Australia
"Rabbits", spettacolo fantastico,
che tutti dovrebbero conoscere
Serata eccezionale. Spettacolo eccellente. Da raccontare e, speriamo, da portare in tournée nel mondo. Si tratta di The Rabbits, I Conigli, commedia musicale, iperpremiata, ispirata al romanzo di John Marsden, illustrato da Shaun Tan; romanzo che all'apparenza sembra essere scritto per ragazzi, a tal punto da essere proposto nelle scuole australiane, ma che, invece, a nostro parere, è riservato più ad un pubblico di adulti, e solo per adulti, per i significati che all'interno di questa favola si possono individuare rendendosi conto della necessità di ricorrere alla favola, alla metafora dove la fantasia può galoppare e farci capire l'importanza a cui assurge. E non solo.
È stata messa in scena al Playhouse QPAC di Brisbane da una compagnia formata da interpreti della città di Sydney e altri di Brisbane, una compagnia guidata magistralmente da John Sheedy che ha unito cantanti rock con cantanti lirici, ma sopratutto attori ironici, bravi, divertenti, affidando scena e costumi, meravigliosi, a Gabriela Tylesova, con musiche composte dalla principale interprete Kate Miller-Heidke e le luci, splendide, a Trent Suidgeest.
Ma che cosa racconta questo spettacolo allegorico che ci ha sorpreso e incantato? Dentro la favola, l'autore ha inserito una storia di colonizzatori, le sopraffazioni che essi compiono sugli aborigeni del posto; è ricorso all'allegoria perché l'opera vuol essere un messaggio universale, anche se in realtà i riferimenti alla storia degli aborigeni australiani, invasi dai britannici, sembra palese. Ma cerchiamo di rendere lo spettacolo visibile ai lettori. Il boccascena del teatro è inquadrato da una cornice d'oro, molto naïf, per indicare che ci troviamo all'interno di un evento immaginifico; all'aprirsi del sipario appare una montagnola al centro del palcoscenico, coperta da un leggero telo color azzurro che invade lo stesso, per sparire poi tra le quinte agitato come un mare in tempesta. Un luogo in mezzo all'acqua, nascosto, primitivo, ancora da scoprire, e dal cocuzzolo della montagnola, appare un personaggio, che funge da narratore, detto "Uccello", piumato di bianco candido, che cerca di richiamare con un canto melodico altri uccelli; canta divinamente, e al suo canto il mare si ritira e ci consegna la montagnola come l'immagine della Torre di Babele, simbolo di incomunicabilità, in mezzo ad un deserto di color ambra, giallastro, dal cui vertice scendono cinque conigli, con figli in braccio. Sono conigli primitivi, che vivono in questa landa desolata; sono felici, cantano la loro serenità, accompagnati da orchestrali semi-nascosti sul fondo, quando arrivano altri due conigli, all'aspetto scienziati, impegnati in ricerche e, non parlando la stessa lingua, i due vengono scacciati malamente dalla tribù dei conigli aborigeni e prima di uscire di scena dichiarano minacciosamente: "Ci rivedremo presto!" Infatti, nel quadro successivo appare una gigantesca prua, sagoma di un piroscafo, da cui scendono strani personaggi che insegnano alla tribù i loro modi di mangiare, i loro modi di giocare; e tutto fila liscio, fino a quando arriva un gruppo di conigli: gerarchi, militari, armati, con bandiere simili a quelle della Bretagna, e impiantano sul suolo desertico i primi segni della loro civiltà, della loro invasione: camini che fumano, sparsi ovunque. La tribù dei conigli aborigeni si ribella ma, purtroppo, dovrà soccombere ai militari che sottraggono loro i figli; e questa scena commovente riporta a eventi di violenze già vissuti dagli aborigeni australiani, i quali vengono fatti sparire in alto, verso quella civiltà che poi si concretizza con tanti pannelli raffiguranti grattacieli che invadono tutto lo spazio del palcoscenico. È la civiltà degli invasori, di un altro Stato, ma comunque sempre conigli. La tribù dei conigli primitivi, piano piano, si scompone, scompare e rimane in scena un solo coniglio, femmina, in ginocchio, piangente, ma in quel momento finale arriva un nuovo personaggio che consegna il figlio sottratto a colei che piange. Segno di una speranza riconciliatrice. Messaggio per il futuro di tutti noi. Abbiamo scelto di presentare lo spettacolo, rischiando forse la banalità, partendo da segni semplici, elementari, di facile comprensione, per dire quanto sarebbe auspicabile che uno spettacolo così ricco di contenuti, di fantasia, di canti, perfetto nell'esecuzione, composto da pochi personaggi (i quali agiscono in una scena unica, per poco più di un'ora), cinque per la tribù aborigena, cinque per gli invasori inglesi, cinque gli orchestrali vestiti con abiti da sera e cilindro in testa che sembrano in verità dei clown e un "Uccello" narrante, potesse approdare in Italia. Sarebbe uno spettacolo-lezione di canto, di regia, di effetti d'illuminotecnica, di costumistica, di originalità musicale, ma soprattutto di civiltà. Sarebbe bello. Ma non accadrà.
THE RABBITS
regia John Sheedy
Based on the book written by John Marsden and illustrated by Shaun Tan
Composed by Kate Miller-Heidke
Libretto by Lally Katz
Adapted and Directed by John Sheedy
Musical Supervision, Musical Arrangements and Additional Music by Iain Grandage
Designed by Gabriela Tylesova
Lighting Design by Trent Suidgeest
Sound Design by Michael Waters
Indigenous Consultant: Rachael Maza
Characters
Bird Kate Miller-Heidke
Marsupials
Coda Hollie, Andrew Flinch, Jessica Hitchcock, Roxie Lisa Maza
2 Stripe Marcus Corowa
3 Stripe David Leha
Rabbits
A Scientist Kanen Breen
A Society Rabbit Nicholas Jones
A Convict Christopher Hillier
A Lieutenant Simon Meadows
The Captain Robert Mitchell
Band
Piano, Cello and Piano Accordion Isaac Hayward
Trumpet Rob Mattessi
Guitar and Electronics Keir Nuttall
Violin Stephanie Zarka
Bass and Tuba Andrew Johnson
Brisbane, Queensland Performing Arts Centre from 16 to 20 march 2016