RICCARDO MUTI
CONCERTO FINALE
direttore Riccardo Muti
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
soprano Rosa Feola
Domenico Cimarosa
Ouverture
da Il matrimonio segreto
Wolfgang Amadeus Mozart
Aria Donna Anna “Crudele!...Non mi dir, bell’idol mio”
da Don Giovanni
Vincenzo Bellini
Recitativo e Romanza Giulietta “Eccomi in lieta vesta…Oh! Quante volte, oh quante”
da I Capuleti e i Montecchi
Giuseppe Verdi
Aria Desdemona “Ave Maria”
da Otello
Franz Schubert
Sinfonia in si minore n. 8 D759
Incompiuta
Saverio Mercadante
Sinfonia Spagnola
da I due Figaro
Spoleto Festival dei Due Mondi agosto 2020
Così come l’incipit, la chiusura di un’opera rimane impressa nella mente e mai più si cancella. Essa, per di più, modificherà la memoria di quanto avvenuto prima. E per incanto, ecco ogni cosa pian piano aggiustarsi sulla base di come tutto è volto a conclusione. In quest’anno particolare, delicato e non piacevole per certi aspetti, non ci sarebbe potuto essere finale migliore del Festival dei Due Mondi di quello affidato a Riccardo Muti e all’Orchestra Cherubini (composta da giovani e talentuosi musicisti) da lui fondata.
Un programma per gran parte dedicato all’Italia migliore, quello scelto da Muti. Verdi, Cimarosa, Mozart (col suo Don Giovanni), Bellini, Mercadante. Ma anche Schubert con la sua Incompiuta. Ad arricchire lo spettacolo la voce precisa e sapientemente controllata del soprano Rosa Feola, che ha intonato l’Ave Maria dall’Otello verdiano con misura ed equilibrio, variando registro canoro in modo temperato senza creare eccessivo distacco.
I giovani dell’Orchestra Cherubini hanno dato prova di un talento eccezionale. Essa sembrava un solo strumento, perfettamente intonato fra le parti e molto attento alle qualità del suono – particolare su cui non tutte le orchestre son solite prestare grande attenzione.
Eccezionale la direzione di Riccardo Muti. Più passano gli anni, e più lo stile del nostro Maestro si leviga acquisendo misura, contenendosi nella gestualità per far sì che a parlare sia la musica nelle tante modalità con cui essa si manifesta. Ricordando a tratti Bernstein e a tratti Toscanini, Riccardo Muti sa instaurare con l’orchestra un contatto che non necessita di movenze esagerate. Uno sguardo particolare, un certo modo di muovere il corpo, un preciso giro di bacchetta: tutto questo repertorio espressivo viene catturato all’istante dall’Orchestra e trasformato in suono unico, irripetibile. Meravigliosa la lettura della Sinfonia Spagnola tratta da I due Figaro di Mercadante: divertente, a tratti anche impertinente e lievemente civettuola. Muti ha saputo cogliere ciò che più va apprezzato nei classici: la leggerezza che promana dall’ironia, anche quando tutto volge in tragedia.
Un concerto che ha concluso una bellissima edizione del Festival dei Due Mondi, forse la più bella di questi ultimi anni – sebbene la più breve. Un evento che solo Riccardo Muti avrebbe potuto rendere unico, non solo grazie al suo eccezionale talento artistico, ma anche per la sua sincerità. Come non condividere le ironiche parole di monito del Maestro, espresse nei ringraziamenti finali, che hanno di nuovo rammentato che l’Italia non ha tante orchestre quante ne dovrebbe avere il paese che, su tutti, ha eccelso nel campo della musica?
Cos’è cultura? Avere senso critico, capacità di saper individuare ciò che è retorico e privo di contenuti da ciò che, invece, è realmente importante. Il repertorio proposto da Muti nel concerto conclusivo del Festival dei Due Mondi potrebbe segnare l’inizio di un autentico cambiamento.
Chi ne raccoglierà il testimone?
Pierluigi Pietricola