita, i cui destini continuano a incrociarsi in maniera tanto curiosa quanto crudele. Quella più giovane ha rubato il marito all'altra, che è rimasta sola con una figlia, e per vivere gestisce una pensione ricavata dalla propria casa. L'altra ha avuto un figlio poco dopo dallo stesso uomo, che poi se ne è andato, e vive ora una vita precaria e marginale, che lo spettacolo non ci mostra. Quello che fa rincontrare le due donne è la stessa condizione di solitudine e bisogno, con i molti rancori ed elementi di rivalsa sempre covati, ma in fondo anche con un ineliminabile senso di solidarietà. E a complicare nuovamente i loro rapporti, c'è l'incontro dei figli, casuale, in un supermercato. La ragazza è una vittima predestinata. Lui la soccorre e la difende, e il loro coinvolgimento assume un sapore acido, tra il masochismo (religioso e sessuale) di lei, e il candore non sempre innocente di lui. Con presenze e fantasmi che complicano e tingono quest'altro rapporto di tinte anche forti. Condannando le madri ad una nuova impotenza, quasi ad una perpetua assuefazione all'infelicità.

L'apologo di Botho Strauss, nella sua lancinante quotidianità, suggerisce livelli diversi, a cominciare dalle due donne come possibili due Germanie, la cui laboriosa riunificazione è data nella commedia al passato recente. Ma anche due ideologie, o due collettivi percorsi di vita entrambi destinati alla sconfitta. Lo spettacolo di Lievi assume totalmente il tragitto di quel rapporto femminile. Lasciando libero lo spettatore di farsene una propria personale ragione, ma offrendo suggestioni ed evocazioni di grande teatro. Margherita Palli ha creato una grande struttura scenica «neutra», che facilmente si trasforma da supermercato in giardino in interiore camera iperbarica. Anche se la forma riporta a un ring dove la vita possa eternarsi come duello continuo, affondato nelle nebbie, freddato dai neon o arso da un sole di fuoco. Su quel ring, le due protagoniste scoprono a noi debolezze e intransigenza, furori e tenerezza. Paola Mannoni guida il gioco per «anzianità di sofferenza», senza perdere mai il controllo della situazione; Ludovica Modugno si misura sfacciatamente con l'infelicità che la investe. Una coppia formidabile, capace anche di farci sorridere nel dolore, e di tenere alta la tensione nel gruppo dei colleghi più giovani.

Gianfranco Capitta

Lievi ritrova il teatro grazie a Strauss

A Brescia ottima prova del regista che firma L'una e l'altra, incontro scontro tra due donne berlinesi

E' stato definito il drammaturgo del disincanto. Sicuramente Botho Strauss è uno, se non il maggiore, fra gli autori di punta della drammaturgia tedesca, anche se negli ultimi tempi la sua immagine si è un po' offuscata. Da sempre attento al teatro di quella grande nazione, Cesare Lievi ci fa conoscere ora uno fra gli ultimi suoi testi più singolari e anche enigmatici; ed ecco proposto dal Centro Teatrale di Brescia, di cui è ­il direttore, L'una e l'altra. Un lavoro che è ­di ingannevole semplicità d'azione e di angosciata spietatezza. Racconta di due donne (fu scritto per due star della scena tedesca Jutta Lampe ed Edith Clever) che il destino si diverte a fare incontrare, dividere, per poi fare di nuovo incontrare. Rivedendosi, le due donne , un marito conteso, saranno costrette a fare i conti con il passato ma soprattutto con se stesse. Ed è ­battaglia in cui i colpi non vengono risparmiati: desideri di rivalsa, volontà di sopraffazione e distruzione hanno libero sfogo. Un testo non facile, forse non perfetto, L' una e l'altra, che pone uno sguardo doloroso sul quotidiano toccando uno spettro di questioni; nel fondo anche la Berlino del dopo la caduta del Muro. Questioni che vanno ben oltre il dato sociologico. Che pongono riflessioni sull'uomo distratto, egoista, frettoloso, poco propenso ad ascoltare, preoccupato di sopravvivere. Strauss con un suo dialogo rigoroso e che sembra a tratti farsi surreale, denuncia sordite crisi di valori e bisogni fondamentali disattesi, supera il realismo contingente, la brutalità della cronaca e rimette in campo una necessità di identificazione, di definizioni di ruoli e destini. Ha bene inteso il messaggio Lievi che, tornato alle sue regie più riuscite, trova uno stile di racconto calibratissimo, siglato in gesti essenziali e allusivi. Staordinaria la recitazione di Paola Mannoni e di Ludovica Modugno.

Domenico Rigotti

Ultima modifica il Domenica, 11 Agosto 2013 10:02

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