TODI FESTIVAL
LA PIANISTA PERFETTA
di Giuseppe Manfridi
con Guenda Goria
Regia di Maurizio Scaparro
Produzione: Todi Festival
Vivere all'ombra di un genio può opprimere. Talvolta è anche aberrante. Sorgono dubbi se la propria vita abbia valore, se le azioni che si compiono siano dettate da una volontà individuale o s'esse siano il frutto di altrui desideri. Per Clara Schumann non fu così.
Guenda Goria, insieme con Maurizio Scaparro – che firma la regia de La pianista perfetta – avranno pensato, nel dar voce a questa donna, si trattasse della solita persona frustrata e vilipesa. La moglie di Robert Schumann come altro avrebbe potuto sviluppare la propria personalità se non banalmente, dando respiro a meschinità e piccinerie d'ogni genere? È la via più semplice per farsi spazio nell'immenso cono d'ombra che la luce d'un grande talento impone, suo malgrado, a chi gli sta accanto.
E invece quale mirabile sorpresa sarà stato scoprire che Clara tutto fu meno che una donna sottomessa e poco coraggiosa! Ella, anzi, ebbe chiaro da sempre il senso del progetto e della sua vita. Essere la moglie del celebre Schumann avrebbe potuto rappresentare un limite: ma non per lei.
Clara, pianista e compositrice al pari del noto consorte, negli anni in cui quest'ultimo fu rinchiuso presso un sanatorio mentale, per pagarne l'esosa retta girava in l'Europa a far concerti. La chiamavano? Lei andava. Anche accettando di suonare in condizioni non ideali: con un piano malamente accordato e rimediato alla bell'e meglio; con una sala inadeguata all'esecuzione d'un concerto; con impresari e collaboratori non all'altezza. Eppure, nonostante tutto, ben consapevole d'essere ingiustamente sconsiderata, non s'abbatteva. Anzi: ella ribadiva il proprio valore. Sottolineava le qualità del suo talento e delle sue doti. Insisteva nell'affermare che fra lei e Schumann vi fosse identità ma anche netta differenza: distinzione che solo Clara e Robert sarebbero stati in grado di percepire.
Che gli altri comprendessero tutto ciò era questione che non la interessava. Non per mancanza di dignità: ma perché contava pagare la retta per le cure del suo uomo, del quale ella è sempre stata perdutamente innamorata.
Questo il nocciolo de La pianista perfetta. In scena Guenda Goria, che dà vita ad una Clara Schumann imperiosa, aggressiva ma anche dolce. Forse nella sua interpretazione sono mancate quelle sfumature espressive intermedie nei passaggi da una tonalità umorale all'altra e che avrebbero permesso di tratteggiare un personaggio ancor più variegato e molto, molto più intimo.
Notevole, invece, la poliedricità della Goria: che oltre a recitare, ha anche eseguito dal vivo musiche per piano tratte da Schumann ed altri compositori coevi. Elemento, quest'ultimo, che ha conquistato il pubblico.
Uno spettacolo, in sostanza, interessante; che ha illuminato la vita d'una donna degna d'esser conosciuta. E che ha fatto rivivere le tinte e le condizioni degli artisti d'un tempo. Non facili – come mai lo saranno, purtroppo. Eppure, in passato, quanto talento, quanta dedizione, quanta cura per ciò che si faceva. Oggi, tutto questo, dov'è?
Pierluigi Pietricola