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Giovedì, 13 Ottobre 2011
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Barricate

Punto di partenza:

"Odio gli indifferenti" diceva Antonio Gramsci. Chi resta indifferente si appiattisce al muro e lascia fare agli altri. Non prende parte, non va in nessuna direzione, non è mai per primo, mai per secondo. Non è mai. A volte non guarda neanche. A malapena respira. Sopravvive. L'uomo indifferente non si ribella, non si appassiona, non crea, non sogna, non inventa, non urla, non cucina, non indica, non sorride. Ha il corpo molle e non fa scintille.

Per questo io non voglio restare indifferente. Vorrei, a mio modo, con i pochi strumenti che ho, farmi coraggio e scegliere una strada. Un percorso, una direzione. Per farlo devo allenarmi ogni giorni e ho sempre paura che il tempo non basti mai. Per farlo nel migliore dei modi ho bisogno di maestri, di scambi, di esempi, di spunti, di armi. Mi guardo intorno, avanti, indietro, prendo appunti, faccio domande. Cerco dei complici.
[Beatrice Baruffini e complici]

Risvegliare l'aspirazione al gesto epico che dorme abbandonata nella camera dei giochi. Cercare dei complici, inventare linguaggi segreti per comunicare oltre al consueto concesso.

Alzare barricate per difendere tutto ciò a cui tengo veramente. A cosa tengo veramente? A cosa tengono i miei complici? A cosa ci teniamo noi tutti assieme? Chi minaccia ciò a cui teniamo? Come è fatto il nemico? Quanto è cattivo? Quanta paura fa? Quale è il modo migliore per affrontarlo? Di cosa è fatta la nostra barricata? Reggerà? Resisterà? Resisteremo? Certo che resisteremo. E se qualcuno muore? Non devono esserci morti. Ecco una cosa a cui tengo veramente. E se ci sono stati, ed ecco un'altra cosa a cui tengo veramente, che abbiano almeno una sepoltura degna tra le pagine della Storia e non sotto le notizie.
[Giulio Molnàr]

Giulio Molnàr nasce nel 1950 a Budapest, è attore, autore, regista di origine ungherese, vive in Italia, lavora e collabora in giro per l'Europa. Docente alla Scuola d'Arte Drammatica "Ernst Busch" di Berlino presso la facoltà di Teatro di Figura. Da anni conduce laboratori di ricerca su una particolare scrittura scenica che si avvale come fonte di ispirazione dell'improvvisazione creativa tra attore e oggetto.

IL PIP
Il PIP (Progetto Incanti Produce) promuove ogni anno un workshop per studenti e professionisti del Teatro di Figura diretto da un regista ospite di fama internazionale in questo ambito. Il risultato finale è presentato come nuova produzione all'interno della programmazione di Incanti – Rassegna Internazionale di Teatro di Figura. Si tratta di scommessa formativa e didattica di Incanti cominciata nel 2008, che nelle passate edizioni ha dato notevoli frutti, sotto la direzione di Frank Soehnle, Neville Tranter e Eva Kaufmann.

Per il 2011 la direzione artistica del Festival, con la collaborazione di Trude Kranzl, ha invitato Giulio Molnàr, maestro del Teatro d'Oggetti, a dirigere la quarta edizione del progetto. Le artiste inizialmente selezionate sono state Beatrice Baruffini, Daniela Crucci, Marta Cuscunà e Irene Vecchia, quattro personalità e professionalità diverse che hanno contribuito attivamente alla messa in scena. Il gruppo ha lavorato dalla fine di Agosto ad Ottobre 2011 tra Grugliasco e Torino per poi presentare lo spettacolo il 12 Ottobre alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino e il 16 Ottobre presso la Cavallerizza Reale all'interno di Prospettiva 150, Festival d'autunno del Teatro Stabile di Torino.

Domenica, 30 Ottobre 2011
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CAVALLERIA RUSTICANA/PAGLIACCI

Cavalleria rusticana
melodramma in un atto su libretto libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, dal dramma omonimo di Giovanni Verga
musica di Pietro Mascagni

Santuzza Raffaella Angeletti / Elena Pankratova
Turiddu Mickael Spadaccini / Javier Palacios
Alfio Anooshah Golesorkhi / Leo An
Mamma Lucia Irene Bottaro
Lola Ozge Kalelioglu / Chiara Mattioli

Pagliacci
dramma in un prologo e due atti libretto e musica di Ruggero Leoncavallo

Nedda Raffaella Angeletti / Esther Andaloro
Canio Ernesto Grisales / Mickael Spadaccini
Tonio Anooshah Golesorkhi / Leo An
Peppe Giulio Pelligra
Silvio Marcello Rosiello
Contadini Antonio Della Santa, Nicola Vocaturo
con la partecipazione di Elena Croce
e con Valentina Escobar e Valentina Pardini

Domenica, 30 Ottobre 2011
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LA BOHEME

Scene liriche in quattro quadri su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger
Musica di Giacomo Puccini
Editore Universal Music Publishing Ricordi S.r.l., Milano

Mimì Jessica Nuccio - Aurora Tirotta
Musetta Mariangela Sicilia - Ewa Majkerczyk
Rodolfo Marco Frusoni - Marcelo Puente
Marcello Sergio Vitale - Andrea Porta
Schaunard Gabriele Nani - Alessio Arduini
Colline Nicolai Karnolsky
Parpignol e Benoît Antonio Pannunzio
Alcindoro Alessandro Calamai
Sargente dei Doganieri Antonio Della Santa

Domenica, 30 Ottobre 2011
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SCENE DA UN MATRIMONIO

«L’idea di ‘riproporre’ sulla scena un progetto come «Scene di vita coniugale» è estremamente stimolante, e lo è per una molteplicità di aspetti. Comincerei dal fatto che è un testo divenuto icona internazionale intorno alle complessità delle relazioni uomo-donna, e in particolare di quelle matrimoniali. Un altro aspetto è che propone un linguaggio «cinematografico» già dal titolo del capolavoro realizzato poi da Bergman. Viene subito voglia di proseguire quell’indicazione con il linguaggio tipico della sceneggiatura da cinema tipo: int. sera, ecc... Aggiungo che è una piece assente dalle scene italiane da molto tempo. È un testo che invita ad una proposta nei confronti del pubblico attraverso una rilettura dei comportamenti in chiave contemporanea e contestualizzata alla nostra cultura. Molti giovani non conoscono l’opera, e forse nemmeno il film, ma sono sicuramente un target molto sensibile alla tematica. Parlo di giovani, ma non solo. Il perno centrale dell’opera sta nel rapporto tra un uomo e una donna e lascia immaginare un’interpretazione magistrale tra due attori che si confrontino sul quotidiano della convivenza. Il fatto che i due appartengano ad una fascia d’età in bilico tra la gioventù e la piena maturità rende l’allestimento ancor più interessante».

Alessandro D’Alatri

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