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UOMO NEL DILUVIO (L') - 
regia Simone Amendola e Valerio Malorni


"L'uomo nel diluvio" - regia Simone Amendola e Valerio Malorni
 "L'uomo nel diluvio" - regia Simone Amendola e Valerio Malorni


Con Valerio Malorni
Idea
testo e regia Simone Amendola e Valerio Malorni

Costumi Maria Linda Fusella

Organizzazione Floriana Pinto Longo
Produzione Blue Desk
Genova, Altrove – Teatro della Maddalena 7-8 novembre 2014

www.Sipario.it, 8 novembre 2014

L'uomo nel diluvio è uno spettacolo che nasce dall'humus dell'avanguardia romana. È una performance che ricerca nella forma la sua cifra stilistica e la sua originalità, disorientando il pubblico con una struttura drammaturgica insolita, incoerente, spiazzante.
Un unico attore in scena, Valerio Malorni, ci racconta la sua esperienza di vita di artista precario, che decide di seguire l'onda migratoria di tanti sui coetanei con destinazione Berlino, nuova terra promessa nell'era della Crisi.

La pièce è articolata in tre parti.
Parte prima: il momento della scelta di partire. Valerio, in mutande e canottiera, prende in mano un libro che si intitola "Tutti a Berlino", sorta di vademecum per aspiranti migranti italiani in terra germanica. Ce ne legge diverse pagine, informandoci sulla vita a misura d'uomo della capitale, sulle normative a favore della famiglia, sulla qualità dell'insegnamento nelle scuole. Non c'è nessuna rielaborazione. Valerio ci propone se stesso nel momento della sua lettura privata: una sorta di flashback dell'istante in cui ha preso coscienza della superiorità del welfare tedesco. La decisione è presa. Tutti a Berlino. Non senza fatica e rinunce però. Una figlia piccola e una compagna da lasciare a Roma, una lingua straniera da imparare, un lavoro di attore da accantonare.

Valerio dentro alla sua vasca da bagno è come Noè sull'arca. Tutti e due scappano, ma per Valerio è più dura. Noi trentenni italiani non dobbiamo salvarci da cataclismi naturali e non abbiamo un dio che ci indichi la strada. Il mostro contro cui dobbiamo combattere è impalpabile, subdolo ma altrettanto pericoloso, e solo la nostra coscienza e il nostro coraggio possono condurci al cambiamento.

Valerio esce di scena e un video di paesaggio e vita berlinesi viene proiettato sulla sagoma cartonata dell'arca. Al termine della visione la sensazione è che il contributo multimediale non trovi alcuna reale connessione con il resto della drammaturgia, ma resti alieno come un promo della Germanwings.

Parte seconda: il racconto del soggiorno berlinese. Il lavoro da cameriere, l'abbrutimento, i wurstel, la nostalgia di casa e della famiglia, le poesie che raccontano un magone che non riesce a farsi pianto. Ma l'occasione alla fine arriva: la proposta di fare uno spettacolo presso l'Istituto Italiano di Cultura. Quale spettacolo? Diluvien, ovviamente. Lo spettacolo di cui siamo testimoni o quello che ci viene raccontato da quasi un'ora? È un successo. Pubblico entusiasta e recensione su Der Spiegel. Valerio si racconta e si diverte nel condividere la sua avventura e nel raccontarci, in un continuo straniamento, la genesi dello spettacolo a cui stiamo assistendo.

Parte terza: il punto di vista del critico tedesco che assiste allo spettacolo. A quanto pare la verve dell'attore italiano mette in luce l'immobilità teutonica. A cosa valgono il welfare, le regole, la puntualità dei trasporti se manca il cuore e la pancia? Ad uno spettatore gli si chiede di salire sul palco e di leggere in tedesco la recensione che Valerio sta pronunciando in italiano in quello stesso momento. Piani e lingue si soprappongo in un discorso a tratti generalista e retorico. Un estratto dal film Singin' in the Rain conclude la performance e accompagna gli applausi.

Ogni volta che lo spettatore si avvicina emotivamente alla storia e al personaggio, la pièce vira bruscamente su altri livelli. Lo spaesamento è costante e inibisce la condivisione della platea su problematiche sociali importanti, che ci riguardano da vicino. La percezione fuori dal teatro è di un'aspettativa tradita. "Alla fine Diluvien mi sarebbe piaciuto vederlo", è uno dei commenti che capto all'uscita.

Ultima modifica il Sabato, 08 Novembre 2014 10:50

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