I Gioielli della Madonna, suite
Il Segreto di Susanna, intermezzo in un atto di Ermanno Wolf Ferrari
Teatro Lirico di Cagliari
Direttore d’orchestra: Francesco Ommassini
Susanna: Gilda Fiume, soprano
Gil: Biagio Pizzuti, baritono
Sante: Paolo Corda, mimo
Cagliari, 23 febbraio 2024
Non e’ la prima volta che il Lirico di Cagliari ci sorprende. Per coraggio nella scelta, qualita’ di voci, precisione orchestrale e cura della scena. Il tutto senza pretese e senza clamore pubblicitario. Che tuttavia aiuterebbe a riempire la sala e dare a spettacoli cosi’ felicemente riusciti il pubblico che meritano. E’ stato questo il caso del concerto dedicato a Ermanno Wolf Ferrari, un autore di cui si ricordano in Italia soltanto un paio di rappresentazioni, mentre molto di piu’ ha circolato in Germania, tra Monaco e Berlino. Come e’ stato anche il caso del Nerone di Boito di qualche settimana fa, salutato dai critici come felice riparazione di una dimenticanza da parte di teatri (come La Scala) che dimenticarlo non avrebbero dovuto. E come della serata dedicata a John Ireland e Edward Elgar l’estate scorsa, quasi del tutto assenti dai teatri e pressoche’ sonosciuti al pubblico italiano. Sono opere, certo, di nicchia, quasi curiosita’ filologiche. Ma anche scelte coraggiose che hanno il merito di ridare vita ad autori considerati minori ma che costituisco il ‘sottosuolo’ culturale che alimenta i grandi capolavori. E, infine, hanno il merito di allargare l’offerta di un sistema teatrale che in Italia ( e non soltanto in talia) tende ad adagiarsi sul turistico- tradizional- popolare. Con occhio sempre piu’ attento ai movimenti di cassa. Wolf- Ferrari e’ autore di formazione tedesca e predilezione italiana. L’orchestrazione e’ rigorosa, alla tedesca, appunto, eccellente ripartizione di fiati archi e percussioni con un particolare compiacimento di tamburelli, piatti e triangoli a rievocare Fuorigrotta quando e’ in festa. La composizione e’ una suite in quattro tempi: un omaggio a quel Settecento che Wolf Ferrari tanto amava. Precisa e contenuta la direzione del maestro Ommassini, anche lui veneziano come il Ferrari. Quanto al secondo brano, e’ stato divertimento puro. Esile la storia, di una inconsistenza metafisica, esilarante. E, anche qui’, molto settecentesca: gelosia, tabacco, presunta infedelta’, bizze, litigi, equovoci e poi riconciliazione.... insomma: nulla. Ma un nulla su cui si leva la musica e la eccellente voce dei cantanti. Quella della Fiume ha le ali, e vola senza sforzo. E il Pizzuti, consapevole della vacuita’, gioca con il suo personaggio con l’ ironia e i timbri giusti. Applausi per tutti. Anche per il mimo, che riempiva la scena con il suo silenzio grazie alla estrema cura e precisione di gesti. Ed a una forte personalita’ scenica. Eccellente. Attilio Moro