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VIAGGIO DI NABIL (IL) – regia Stefano Amatucci

"Il viaggio di Nabil", regia Stefano Amatucci "Il viaggio di Nabil", regia Stefano Amatucci

Poema epico contemporaneo
Di  Daniele Virgillito
Adattamento teatrale  Fabio Pisano 
Regia  Stefano Amatucci
Con  Antonio Ciorfito, Gianluca Pugliese, Vladimir Randazzo, Lorenzo Sarcinelli
Musiche Vito Ranucci
Produzione Studio Lab 48
Teatro Sannazaro di Napoli, dal 28 al 30 marzo 2025
 

www.Sipario.it, 31 marzo 2025

Scappare o restare? Quante volte la gente dei paesi in via di sviluppo, regioni africane o asiatiche dove imperversano guerre, carestie, problematiche che eliminano vite umane, lasciandone i corpi a terra, si sono poste e si pongono tutt’ora questa domanda, prima di prendere una delle decisioni più importanti della loro vita, se non la più importante. Il viaggio di Nabil è una specie di moderno poema epico, un’alternanza di versi in rima e prosa che racconta vicende antiche, ma contemporanee, attualissime come attuali sono le dinamiche che mette in scena e che il mondo ancora oggi vive ogni giorno interessando tanti paesi, compreso il nostro, che ha accolto e accoglie ancora tanti migranti sfiniti da viaggi disumani e di una speranza disperata. Vent’anni, il sogno di raggiungere la sua ragazza Yara dovuta partire con la sua famiglia per l’arresto del fratello per aver espresso una critica sui suoi social e la paura di affrontare l’ignoto, il doversi piegare alle condizioni impietose di uomini cattivi e senza scrupoli: questo il ritratto di Nabil, giovane egiziano che decide, dopo aver avuto pochissimo tempo per scegliere della sua vita (o della sua morte), di partire su un barcone alla volta dell’Italia. I soldi mancano e allora si ripiega su un lavoro da bracciante, per 3 mesi, pur di cedere alla forza dell’amore, pur di assecondare il desiderio di riavere un affetto, di dar retta al cuore. Un’Odissea quanto mai attuale, in endecasillabi d’oggi, che scrivono il ritmo della narrazione, veloce e dinamico, reso tale anche grazie alla versatilità e alla grande bravura e professionalità dei quattro attori in scena, che cambiano voci, volti e personalità, in base ai personaggi che interpretano senza soluzione di continuità, affidati ad un misero peschereccio e che si chiedono: “Come ci conterrà tutti?”. Odissea che è viaggio di andata e non di ritorno, ma che è ritorno verso il proprio cuore e il proprio amore, o speranza di un futuro migliore. Il poemetto di Daniele Virgilito, è stato un vero e proprio bestseller, superando addirittura le opere di Omero, Dante ed altri poeti di importanza mondiale. E l’adattamento scenico di Fabio Pisano con la regia di Stefano Amatucci, è particolarmente forte: la scenografia è scarna e semplice, con un’unica, grande tavola di legno, che ricopre il palcoscenico scendendo poi obliqua dal lato del pubblico; questa tavola è di volta in volta barcone, paese d’origine, terra nuova e mare. E proprio il mare, personificato nella figura di un ragazzo al tempo stesso temibile e sensuale, è il filo conduttore di tutta la vicenda e delle storie personali di ciascuno e accoglie tra le sue braccia i figli strappati alla terra e a lei prestati, come un’onda prende e porta la paura, prepara i viaggiatori a una nuova guerra. Nabil e gli altri, un ragazzino fiero della sua maglietta regalatagli dal fratello ormai morto, una donna che diventa vedova durante il viaggio per la crudeltà degli scafisti e partorisce poco dopo, un’anziana che ha visto e vissuto ogni tipo di dolore, un giovane pakistano e un compagno di viaggio scampato ad un agguato. Nabil aiuta come può le altre vittime, come lui, della disumana atrocità del “Biondo” e gli altri scafisti, il suo cuore non sopporta di non aver potuto fare nulla per una donna violentata, cui, dice, hanno strappato il corpo e l’anima e diventa, insieme agli altri, parte di un comunità che anche se di differente provenienza, si stringe e si affolla, in un continuo connubio, nella speranza di difesa e di protesta, nella paura, rassegnazione e voglia di aiutarsi evitando, come uno slalom, la morte di se stessi e degli altri. È una perfetta armonia, un sincronismo di voci, gestualità e movimento di corpi, quello che creano Lorenzo Sarcinelli (Nabil), Vladimir Randazzo, Gianluca Pugliese e Antonio Ciorfito: mimica, teatralità e immedesimazione nei personaggi fino a coincidervi, catturano l’anima del pubblico fino al pianto e alle emozioni forti e d’impatto su una storia tante volte e in tanti modi raccontata, dal premiato e attuale film Io capitano, alle cronache televisive di ieri e di oggi, ai poemi epici dell’antica tradizione, ma dalla resa scenica e teatrale di un’abile maestria che ci fa vedere il vero e letterale sudore dell’attore, quello che può uscire soltanto quando esce fuori anche la preparazione vera, quella che il teatro solo non permette di costruire a tavolino, perché si realizza facendo, sotto gli occhi attenti dello spettatore, nel buio d una sala, l’arte con la voce, con le mani, con il corpo e con le corde delle emozioni. La navigazione riprende a forza di bracciate, i compagni, coloro che “dividono il pane” ossia condividono tutto con Nabil, sono ormai quasi una sola cosa e insieme giungono alla meta, a un passo dalla quale, sembrano sempre mancarla, finché teli dorati per scaldarne i corpi, non avvolgono esseri ormai dis-umani(zzati) verso un barlume di pace. La fine di un viaggio o forse solo l’inizio di uno nuovo. Le onde si fermano. Terra. 

Francesca Myriam Chiatto

Ultima modifica il Martedì, 01 Aprile 2025 08:42

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