"Young Marx"
nuovo lavoro di Richard Bean e Clive Coleman.
Regia di Nicholas Hytner, scenografie di Mark Thompson.
Con Rory Kinnear (Karl Marx) e Oliver Chris (Friedrich Engels).
The Bridge Theatre 26 ottobre-31 dicembre 2017.
Sarà proiettato nei cinema il 7 dicembre 2017.
di Beatrice Tavecchio
Young Marx al The Bridge Theatre ha tutti gli ingredienti per sfondare. Gioioso, buffonesco, veloce nella struttura e nello sviluppo delle scene, non dà allo spettatore un attimo di noia. L'ilarità delle situazioni, l'ironia e la grossolanità del linguaggio sono un tutt'uno con le perle dell'ideologia del grande pensatore: dalla alienazione, alla lotta di classe, al concetto di valore e valore aggiunto spiegato in due righe.
Non c'è deferenza verso Marx in questo lavoro, ma nemmeno viene a meno una ricerca storica fattuale, essenzialmente sul suo tenore di vita. Ed è per questo che lo spettacolo non stravolge il genio Karl Marx, poiché nonostante lo si veda nelle sue idiosincrasie, lo spettatore ben capisce di trovarsi di fronte ad uno spettacolo comico, non deferente, in cui Marx ed Engels giocano, si divertono, e noi con loro. In questo senso è uno spettacolo innocuo sia per le teorie del Grande, sia per l'impatto politico che lo spettacolo potrebbe avere sugli spettatori.
E' o non è solamente una farsa? Richard Bean che con Clive Coleman ha scritto Young Marx afferma di aver iniziato con una scena di farsa totale e di essersi arenato lì ma, con l'intervento di Coleman, di aver scritto una "commedia storica" basata su avvenimenti reali e caratterizzato il Giovane Marx secondo quanto emerge da documenti storici. Si, Karl Marx era un Groucho Marx, afferma, a cui piaceva bere, fumare, con piaghe sul sedere, una tagliente satira ed un linguaggio da carrettiere. Si, la sua amicizia con Frederick Engels aveva tratti che ricordano il comico e la sua spalla. Ma l'accusa di detronizzare Marx è respinta mentre viene accettata quella di umanizzarlo, attraverso la resa delle sue vulnerabilità.
Ma allora com'è questo spettacolo? Una serie di situazioni: nel 1850 Marx vive in abietta povertà a Soho, Londra, con la moglie, la baronessa Jenny von Westphalen, la figlia Qui Qui ed il figlioletto malato Guy. Il Manifesto è già stato pubblicato nel 1848 e le rivoluzioni di quegli anni quaranta sono vive. Il matrimonio è in crisi, gli arresti sia dei compagni in Germania, sia le divisioni all'interno della Lega Comunista sono presenti. August Willich, viene qui dipinto non solo come suo oppositore politico nella Lega, ma anche come invaghito della moglie e desideroso di strappargliela. La famiglia Marx non ha da mangiare, Marx deve impegnare l'argento di famiglia, gli strozzini gli portano via anche i mobili, il figlio Guy muore. Le situazioni sono tragiche, ma su queste si innesta la farsa: Marx scappa letteralmente sui tetti, si nasconde dentro la cappa del camino, che la serva, ignorando il fatto, accende. Il grande si nasconde più e più volte nell'armadio, la porta d'accesso si apre come nelle farse a più riprese secondo il codice d'accesso del bussare, si beve e si canta, si inneggia a "Marx e Engels" ed a "Engels e Marx" uniti da fraterna amicizia, si fumano sigari scadenti, ci si ubriaca, la serva Nym rimane incinta e Marx tenta scaricarne la responsabilità su Engels. Il duello con Willich finisce bene per Marx, col ferimento dell'editore Schramm ed Engels finanzia Marx perché porti avanti i suoi studi al British Museum e sfama la famiglia. Nella farsa si inseriscono le figure 'serie' delle due donne, di Jenny e di Nym. Giocate come fossero eroine dei quadri dei pre-raffaeliti, delineate in una società e secondo visioni di 'vita d'artista', che mette a nudo però, grazie anche alla bravura e sensibilità artistica delle due attrici Nancy Carroll e Laura Elphinstone rispettivamente, la loro intelligenza e contributo alla causa tra le difficoltà reali che tale vita comportava.
La scenografia semplice, ma efficace è una scatola di una casa, tutta nera fuori e con camini fumosi, dickensiana d'aspetto, che gira rivelando l'interno della stanza dove vivono i Marx. Non distrae dall'azione ed è pertinente a questa.
L'azione scenica è dirompente, materialista, fisica. Il ritmo sia di scrittura che di rappresentazione, è veloce con scene e personaggi che si accavallano gli uni agli altri. Hytner che nel 2011 aveva diretto al National Two servants, one Govnor, scritto da Richard Bean uno degli autori di Young Marx, liberamente ispirato dal goldoniano Arlecchino, servitore di due padroni, spettacolo che ha tenuto il cartellone per anni e girato il mondo anglosassone, sembra qui ricalcarne lo stile di commedia all'improvvisa per l'azione dirompente. Mentre il rifacimento 'umanizzante' della vita di Marx a Londra, echeggia la visione 'alternativa' di Mozart nell'Amadeus di Peter Shaffer che prima di diventare film, fu messo in scena al National da Sir Peter Hall nel 1979.
Beatrice Tavecchio