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56ª Stagione Teatro Greco, SIRACUSA - "Baccanti", regia Carlus Padrissa. -di Gigi Giacobbe

Baccanti di Euripide
Traduzione: Guido Paduano
Regia: Carlus Padrissa
Coreografie e assistente alla regia: Mireia Romero Miralles
Scene, musiche: Carlus Padrissa. Costumi e scenografo assistente: Tamara Joksimovic
Regista assistente: Emiliano Bronzino. Direzione dei cori: Simonetta Cartia
Collaborazione alla drammaturgia: Toni Garbini, Michele Salimbeni. Assistente regia: Maria Josè Revert
Disegno luci: Carlus Padrissa. Assistente Volontaria: Ornella Matranga
Direttore di Scena: Mattia Fontana. Assistente di scena: Giuseppe Coniglio
Dioniso: Lucia Lavia. Cadmo : Stefano Santospago. Tiresia: Antonello Fassari. Penteo: Ivan Graziano
Primo Messaggero: Spyros Chamilos, Francesca Piccolo
Secondo Messaggero: Antonio Bandiera. Agave: Linda Gennari

Corifee: Simonetta Cartia, Elena Polic Greco
Coro di Baccanti: Rosy Bonfiglio, Ilaria Genatiempo, Lorenzo Grilli, Cecilia Guzzardi,
Doriana La Fauci, Viola Marietti, Katia Mirabella, Giulia Valentini.
Coro sospeso di Baccanti: Lorenzo Grilli, Viola Marietti, Giulia Valentini

Coro Sospeso: Giulia Acquasana, Livia Allegri, Virginia Bianco, Guido Bison,
Victoria Blondeau, Vanda Bovo, Valentina Brancale, Spyros Chamilos,
Serena Chiavetta, Valentina Corrao, Gabriele Crisafulli, Rosario D’Aniello,
Simona De Sarno, Matteo Dicannavo, Tancredi Di Marco, Gabriele Enrico,
Carolina Eusebietti, Manuel Fichera, Caterina Fontana, Manfredi Gimigliano,
Althea Maria Luana Iorio, Matteo Magatti, Alessandro Mannini, Roberto Marra,
Francesca Piccolo, Edoardo Pipitone, Rosaria Salvatico, Jacopo Sarotti,
Francesca Trianni, Gloria Trinci, Damiano Venuto, Gaia Viscuso

Coro di cittadini: Eleonora Bernazza, Sebastiano Caruso. Gaia Cozzolino,
Enrica Graziano, Domenico Lamparelli, Federica Leuci, Emilio Lumastro,
Carlotta Maria Messina, Maria Chiara Signorello, Flavia Testa

Rapper: Domenico Lamparelli. Parto di Semele: Viola Marietti
Coordinatore allestimenti: Marco Branciamore. Costumista assistente e responsabile sartoria: Marcella Salvo
Progetto audio: Vincenzo Quadarella. Responsabile settore scenografico: Carlo Gilè
Responsabile trucco e parrucco: Aldo Caldarella. Costumi: Laboratorio di sartoria Fondazione Inda Onlus
Scenografie: Laboratorio di scenografia Fondazione Inda Onlus
Con la partecipazione degli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico
56ª edizione dell’Inda- Teatro greco 4 luglio-20 agosto 2021

La Fura dels Baus aveva già impressionato 6 anni fa al Napoli Teatro Festival gli oltre cinquemila spettatori che erano accorsi a vedere Afrodita y el juicio de Paris (Afrodite e il giudizio di Paride) nell’ampio spazio della Mostra d’Oltremare, sfoderando macchine volanti e un Teatro totale in cui le immagini e le musiche giocavano un ruolo importante, disegnando in aria figurazioni geometriche variopinte composte da più di quaranta personaggi legati a dei fili e fatti muovere da una gru gigantesca. La gru appunto. Una macchina utilizzata pure al Teatro greco di Siracusa per le Baccanti di Euripide con la regia multiforme di Carlus Padrissa che firma pure scene e musiche nonché il disegno luci. Uno spettacolo che affascina sin dalle prime battute con Dioniso vestito da una superlativa Lucia Lavia con vistosa armatura argentea dai lati puntuti con frange nere e tirso in mano, il bastone nodoso e contorto, sormontato da un viluppo d'edera, molto a suo agio nei panni maschili del dio che raffigura il teatro, il vino, lo sballo, una specie di monellaccio che sa il fatto suo, il cui dramma, all’apparenza senza importanza, nasce dal fatto che suo cugino Penteo (Ivan Graziano) re di Tebe non crede che lui possa essere un dio. Forse per invidia, forse per superficialità non lo credono neppure le zie, sorelle di sua madre Semele, che vanno a dire in giro che Dioniso non è nato da Zeus ma da una tresca con un uomo mortale e che la storia del rapporto col re dell’Olimpo era solo un escamotage per mascherare le loro scappatelle, concludendo che Dioniso è un comune mortale. Subito smentite (le zie) dal regista Padrissa che ha creato un pupo metallico di 10 metri raffigurante Zeus che per incanto partorisce dalla sua coscia il divin Dioniso, popolando lo spazio scenico, che s’allunga sin quasi nei primi posti bassi della cavea con una sezione semilunare di legno nero con tutti i nomi della tragedia scritti in bianco, con una gigantesca testa costruita con fili metallici bianchi che si apre in due e con una marionetta di lucido metallo, anch’essa altissima, situata su delle ruote e fatta muovere quando conviene. Ciò che intriga dello spettacolo, a parte il noto plot, è il coro delle baccanti capitanate dalle due corifee Simonetta Cartia e Elena Polic Greco, il coro dei cittadini, le musiche rap e in particolare il coro sospeso in aria, in tutto meno di sessanta elementi che coprono l’intero spazio scenico, prendendo d’assalto la cavea, i muri in alto che delimitano il teatro, somigliando in alcuni momenti a dei pellerossa di tanti film western che aspettano il momento buono d’agire, di manifestare poi con fumogeni rossi e striscioni del tipo Todos somos Baco (Tutti siamo Bacco), mentre sul fondo l’enorme gru issa in alto il coro delle Baccanti riprese più volte a volteggiare e disegnare figurazioni astratte. Il resto è noto: Dioniso renderà folli le donne tebane che fuggiranno sul monte Citerone celebrando i riti di Bacco, altro nome di Dioniso: intervengono in favore del dio pure il Cadmo del compunto Stefano Santospago e il Tiresia del chiaro Antonello Fassari, senza sortire però alcun successo. Adesso Dioniso giocherà a fare il dio con Penteo, utilizzando le sue arti magiche. Si libererà in un niente dopo essere stato arrestato, indurrà quello stolto a indossare panni femminili, lo darà in pasto alle Baccanti subendo una fine atroce perché la madre Agave (Linda Gennari) e le sue compagne credendolo un leone lo faranno a pezzi. Sarà Cadmo, padre di costei, a farla rinsavire, a farle prendere coscienza di ciò che è accaduto e allora a quella madre non le resterà altro da fare se non stringere attorno al suo corpo la testa del suo figlio. C’è il pistolotto di Cadmo verso la fine dell’opera che “non è bene che gli dei rivaleggino nell'ira con gli uomini”, cui Dioniso non dà alcuna risposta, limitandosi a ribattere che questa è da sempre la volontà di Zeus.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Luglio 2021 07:13

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