Umberto Puggelli, soprannominato Piteccio, arriva alla drammaturgia, alla poesia, dopo una lunga esperienza di cronista di nera per quotidiano "La Nazione" di Firenze.
Nato a Prato il 25 marzo 1929, diventa cronista per caso, rinunciado di rilevare l'attività del padre, morto all'età di 49 anni.
L'attività di cronista ce l'ha nel sangue e nella città di Prato tesse amicizie con tutti coloro che possono fornire notizie: poliziotti, carabinieri, pompieri, usceri d'ospedale, magistrati, spie, informatori, bugiardi patentati, prostitute, malviventi.
Crea su di sè l'immagine del cronista all'americana: sempre con un fiocchino nero, cappellaccio sulle 23, camminatore svelto tra l'ospedale, la sede dei pompieri, locali del Commissariato di Polizia, Comando dei Carabineri, portava alla redazione sempre notizie appetitose e a volte veri scoop e foto che lui stesso spesso scattava. Una esperienza diretta su fatti tragici, delitti, incidenti, disastri, processi, consigli comunali acquisisce una cultura e una sensibilità particolare che poi riverbererà sulla sua scrittura teatrale e poetica. Nel 1959, da Prato, dove lavora a fianco di noti giornalisti quali Mauro Mancini, Giuseppe Giagnoni, Franco Riccomini, viene trasferito a Perugia per dirigere la redazione locale de "La Nazione".
Per il teatro scrive: "Chi ha ucciso Padre Jovinelli", "In morte di Cristo", "Mistero e morte di un povero prete", "Danton, memorie e riflessioni di un condannato a morte". Da quando è in pensione vive a Borgo Bovio (Terni).