De Bosio Gianfranco (Verona 1924). Personalità di grande spicco nel panorama del teatro italiano di questo ultimo mezzo secolo, Gianfranco De Bosio inizia con grande pasione la sua attività a Padova, con il teatro universitario.
Nel 1949 riesce ad aprire un locale, Il Ruzante, dove realizza i suoi primi esperimenti di regista con un vasto repertorio che va da Eschilo a Calderón, da Goldoni a Ruzante, da Pirandello a Brecht. B. Brunelli lo aveva introdotto al mondo di Ruzante, ma determinante è la conoscenza e la collaborazione con L. Zorzi. Nel 1950 rappresenta per la prima volta La Moscheta, nel dialetto originale, con Giulio Bosetti (scene di Miscia Scandella, testo critico di L. Zorzi); nel 1956 la representa al festival di Venezia con Cesco Baseggio, Elsa Vazzoler, G. Bosetti, Antonio Battistella e Gino Cavalieri. Nel 1958 assume la direzione del Teatro stabile di Torino,affiancato da Nuccio Messina; nel 1960 riprende ancora La Moscheta, con una memorabile interpretazione di Franco Parenti, che dirigerà, ottenendo il medesimo risultato, in I Dialoghi del Ruzante (1965) e La Betia (1969). Il percorso ruzantiano è fonte per lui di continue ricerche, riscuotendo ottimi consensi di pubblico e soprattutto da parte della critica. Scopre infatti, come nessuno prima di lui è riuscito a fare, la modernità di un autore dal linguaggio all'apparenza impossibile da portare in scena. Nel momento in cui realizza I Dialoghi esce per la prima volta in Italia, presso Einaudi, l'opera completa di Ruzante; contemporaneamente, I Dialoghi sono invitati a rappresentare l'Italia al festival del Théâtre des Nations. A Torino dirige ancora Franco Parenti in La resistibile ascesa di Arturo Ui di Brecht (1961); e realizza anche testi d'impegno civile e politico, come Le mani sporche di Sartre (1964) e Se questo è un uomo di Levi (1966).
Nel 1968 assume la sovrintendenza dell'ente lirico della città di Verona, dove promuove un vasto rinnovamento, chiamando all'Arena registi come Vilar, Squarzina e Ronconi. È questo un anno importante, durante il quale si verificano grandi cambiamenti nel campo del teatro e della regia soprattutto: la scena conquista un posto primario. L'attività di De Bosio è senza sosta; pur continuando il suo lavoro nella lirica (allestisce la tetralogia wagneriana e numerose opere di Verdi, tra le quali due significative messinscene dell' Aida), non abbandona mai l'approfondimento del teatro ruzantiano, di cui è il regista princeps, ma lavora anche su Goldoni - Le donne gelose (1985), Le donne de casa soa (1986), Le baruffe chiozzotte (1988), La bottega del caffè (1989) - e su Molière - L'avaro con G. Bosetti (1992). Particolarmente significativo anche l'incontro con l'opera di Svevo, evidenziato dal memorabile allestimento di Un marito con Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice (1983, adattamento di Tullio Kezich). Definito per molti anni «regista ruzantiano per eccellenza», De Bosio è riuscito ad allargare la sua ricerca non solo ai classici, ma anche a opere novecentesche, soprattutto nei dieci anni trascorsi allo Stabile di Torino. Ha lavorato anche per la Rai, riscuotendo un successo internazionale nel 1974 con Mosè. È stato sovrintendente all'Arena di Verona fino al 1998.