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40° Edizione ORIENTE OCCIDENTE 2020: "UN PEEP SHOW PER CENERENTOLA", testo e regia Antonio Viganò. -di Federica Fanizza

“Un peep show per Cenerentola”, testo e regia Antonio Viganò. Foto Sarah Melchiori “Un peep show per Cenerentola”, testo e regia Antonio Viganò. Foto Sarah Melchiori

UN PEEP SHOW PER CENERENTOLA
Testo e regia Antonio Viganò
ANTONIO VIGANÒ, MICHELA LUCENTI
TEATRO LA RIBALTA - ITALIA
Testo e regia Antonio Viganò
Collaborazione artistica Paola Guerra e Paolo Grossi
Movimenti e coreografie Michela Lucenti
Scene e costumi Roberto Banci
In scena gli attori del Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt
Produzione Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt (Bolzano)
Coproduzione Oriente Occidente Dance Festival
ROVERETO Piazza del Mart, 4 settembre 2020
40 ed.ORIENTE OCCIDENTE 2020. CORPO POLITICO E CORPO POETICO
Rovereto 3 – 12 settembre 2020

Uno spazio scenico costituito da una piattaforma circolare girevole, circondata da 14 cabine vetrate individuali che ospitavano ciascuna gli spettatori non visti dall'esterno. Il peep show è nato nel 1437 ed è per eccellenza il posto dello sguardo voyeuristico, il luogo dove si guarda, nascosti nella propria cabina, attraverso il buco della serratura. È una scatola chiusa, nella quale si sbircia per cercare mondi abitualmente invisibili, immagini oniriche, ricordi nostalgici. Chi è all’interno si esibisce per il pubblico che non vuole essere visto e, nonostante la separazione, lo spazio crea una relazione intima, quasi segreta, tra attore e spettatore. Negli anni ’20 del ‘900 il Peep Show venne utilizzato come luogo di giochi di seduzione e sensualità in atmosfere di velluto. Oggi, in un’altra occasione, il Teatro la Ribalta di Bolzano ha deciso di farne lo spazio scenico adeguato al momento che stiamo attraversando, garantendo così il distanziamento fisico, senza perdere l’unicità dello spettacolo dal vivo né rinunciare alla socialità. Nasce così “Un peep show per Cenerentola” del Teatro la Ribalta, scritto e diretto da Antonio Viganò, con le coreografie di Michela Lucenti, replicato più volte all'interno del Festival. Il regista Antonio Viganò, con la sua compagnia teatrale del tutto particolare, porta in scena i temi del desiderio, dell’apparire, della bellezza, e lo fa con attori e attrici affetti da disagio psichico o con disabilità: nel “peep show” ogni corpo è valido e racconta bellezza. Si tratta di un riadattamento della fiaba: in uno spazio circolare 3 sorelle, in competizione tra loro, sono alla ricerca del principe azzurro, l’unico che può appagare il desiderio di riscatto e di avanzamento sociale e che, invano, cercherà il piede adatto per la sua scarpetta rossa. Un angelo messaggero dispensa consigli. Ma Cenerentola, molto impegnata a farsi bella nel vestito e nel corpo, è un pretesto, una suggestione che porta ai temi del desiderio, dell’apparire, della bellezza. Ma appena sarà consapevole e padrona del suo corpo e della sua bellezza non sarà più esclusiva del principe ma potrà essere ammirata da chi sarà disposto, a pagare per ascoltare la sua storia. Nel cortile nel Museo Mart, questo rituale di iniziazione alla seduzione, avviene con il richiamo ad entrare di un banditore che ci riporta ad una sorta di caccia alle illusioni nei bordelli tra le due guerre. Pur conoscendo le motivazioni fondative della Compagnia teatrale, non si percepisce la disabilità degli attori nel condurre il gioco scenico, per nulla differente dal "normale" lavoro attoriale. Non hanno paura, infatti, di mostrate le loro disabilità fatte di un corpo troppo cresciuto del principe eterno bambino, dell'ingenuità dell'angelo messaggero che dispensa consigli, di Cenerentole bianco vestite dai loro visi adulti già provati dalla vita o segni di una giovinezza comunicata solo a gesti, di un banditore che, cambiandosi in scena, mostra la sua menomazione fisica. Tutta la breve azione, fatta di gesti e parole, ci riporta alla ricerca della donna oggetto, la bambola perfetta, di quel corpo finto che si desidera per far finta di essere felici. La funzione storica del teatro è anche questa: essere contenitore ed espressione di umanità oltre le convenzioni sociali. Gli applausi finali sono per tutti loro, per questi ragazzi capaci di esprimere la normalità dell'essere "attore" nella finzione della scena e nella realtà della vita.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Martedì, 08 Settembre 2020 14:05

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