Stefano Ricci e Gianni Forte regia Stefano Ricci con Anna Gualdo, Valentina Beotti, Andrea Pizzalis, Giuseppe Sartori, Anna Terio movimenti Marco Angelilli costumi Simone Valsecchi visto a Cinemateatro Lux di Pisa, 12 novembre 2011 |
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Dell'amore e di altri orrori Stefano Ricci e Gianni Forte, caso interessante nel panorama teatrale italiano: dalla TV hanno acquisito il dono di raccontare storie a platee senza volto (sono autori della serie "I Cesaroni", e della sit-com cult "Hot"); dal teatro di ricerca hanno appreso l'irriverenza di convocare un mostro sacro solo per umiliarlo. Conquiste notevoli per chi ama nuotare nel tutto esaurito e circondarsi di uno zoccolo duro di sostenitori. Carlo Titomanlio |
di Bertolt Brecht, traduzione Mario Carpitella regia Claudio Longhi, dramaturg Luca Micheletti con Umberto Orsini, Nicola Bortolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis musiche originali Hans-Dieter Hosalla; fisarmonica e arrangiamenti Olimpia Greco, scene Antal Csaba, costumi Gianluca Sbicca, luci Paolo Pollo Rodighiero produzione Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro Fondazione visto a Teatro ERA di Pontedera, 8 gennaio 2012 |
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Chi ha paura di Arturo Ui? Scritto dopo l'instaurazione della dittatura nazista ma prima delle atrocità dell'olocausto, La resistibile ascesa di Arturo Ui, affermò Brecht, "è un tentativo di spiegare l'ascesa di Hitler al mondo capitalista, trasferendola in un ambiente che gli è familiare". Ebbene, come si costruisce un consenso di massa? Scegli una comunità sufficientemente indebolita da affidarsi al primo che capita con atteggiamenti da leader, circondati di tirapiedi e aguzzini dal grilletto facile, impara l'arte di parlare in pubblico, elimina i tuoi avversari, seduci o minaccia tutti gli altri. Che si tratti di Al Capone, di Adolf Hitler o dell'ottuso boss dei cavolfiori di Chicago Arturo Ui c'è poca differenza, Carlo Titomanlio |
Danio Manfredini, da William Shakespeare, traduzione Amerigo Nutolo, Danio Manfredini regia Danio Manfredini, aiuto alla regia Vincenzo Del Prete con Guido Burzio, Cristian Conti, Vincenzo Del Prete, Angelo Laurino, Danio Manfredini, Amerigo Nutolo, Giuseppe Semeraro, Giovanni Ricciardi adattamenti ed esecuzioni musicali Giovanni Ricciardi, luci Luigi Biondi, costumi Enzo Pirozzi, Irene Di Caprio produzione Danio Manfredini e La Corte Ospitale coproduzione Theatre du Bois de L'Aune (BLA) – Aix en Provence (France) con il sostegno di Espace Malraux, Scène nationale de Chambéry et dela Savoie – CARTA BIANCA (programme communautaire Objectif 3, Coopération territoriale européenne 2007 – 2013 France – Italie "Alcotra") e Emilia Romagna Teatro Fondazione visto a La Città del Teatro di Cascina, 10 aprile 2012 |
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Il dubbio in maschera Appartato e schivo, Danio Manfredini conduce da anni una personale ricerca intorno al tema dell'umanità segnata, quell'umanità, cioè, le cui azioni si trovano ad essere orientate forzatamente, obbligate, quando non incarcerate. Secondo un tratto comune a buona parte del teatro di ricerca, la sua attività si è sempre misurata con la necessità di un processo, prima che con l'urgenza di un prodotto finito: è quella prassi per cui, in assenza di un progetto stabilito a priori, le esperienze di lavoro si sommano, accumulandosi o respingendosi, prima di dare allo spettacolo una forma compiuta, benché provvisoria e vulnerabile. Nel caso di questo Amleto, tale forma peculiare di processualità si scontra per la prima volta con una drammaturgia del repertorio classico; e la tragedia shakespeariana più nota e frequentata (qui presentata a metà, fino al terzo atto cioè) può diventare archivio di individualità marchiate, se, come scrive Manfredini, "attraverso il principe Amleto, sconvolto dall'assassinio di suo padre, si delinea sempre di più un mosaico esistenziale composto dalle lacerazioni che passano fra coscienza e azione, vita e morte, soprusi e giustizia, desideri e destino". Carlo Titomanlio |