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Giovani Attori-pedagoghi - Insegneranno "fare teatro"

Anatolij Vasiliev Anatolij Vasiliev

 Da quattro anni, un gruppo di 21 attori (11 donne e dieci uomini) seguono i corsi annuali del Maestro russo Anatolij Vasiliev, noto in Italia poiché vi opera da molto tempo: ricordiamo di averlo incontrato in quel di Taormina, poi a Catania tempo addietro.
Eravamo curiosi di conoscere questo progetto quadriennale, mirato a formare attori-pedagoghi, realizzato per conto dell'Accademia Teatrale Veneta, che, in collaborazione con la Fondazione Venezia, la Fondazione Giorgio Cini, ha organizzato per il giorno 22 ottobre, una giornata dimostrativa del corso di "Formazione dei formatori teatrali" svolto dal maestro Vasiliev, il quale, come dichiara, s'ispira al metodo Stanislavskij e Nemirovich; metodi che, come sappiamo, consistono nel far compiere all'interprete un viaggio "dall'esterno all'interno dell' io del personaggio". Ma oltre a questi due metodi, Vasiliev ne mette in atto altri poiché, come dice, "gli attori-pedagoghi devono, anche se hanno una modesta vita di palcoscenico, avere una predisposizione all'insegnamento".
Questi attori, votati a ciò, provengono da molte parti del mondo; e dopo quattro anni il loro corso si è concluso nei meravigliosi spazi della Fondazione Cini, con una lezioni dimostrativa, una sorta di saggio, anticipato da una conferenza stampa a cui hanno preso parte: l'ex direttore della Scuola Paolo Grassi, Maurizio Schmidt, ideatore del progetto, insieme a Anatolij Vasiliev, Maria Ida Biggi, che ha condotto l'incontro, direttrice del Centro Studi Teatro Fondazione Cini, Fabio Achilli, direttore Fondazione Venezia, Renato Gatto, direttore didattico Accademia Teatrale Veneta; tutti lì per offrire informazioni sul significato del progetto e per consentire al maestro Vasiliev di dare alcune spiegazioni sulla lezione che sarebbe seguita da lì a poco nella sala del Piccolo Teatro, sala che sicuramente nasce dalla collaborazione offerta negli anni passati dalla Scuola Paolo Grassi, di Milano.
La lezione prende inizio alle 17; il pubblico, che attendeva all'esterno viene disposto secondo una valutazione del maestro: circa quaranta persone, da sistemare di fronte a una bella sala con pavimento di linoleum simil legno, in silenzio. Alcuni anche ai lati, mentre predisposti in piedi ai margini del perimetro della sala, stanno gli attori-pedagoghi: chi in tenuta casual, chi con scarpe, chi a piedi nudi, chi in sandali, chi con le calze. Restano immobili per circa 20 minuti, in paziente attesa finché il pubblico si sia sistemato. Poi prende inizio la lezione: un altro lungo silenzio, fermi sul posto, poi alcuni schiocchi con la bocca, poi esercizi di braccia, accarezzamenti sul corpo, piegamenti di gambe, di piedi, torsioni, ondeggiamenti, girate di testa, sfregamento di mani, colpi di mani sul corpo, rotazioni del torace, passeggiata in libertà nello spazio, poi tutti ritornano sul perimetro della sala con inversione di 180 gradi degli attori, urlo liberatorio più volte ripetuto, colpetti di dita sulla testa, sulle braccia, figurazioni con le braccia. Segni ripetuti con insistenza, mentre il pubblico resta basito, ascolta, guarda, qualcuno sbircia il compagno vicino, qualcuno in silenzio si defila.
La seconda parte della lezione, oltre a movimenti corporei che richiamano il Binji giapponese, quello che fanno ai giardini pubblici in bella mostra dei passanti, si comincia ad ascoltare alcuni suoni monosillabici, suggeriti dall'assistente, anch'esso russo, del maestro, recitati su tre livelli interpretativi:intonazione esclamativa, narrativa, affermativa.
Ogni sezione di esercizio occupa un tempo che per noi sembra interminabile, tanto sono ripetitivi. Ma tant'è: la disciplina del silenzio, del pescaggio dell'energia, della concentrazione lo impone. Poi viene proposta una terza parte dove, dopo cinque minuti di pausa all'aria aperta, troviamo gli attori-pedagoghi seduti in circolo con in mano fogli dattiloscritti: contengono il primo canto della Divina Commedia, alcuni brani a testa: il maestro ha chiesto agli attori-pedagoghi di recitare con un "tono fermo" i versi: a noi sono arrivati sincopati, con pause illogiche, con sospensioni su ogni "che", su ogni "ma", alcune marcate, altre gridate; insomma, tutta una recitazione portata, sostenuta con forza, che il pubblico ha visto più come esercizio fonico che come interpretazione del testo. E così, sui versi di Dante si conclude la lezione dimostrativa del maestro Anatolij Vasiliev.
Pur complimentandoci per l'iniziativa, non nascondiamo anche una certa perplessità sugli esercizi di studio offerti, poiché li abbiamo già visti molti anni fa all'Accademia d'Arte Drammatica di Mosca, diretta a quel tempo da Anatoly Smeliansky. Quindi niente di nuovo sotto il sole: esercizi di movimento, fonici, di gestualità, sensoriali ecc. fanno parte del repertorio propedeutico. Si sa, l'insegnamento deve attingere alle esperienze passate per essere poi trasmesse. Come faranno questi 21 attori-pedagoghi nelle rispettive città, in quei teatri che li chiameranno a offrire il loro sapere.
Il progetto messo in atto merita di essere sostenuto, ma, secondo noi, i soggetti che lo propongono dovrebbero trovare anche la strada per inserire gli attori-pedagoghi, magari con borse di studio, nelle produzioni dei teatri pubblici o privati, per fare acquisire loro anche una pratica a diretto contatto di altri attori, altri registi, altro modo di concepire il teatro: esperienze sul campo, in aggiunta a questo corso dei formatori teatrali possono offrire una ulteriore formazione da trasmettere.
Una segnalazione: chi avesse la bella idea di fare una capatina all'isola di San Giorgio Maggiore, trovi il sistema di visitare le biblioteche e la mostra dedicata alla mitica attrice Eleonora Duse, messa in piedi dal Centro Studi Teatro Fondazione Cini.

Ultima modifica il Giovedì, 24 Ottobre 2013 14:49
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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