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SÜDTIROL FESTIVAL 2024 - YEFIM BRONFMAN PIANOFORTE. -di Federica Fanizza

"Südtirol Festival" - Manfred Honeck direttore. Yefim Bronfman pianoforte. "Südtirol Festival" - Manfred Honeck direttore. Yefim Bronfman pianoforte.

Südtirol Festival (dal 1986)
Sergej Rachmaninoff: Concerto per pianoforte e orchestra n. 3
Gustav Mahler: Sinfonia n. 1
Pittsburgh Symphony Orchestra (USA)
Manfred Honeck direttore
Yefim Bronfman pianoforte
Merano, 29 agosto 2024

Una standing ovation, da parte dell'esperto e smaliziato pubblico meranese, ha accolto la fine dell'esibizione di ciascuna delle due parti del concerto con protagonisti il pianista Yefim Bronfmann, con il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di Sergei Rachmaninoff, assieme a Manfred Honeck alla guida dell'orchestra sinfonica di Pittsburgh. Altrettante ovazioni, per il finale dell'esecuzione della Sinfonia n. 1 di Mahler, con il pubblico che richiamava più volte il direttore alla ribalta che simpaticamente ha concesso due bis da Grieg e dal Rosenkavalier di R. Strauss. In sintesi questa è la cronaca dell'evento che ha visto i due concertisti protagonisti al Kursaal di Merano all'interno del ricco programma del Südtirol Festival operativo dal 1986. Del resto attrattivo e ammiccante verso l'ascoltatore era anche il programma che metteva assieme e in confronto, ma anche con un nesso di causa, due "titani" della composizione tra fine ottocento e inizio secolo scorso Mahler e Rachmaninoff. Sembrerebbero due mondi all'antitesi per diversità di stile e di contesti culturali, eppure un esiste un profondo collegamento tra i due brani prescelti. Il compositore russo Sergej Rachmaninoff scrisse il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in occasione della sua prima tournée negli Stati Uniti. La celebrità del musicista aveva oramai varcato i confini della Russia e dell’Europa e il viaggio a New York consacrò definitivamente il suo successo a livello internazionale. Questo lavoro, come del resto tutta la produzione musicale di Rachmaninoff, rientra nel filone tardo ottocentesco, di impronta mitteleuropea, che il compositore ereditò spiritualmente e artisticamente da Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il 28 novembre del 1909 l’autore stesso, sotto la guida del direttore tedesco Walter Damrosch, eseguì il concerto alla Metropolitan Opera House di New York, replicato pochi mesi dopo, il 16 gennaio del 1910, proprio sotto la direzione di Gustav Mahler. Ecco che il filo conduttore è proprio Mahler, come direttore d'orchestra, capace di adattarsi alla divulgazione musicale del suo tempo. Ecco le particolari dinamiche tra la musica e tra due compositori che una certa musicologia che li vuole far vedere distanti e agli antipodi. La fortuna e la fama arrise a Rachmaninoff che non è assolutamente un musicista facile. La sua scrittura è certamente orecchiabile ma non di facile esecuzione specie nelle sue composizioni per pianoforte, ricche di virtuosismo, di contrattempi e cambiamenti di ritmo come di incastri con l'orchestra. Un gradito ritorno a Merano, dopo la presenza nel 2023 con la Bayerisches Staatsorchester diretta da Vladimir Jurowski, quello di Yefim Bronfman, che ha dato dimostrazione come l'esecuzione del concerto di Rachmaninoff può essere riletta togliendo pesantezza di suono al pianoforte solista. Già l'attacco iniziale del tema del primo movimento è avvenuto con estrema leggerezza offrendo una lettura fatta di virtuosismo non ostentato, scelta perseguita in tutto l'andamento dell'esecuzione. Non un dialogo del pianoforte in contrasto con l'orchestra ma ha dato dimostrazione delle ragioni di uno strumento solista che cerca di insinuarsi con il suo tema variato nelle pieghe delle ampie sonorità orchestrali dando dimostrazione di quanto può un pianoforte farsi valere sotto le dita esperte e con idee oltre alla consuetudine che vede nei concerti di Rachmaninoff solo virtuosismo accademico e facile ascolto. Il bis concesso proprio con un Preludio del compositore russo ha rimarcato questa linea interpretativa più meditata. Su questa linea Honeck ha condotto anche l'esecuzione della Sinfonia n. 1 "Titano" di Mahler con una interpretazione fluida nella quale i vari momenti si diluiscono in successione senza alcun clamore. Spesso il compositore austriaco inserirà nei propri lavori spunti tratti dal repertorio popolare, elementi definiti dalla critica “musica bassa”, non degna, secondo alcuni musicologi dell’epoca, di essere presente in un repertorio classico e, in particolare, all’interno di una sinfonia. E’ il celebre tema popolare di “Frére Jacques” inserito all’inizio del terzo movimento della Sinfonia affidato inizialmente al contrabbasso e, poco più avanti, la sezione dei fiati che accenna a temi della musica ebraica klezmer, con effetti bandistici.

Certo Honeck deve prendere atto del movimento conclusivo che esplode con forza ma il modello di riferimento viene riposto nell’ambito della tradizione sinfonica classica piuttosto che nell’eccedere nel sensazionalismo sonoro di impronta wagneriana. Alla fine questa linea interpretativa è riuscita pienamente vincente e ha saputo suscitare nel pubblico che ha esaurito l'ampio salone liberty del Kuhrsaal meranese entusiasmo e affetto riconoscente nei confronti degli artefici della serata.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Settembre 2024 08:17

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