Concerto di chiusura
Orchestra Poliziana
Davide Cabassi, pianoforte
Antonio Greco, direttore
Ravel, Pavane pour une enfante défunte
Faure, Pelleas et Melisande
Faure, Pavane
Beethoven, Concerto per pianoforte n. 1
46 Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano
Piazza grande 1 agosto 2021
Il segno del tempo è certamente Beethoven, colui che più di tutti seppe infondere alla sua musica il futuro e la sua stessa usabilità. In questo i suoi cinque concerti per pianoforte e orchestra rammentano di una forma talmente alta e perfetta che suonarla è sempre molto difficile, complesso, affettuosamente intricato. Ebbene Davide Cabassi ha interpretato questo primo concerto beethoveniano assieme ai giovanissimi musicisti di quel miracolo che è l’Orchestra Poliziana dell’Istituto di Musica di Montepulciano mentre a dirigere c’è stato Antonio Greco. Or bene coniugare cuori e storie non è mai facile. Pertanto suonare Beethoven apre sempre ad interpretazioni ed esoterismi vari. Ma in qualche modo Cabassi ha dato la sua versione, cercando fra tante difficoltà sonore, di dare il suo di suono, mettendo in luce alcune dimensioni rispetto ad altre. Ma Beethoven ci rimanda a quella ideale sintesi emotiva che è la Pavane pour une enfante défunte di Maurice Ravel. Costui seppe coniugare il senso dei due grandi Mozart e Beethoven e seppe poi trarne pagine di immensa bellezza. La Pavane è una di quelle, nata per orchestra e per pianoforte solo o a quattro mani (Ravel si divertiva a riprendere i suoi brani e trascriverli) è ad oggi una di quelle pagine di estrema sintesi appunto. Il gesto direttoriale è importante per Ravel ed è altresì importante rendere lenta una composizione che nasce come profondità di memorie intese. Per non parlare di una composizione come Pelleas et Melisande sempre di Fauré. Bravi i ragazzi dell’Orchestra Poliziana, ci tengono a tener bene il loro organismo, il loro studio, il loro essere costruttori di un suono futuro. Il futuro è nelle loro mani e speriamo bene anche quello di Messere Henze. Greco da par suo è attento al senso estetico e alla sintesi del suono, radici che vengono da molto lontano, così come sono i suoi interessi per un mondo così poco consono con quello attuale. Forse di questo è forte Greco e del senso estetico della musica.
Marco Ranaldi