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VIVA L'ITALIA, LE MORTI DI FAUSTO E IAIO - regia Cèsar Brie

Federico Manfredi, Massimiliano Donato, Umberto Terruso, Andrea Bettaglio in "Viva l'Italia, le morti di Fausto e Iaio",  regia Cèsar Brie Federico Manfredi, Massimiliano Donato, Umberto Terruso, Andrea Bettaglio in "Viva l'Italia, le morti di Fausto e Iaio", regia Cèsar Brie

di Roberto Scarpetti
regia Cèsar Brie
con Andrea Bettaglio, Massimiliano Donato, Federico Manfredi, Alice Redini, Umberto Terruso
musiche originali Pietro Traldi
luci Nando Frigerio
suono e programmazione video Giuseppe Marzoli
progetto video Boombang Design
coproduzione Teatro dell'Elfo e Teatro di Roma
Teatro Elfo Puccini, Milano, dal 22 febbraio al 18 marzo 2018

www.Sipario.it, 6 marzo 2018

La poesia oltre la tragedia di Fausto e Iaio nella regia di Cèsar Brie

Cèsar Brie mette in scena il testo di Roberto Scarpetti su gli anni bui del nostro Paese. Nel 1978 due diciottenni che frequentavano il centro sociale Leoncavallo, Fausto e Iaio, vennero uccisi a colpi di pistola nel quartiere Casoretto di Milano. È attorno a questi fatti che è costruita la drammaturgia di Scarpetti. O meglio, questi fatti costituiscono l'asse centrale del testo, completato e arricchito con gli eventi che li hanno preceduti e che seguirono. Perché l'omicidio di Fausto e Iaio alla fine degli anni '70 è un pretesto, fondamentale, per allargare la memoria storica su altri fatti tragici che macchiarono di sangue la storia socio-politica italiana come, l'omicidio Moro e la strage di Bologna. Da questo punto di vista la drammaturgia di Scarpetti e la regia di Cèsar Brie ci restituiscono un documentario storico in forma teatrale capace di farci ripercorrere e rivivere quelle storie che sono la Storia da cui veniamo. Ed è già un buon risultato.
Ma "Viva l'Italia" non è solo questo, è molto di più. Il suo obiettivo pedagogico a livello macro-storico e pubblico si sposta a livello micro-sociale e privato, diventando poesia. Fausto e Iaio, a loro insaputa, sono diventati protagonisti della Storia, che più o meno noi tutti conosciamo o che abbiamo l'opportunità di conoscere attraverso questa pièce. Ma delle loro storie private sappiamo poco o nulla o poco o nulla riusciamo a immaginare. È su questo secondo aspetto che lo spettacolo affonda e concentra l'attenzione ed è questa la parte più interessante che vediamo in scena. Dei due ragazzi uccisi come degli altri personaggi cogliamo l'intimità nascosta nelle loro anime. Tutti, le vittime, gli assassini e gli altri, diventano esseri umani ammantati da un profondo lirismo che solo il Teatro è in grado di restituirci. La loro interiorità si alterna alla prosa degli eventi che accadono in scena e che sono supportati dalla proiezione-video lungo il binario rappresentativo della storia pubblica-storia privata. La regia di Cèsar Brie riesce pienamente a mantenere questa doppia funzione, istruendoci e allo stesso tempo emozionandoci. I suoi attori, tutti bravi, vengono guidati abilmente in una scenografia mutevole e interessante in cui il ritmo delle azioni e le musiche non ci permettono di annoiarci. Noi, vediamo il sangue che macchia le camicie dei personaggi, sentiamo i colpi di pistola e le botte su un corpo indifeso. Ma vediamo oltre: giovani esseri umani vittime della Storia e, astenendoci da un giudizio morale, la loro passione che oggi non c'è più.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Martedì, 06 Marzo 2018 18:30

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