CONCERTO DEL CORSO QUARTETTO D’ARCHI E MUSICA DA CAMERA PER PIANOFORTE E ARCHI
CLIVE GREENSMITH docente
Felix Mendelssohn-Bartholdy Amburgo 1809 - Lipsia 1847
dal Quartetto n. 6 in fa minore op. 80 I. Allegro vivace assai III. Adagio
QUARTETTO ERIDANO
Davide Torrente violino (Italia)
Sofia Gimelli violino (Italia)
Carlo Bonicelli viola (Italia)
Chiara Piazza violoncello (Italia)
Wolfgang Amadeus Mozart Salisburgo 1756 - Vienna 1791
dal Quartetto n. 20 in re maggiore K 499 “Hoff meister”
III. Adagio
Erwin Schulhoff Praga 1894 - Weißenburg 1942
Fünf Stücke für Streichquartett (1923)
Alla Valse viennese (allegro) Alla Serenata (allegretto con moto) Alla Czeca (molto allegro)
Alla Tango milonga (andante) Alla Tarantella (prestissimo con fuoco)
DEMITASSE STRING QUARTET
Adam Joseph Millstein violino (USA)
Karisa Minji Chiu violino (USA)
Paolo Dara viola (USA)
Nathan Mo violoncello (USA)
Ludwig van BeethovenBonn 1770 - Vienna 1827
dal Quartetto n. 9 in do maggiore op. 59 n. 3
“Razumovskij”
I. Introduzione. Andante con moto. Allegro vivace III. Minuetto (grazioso). Trio IV. Allegro molto
QUARTETTO LEONARDO
Sara Pastine violino (Italia)
Fausto Cigarini violino (Italia)
Salvatore Emanuel Borrelli viola (Italia)
Lorenzo Cosi violoncello (Italia
Antonín Dvořák Nelahozeves, Boemia 1841 - Praga 1904
dal Quartetto n. 14 in la bemolle maggiore op. 105
I. Adagio ma non troppo - Allegro appassionato III. Lento e molto cantabile IV. Allegro non tanto
QUARTET INTEGRA
Kyoka Misawa violino (Giappone)
Rintaro Kikuno violino (Giappone)
Itsuki Yamamoto viola (Giappone)
Anri Tsukiji violoncello (Giappone)
PALAZZO CHIGI SARACINI, SIENA 28 Luglio 2021
Schulhoff è stato uno di quei compositori talmente moderni da essere del tutto dimenticato per lungo tempo. La sua fu una vita sfortunata, legata anche ad un destino atroce, lui come tanti morì indegnamente in un campo di concentramento per la sola colpa di essere ebreo e quindi perseguitato da Hitler. Ebbene la sua musica è eterna ed eterea, così ricca di amore, di pathos, di sintesi delle correnti più moderniste di quei tempi. L’uso dello stare nella tonalità ma ai margini e il perfetto sincronismo armonico hanno fatto delle sue scritture dei veri capolavori, dimenticati spesso, come le numerose composizioni per pianoforte e come i Cinque Brani per Quartetto del 1923. Sono immensi, ricchi di sperimentazioni e di futuro credibile. Di lui il Quartetto del corso della Chigiana, ovvero Demitasse ha saputo ben cavare il valore delle funzioni di Schulhoff. L’intesa dei quattro americani è stata perfetta, intensa, riuscita e porre al centro dello spazio dei quattro una sonora idea dei tempi che furono è essenzialmente importante. Bravi. Così come lo sono stati nel proporre l’ Adagio dal Quartetto n. 20 in re maggiore K 499 “Hoff meister”del grande Master Wolfy Mozart. E’ questa una pagina densa di novità, un futuro prossimo nella logica compositiva del Nostro divino ed è soprattutto la giusta equazione fra un Adagio della produzione pre K 400 e post K 400. Ed è un certo sorriso mozartiano a guisa di Dvorak quello che abbiamo ascoltato dal Quartetto Integra, giapponesi incredibili che hanno suonato da scafati professioni tre tempi dall’opera 105. Dvorak era forte nello scrivere per il complesso vaticinio quartettistico, aveva già inventato l’Americano op. 96 e ora è sintesi di esperienze l’op.105, difficile in tutti i sensi. Ma che bravi gli Integra! Poi Beethoven dell’opera 59, il Quartetto Razumosky. Mica semplice questo capolavoro di eleganza e di scrittura, forse è fra le opere quartettistiche di Beethoven fra le più complesse, profonde ed intense. I giovani italiani del Quartetto Leonardo c’hanno provato a rendere la perfetta coesione beethoveniana al futuro prossimo, ma non sempre sono stati forti della continuità ideale nel rendere tale opera. Infine il Quartetto Eridano, giovani italiani che hanno proposto due tempi dall’op. 80 di Felix Mendelssohn-Bartholdy. Questi è uno dei compositori più misteriosi in quella sua scrittura che sembra apparentemente aperta e comprensibile ma che dietro ad essa porta con se una profonda conoscenza della sintassi e soprattutto una infinita stima per papà Bach. E proprio nei Quartetti questa idea bachiana strutturale è ben evidente. Gli Eridano devono maturare certamente e provare a crederci maggiormente quando porgono anche in un concerto-saggio una pagina talmente bella da essere quasi ascetici nel proporla. A parte tutto il lavoro di coesione, di organizzazione, di sintesi e di musicalità condotto dal violoncellista Clive Greensmith è stato fatto con interesse e competenza oltre che d’umana passione. E i giovani e i meno giovani quartettisti lo hanno compreso, anche e soprattutto che suonare è una delle cose più complesse che esistano, anche quando si è giovani o meno giovani. Ma è vero il senso di esserci presenti con le molteplici difficoltà del suonare dal vivo. Ad Majora.
Marco Ranaldi