domenica, 28 aprile, 2024
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FANTÔMES DE NAPLES. -di Maria Pia Tolu

In una serata di luglio fresca e chiara, con in retrocampo l'atmosfera tesa degli incendi appiccati nel corso delle “émeutes" parigine di cui metaforicamente si può avvertire qualche fosco bagliore, serata magica al Museo del Louvre. Serata teatrale, per la precisione. 
Qui abbiamo assistito allo splendido spettacolo di Emmanuel Marcy Mota, direttore del Théâtre de la Ville in collaborazione con il Teatro della Pergola, diretto da Marco Giorgetti, Les Fantômes de Naples di Eduardo de Filippo
Spettacolo plurilingue e polifonico dunque, con attori e musicisti italiani e francesi in lingua francese, italiana e napoletana. Con attori come Lina Sastri, Mariangela D'Abbraccio, Ernesto Lama o ancora Francesco Cardella. Già entrare nel Museo, davanti alla Piramide, è di per sé un colpo di scena, un coup de théâtre, come si dice qui. Si scendono scaloni maestosi e si attraversano immensi saloni, penetrando di volta in volta in preziose sale che sono quasi vuote.
Le persone, all'inizio poche, di questo percorso-viaggio verso il luogo preposto allo spettacolo, punteggiando misteriose questo spazio, sembrano loro stessi un'opera d'arte. Si avanza così di sorpresa in sorpresa, ammirando busti solenni di imperatori romani e imperatrici, atleti o divinità marmoree fino ad arrivare alla famosa Nike di Samotracia che unisce la Galérie d'Apollon e il Salon Carrè. 
Sfilano davanti agli occhi le bellezze dell'esposizione pittorica Naples à Paris con cui è gemellato lo spettacolo. 
Presto ci imbattiamo in mimi-attori che sembrano attenderci immobili, pallidi, sicuramente fantasmi bloccati in pose quasi interrogative. Ma si animano cerei e parlano a bassa voce, recitando differenti brani degli autori più diversi sia in francese che in italiano se qualcuno si avvicina e li interpella. Hanno l'aria di oracoli venuti dall'altro mondo. 
Arriviamo così nella intima e quasi segreta Cour Lefuel. È qui che incomincia la rappresentazione vera e propria. Il regista si avvale dell'idioma napoletano che diventa di volta in volta musica, prosa, racconto, implosione del racconto, di vita e di morte. 
Grande omaggio ad Eduardo e a quella "visione allucinata del mondo dove la verità non risiede mai in una verosimiglianza realistica" dice il regista. Da grande conoscitore ed estimatore della cultura drammaturgica italiana, Darcy-Mota che apprezza e ha messo spesso in scena opere di Pirandello, proprio a lui qui si riferisce, tra l'altro. 
Trovando punti in comune trai due grandi drammaturgi italiani sul terreno dell'illusione e dell'identità. Qui questi due temi si animano (è proprio così) nei fantasmi dello spettacolo dove ciascuno sembra guidato dalla convinzione che l'apparenza e l'identità sono molteplici.
E qui viene citato Pessoa secondo il quale senza questa persuasione, nessuna vita è possibile. La frase ci porta al meraviglioso paradosso dello spettacolo dove chi ci dimostra tutto ciò sono dei fantasmi. 
La trama è nota: secondo un'antica credenza popolare in un antico e disabitato palazzo napoletano, si aggirerebbero dei fantasmi. Il proprietario per sfatare tale leggenda, lo concede gratuitamente a un modesto corista che con la moglie vi si stabilisce. Da qui prendono il via situazioni imprevedibili e fantastiche alle quali si mescolano brani di autori diversi e come dice Demarcy Mota, citando Otto, il mago de La grande magia "il tempo è una convenzione, il tempo sei tu".
Opinione ampiamente condivisa dall'attrice Lina Sastri che brilla come un'autentica stella, in questo spettacolo corale, pur magistralmente recitato.
Attrae come una calamita l'attenzione del pubblico, diventando il formidabile fulcro di questo avvenimento, agglutinando in sé tutta la magia sfaccettata, ambigua, popolare, inquietante e saggia insieme. Così napoletana, ma come Napoli, internazionale, aperta a tutte le culture. 
Quasi un magico specchio rifrangente degli incontri, delle relazioni di questa città che viene celebrata con grande onore e la giusta pompa nel francesissimo Louvre, cuore di Parigi e della Francia. 
L'abbiamo incontrata e ci racconta che questo spettacolo è stato un regalo del destino, l'occasione di portare la cultura della sua terra, in un viaggio misterioso che è questo spettacolo al Louvre di Parigi. 
Avvezza al teatro di Eduardo in cui primeggia da tempo, afferma che Napoli è universale, è veramente un modo di essere, è un movimento di energia e come il mare è libertà. L'attrice che alterna canto e musica, ha un bel ricordo dell'esperienza parigina Corpo celeste con il regista Maurizio Scaparro, s'intende alla perfezione con Luis Pasqual (ex direttore del Théâtre de l'Odéon) che l'ha diretta in Nozze di sangue, ha realizzato Medea incarnandola. 
E l'intesa è palpabile con Demarcy Mota del quale ha apprezzato, fra le altre cose, il modo di guardare gli attori, di renderli quasi autori sulla scena. Con lei, giustappunto, ha notato un gesto che faceva durante le prove stringendosi lo scialle, quasi rannicchiandocisi per il freddo e glielo ha quasi "dipinto" sulla scena, dicendole di conservarlo. 
Straordinaria Sastri: alla fine della conversazione mi dice, visto il lasso di  tempo che è passato dopo il nostro ultimo incontro: “Siamo invecchiate?” Lo dice togliendosi gli occhiali da sole. I suoi occhi scuri con quelle sopracciglia cosi particolari e disegnate, sono ridenti e penetranti insieme, profondi.
Sembrano riportare a un tempo antico dove gli dei si facevano beffe degli uomini. 

Maria Pia Tolu

Ultima modifica il Sabato, 22 Luglio 2023 10:34

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