LUDWIG VAN BEETHOVEN
ROBERTO CAPUCCI
LE CREATURE DI PROMETEO
LE CREATURE DI CAPUCCI
musica di Ludwig van Beethoven
costumi originali di Roberto Capucci
CONCERTO IN FORMA SCENICA
direttore Andrea Battistoni
Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova
a cura di Daniele Cipriani
movimenti coreografici di Simona Bucci
coproduzione Spoleto63 Festival dei 2Mondi e Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
danzatori (in ordine di apparizione) Hal Yamanouchi, Fabio Bacaloni, Davide Bastioni, Filippo Pieroni, Nico Gattullo, Marco Lo Presti, Roberto Lori, Luca Campanella, Giampiero Giarri, Raffaele Iorio, Antonio Cardelli, Flavio Marullo, Riccardo Battaglia, Damiano Ottavio Bigi, Luca Giaccio
luci Luciano Novelli
video Maxim Derevianko
si ringrazia per la collaborazione al Maestro Capucci Anna Biagiotti
Spoleto – Festival dei Due Mondi 28 agosto 2020
Spettacolo all’insegna del sincretismo Le creature di Prometeo. Le creature di Capucci. Trait d’union che armonizza i due artisti (Beethoven e Capucci), così diversi e distanti nei secoli: il concetto di creazione, di invenzione. In altre parole: di arte per come la intendevano gli uomini dell’Umanesimo e del Rinascimento: rendere concreto, cioè, il genio, dar vita e corpo a pensieri, immagini, metafore. A che scopo? Per far progredire l’uomo, consentirgli di conoscere mete che, diversamente, resterebbero per sempre ignote e potrebbero terrorizzarlo. Il vero sapere, sembrano dirci Beethoven e Capucci, è sempre metamorfico. Esso mai rinuncerà a produrre un autentico cambiamento nell’essere umano. In caso contrario, ci si troverà non di fronte ad opere d’arte, ma a manufatti ben realizzati, miseri sia nel contenuto che nell’idea.
Cornice suggestiva, metafisica, ideale di questo concerto in forma scenica (come definito nel programma): la meravigliosa piazza del Duomo di Spoleto, archetipo del Festival dei Due Mondi. Sulle musiche dell’unica opera coreutica scritta da Beethoven (il balletto Le creature di Prometeo op. 43), ecco entrare una serie di danzatori che, tramite coreografie controllate, condotte a passi lenti e apollinei, ricchi di cura nel dettaglio di ogni movenza di ciascun arto del corpo, raccontano al pubblico di come Prometeo abbia fatto dono all’uomo della scienza e delle arti per affinarlo così da farlo uscir fuori da uno stato quasi bestiale. Daniele Cipriani – curatore del progetto – ha saputo imprimere all’intero spettacolo un ritmo coreografico leggero ma razionale, sapendo in tal modo comunicare un senso metafisico mai disgiunto da una certa corporeità – componente essenziale, quest’ultima, per far sì che la metamorfosi si compia così da giungere alla liberazione in vita.
Magistrale la direzione d’orchestra affidata ad Andrea Battistoni. Questo gioviale, bravissimo e raffinato direttore ha saputo cogliere l’essenza di Beethoven in quanto artista: raccontare con distacco lieve, anche ironico e, soprattutto, misurato ogni travaglio interiore, qualsiasi fremito d’animo, ciascun dolore, ciascun dubbio: tutte le sofferenze che lacrime e lacrime ci fanno versare in silenzio. Qui, probabilmente, è la cifra autentica di Beethoven, quel suo diamante gelido ancora non del tutto indagato.
Che dire dei costumi disegnati da Roberto Capucci? Originali fino al limite della bizzarria nella forma, con colori accesi e inusuali negli accostamenti. Essi hanno conferito all’intero spettacolo un quidquid di magico, fantasioso, irreale anche, ma non del tutto inverosimile.
Se l’arte è metamorfosi, Le creature di Prometeo. Le creature di Capucci costituisce certamente uno dei capitoli non scritti del capolavoro di Ovidio, e che egli avrebbe forse inserito subito dopo il Proemio a conferma di ciò che disse a proposito dell’essere umano, “l’animale più nobile e più degno di un alto intelletto” che ha sempre “il capo levato verso l’alto… sino alle stelle”.
Pierluigi Pietricola