da Magma (Spurious)
di Lars Iyer, regia Nicola Cavallari;
drammaturgia Marta Dalla Via;
collaborazione drammaturgica Diego Dalla Via
disegno luci Alessandro Gelmini;
scenotecnica Davide Giacobbi; costumi Tania Fedeli
con Marta Dalla Via e Nicola Cavallari
musiche dal vivo Francesco Brianzi
produzione Teatro Gioco Vita / Festival L'altra scena
al Teatro dei Filodrammatici, Piacenza, 21 ottobre 2016
Chi sono quell'uomo e quella donna? Sono una coppia, l'impressione è questa. Sono due intellettuali, l'impressione è questa: parlano di libri, di scrittura, di modelli insuperabili... come Franz Kafka o Bela Tarr. L'uomo è senza dubbio più fragile della donna che agisce attaccando e di tanto in tanto rientra in scena con abiti dal vago sapore anni Ottanta. Lui si presenta in una giacca vento esagerata e fuorimoda per poi mostrare una camicia hawaiana improbabile e buffa. I due si muovono fra divano, cyclette e un mobile bar per tracannare cocktail. Entrambi per motivi che restano oscuri sono confinati in quell'appartamento, soprattutto l'uomo sembra impossibilitato ad uscire. Sullo sfondo compare il musicista/maggiordomo scimmia, separato dall'ambiente 'domestico' da fili/sbarre che trasformano la scena in una sorta di gabbia. Il mondo è chiuso fuori, in alcuni momenti si ha l'impressione che i due siano gli ultimi sopravvissuti di un'umanità che non c'è più, entrambi alla ricerca di un'idea che li rimetta in gioco. Quell'idea Lars la cerca appuntandosi frasi, suggestioni, scarabocchiando su un quadernino che finisce con essere una sorta di cahier des doléances a cui ambisce la donna, in cui la donna crede possa celarsi l'idea e forse qualche inedita verità. C'è però un ospite inatteso e che finisce col farsi presenza soffocante in tutto questo colloquiare e sfidarsi: una macchia di muffa che si allarga pian piano e che l'uomo vede con angosciata apprensione, a tal punto che si può pensare che possa essere una sorta di allucinazione. Vita da cavie è una riflessione tragica e comica al tempo stesso sulla nostra condizione presente: il pantano in cui ci troviamo, l'incapacità o forse la smarrita volontà di re-agire. Così si assiste ai battibecchi fra i due, intervallati da soliloqui di Lars (Nicola Cavallari che cura anche la regia), soliloqui che aggiornano lo spettatore sullo stato di angoscia dell'uomo e di avanzamento della muffa. La scusante dei modelli insuperabili, una certa disillusione, quella prigionia domestica, la ricerca di quell'idea originale che possa immettere in una qualche mezza verità sono tasselli di un lasciarsi vivere che Lars incarna e che trova una sua via di uscita/morte nel farsi tutt'uno con quella muffa che invade la casa, liquefa i muri, fino a impossessarsi prima dell'uomo e poi della donna. Vita da cavie è liberamente tratto dal blog Spurious di Lars Iyer, si tratta di una riflessione che il filosofo ha formalizzato nel suo romanzo Magma. La storia di Lars – che nel testo originale si confronta con un altro uomo, entrambi professori universitari - è evidentemente una metafora della nostra condizione esistenziale, una riflessione sul fallimento in cui la comicità grottesca e amara prende il sopravvento, perché ormai è impossibile frequentare il canone del dramma e del tragico. Così Nicola Cavallari si fa in un certo qual modo clown senza naso rosso, carica l'inadeguatezza del suo personaggio fino a rischiare di farne un carattere e perché no a esplicitare fin da subito il suo disagio esistenziale. Marta Dalla Via è il pungolo dell'inettitudine, dell'abbandono, della resa antropologica, è colei che non si rassegna, che anzi alla fine si impossessa del quaderno di Lars, convinta di trovarvi quale intuizione, per poi essere sopraffatta anch'essa dalla muffa... Il testimone passa poi al maggiordomo/scimmia – il musicista Francesco Brianzi – che parte da quel quaderno e dalla citazione dell'incipit del Castello di Kafka, confuso come uno spunto originale in realtà 'citazione' destinata a ribadire l'impossibilità di oltrepassare il modello e quindi – di riflesso – una condanna alla ripetizione scimmiesca. Tutto ciò in Vita da cavie trova una sua realizzazione a tratti carica di segni e che dà il meglio nel gioco ritmato di battute e controbattute fra Nicola Cavallari e Marta Dalla Via. Ci si porta a casa il senso incombete di quella muffa... arriva meno l'idea che i due siano in realtà delle cavie, prigionieri della loro casa e in balia di quell'esperimento mortale che è la vita. Vita da cavie si fa applaudire, con qualche pesantezza e sottotesto di troppo.
Nicola Arrigoni