The darkest night
Debutto nazionale
Drammaturgia e Regia di Davide Sacco
Con Maria Pia Calzone, Francesco Montanari
Produzione LVF
Todi Festival 2020, Teatro Comunale 5 Settembre
The darkest night può definirsi un Porta chiusa alleggerito, un “l’inferno sono gli altri” senza il terzo occhio che giudica. Storia esile, che non desterebbe stupore se non ci fosse la notevole prova attoriale di Francesco Montanari e Maria Pia Calzone. Interpreti, entrambi, con in comune la particolarità di iniziare recitando in sordina per poi crescere in intensità fino all’esplosione finale. Spettacolo, perciò, che ordisce un tranello al pubblico, il quale si trova di fronte ad una storia che poco ha di originale ma che all’improvviso compie una virata di bordo, costringendo lo spettatore a capire cosa accadrà ai due personaggi in scena.
Da un lato un’imprenditrice (Maria Pia Calzone) che dirige un’industria di guerra – la fabbrica di famiglia che lei ha ereditato –, nota per essere una donna senza scrupoli, a suo modo crudele, eccentrica e perfidamente originale. Dall’altro lato un giornalista non giovanissimo (Francesco Montanari) che ha il compito di intervistare la nota industriale per scriverne un articolo, raccontando i lati più nascosti della personalità di questa donna sul cui conto nulla o quasi si è mai riuscito a sapere.
Ciò che sarebbe dovuto essere un comune incontro di lavoro, eccolo trasformarsi, per il giornalista, in un confronto serrato con gli istinti più bassi della natura umana: l’inconfessabile, il lercio, il bestiale che alberga in ciascun individuo. L’imprenditrice comincia a tessere la sua trama: invita il giornalista a ucciderla provando godimento nel gesto omicida, desiderio vero nell’assassinare. Il giornalista, che si definisce persona per bene, sulle prime è riluttante, non comprende; ma poi la possibilità di guadagnare cento milioni di euro – la cifra che l’industriale meschinamente gli mette a disposizione – costituisce un buon motivo per accantonare ogni buon proposito di irreprensibilità. Errore che gli costerà molto caro.
Abile feuilleton teatrale, The darkest night ricorre – sul piano drammaturgico – alle tecniche narrative usate da Dumas, Balzac, Sue, Perutz, Lernet-Holenia o il connazionale Natoli, dando vita a una trama che dona gioia nel seguirne lo sviluppo dell’intreccio. I due personaggi non hanno profondità psicologica e diversamente non potrebbe essere poiché la storia rappresentata perderebbe in efficacia ed incisività. In tal senso, ottima la scelta di Montanari e della Calzone di non voler troppo indugiare nell’anima dei rispettivi ruoli, facendo sì che questa emergesse dalle azioni per offrirla alla libera interpretazione degli spettatori.
Ancora una volta, Montanari ha dimostrato di essere un valente attore della scena nazionale: equilibrato, preciso nella ritmica delle battute come nella gestione mimica. Il teatro non richiede che questo: saper intuire il tempo recitativo con cui una pièce desidera essere rappresentata quella sera. Dote rara che Montanari possiede e grazie alla quale riesce a illuminare lavori che, di per sé, difficilmente riuscirebbero a brillare di potente luce propria.
Pierluigi Pietricola