Else
Musica di Federico Gardella (prima assoluta, commissione del 46° Cantiere Internazionale d’Arte)
Cecilia Ligorio regia e libretto
Tito Ceccherini direttore
Domenico Franchi scene e costumi
Lisa Capaccioli assistente alla regia
Daisy Ransom Philips movimenti scenici
Linda Lovreglio e Mariafrancesca Biasella (coordinati da Roberta Fratini), assistenti costumisti
Federica Angelini e Luca Luchetti (coordinati da Enrico Pulsoni), assistenti scenografi
Fabiola Tacchi e Federico Pallotta (coordinati da Francesca Cecarini), disegno luci
Giaccio “Giaccio” Trabalzini direttore degli allestimenti
Maria Eleonora Caminada, soprano
Alda Caiello, mezzosoprano
Leonardo Cortellazzi, tenore
Michele Gianquinto, basso
Ensemble Risognanze
Manuel Zurria, flauto
Marco Sorge, clarinetto
Alfonso Alberti, pianoforte
Francesco Gesualdi, fisarmonica
Sebastiano Menardi, violino
Marco Massera, viola
Marco Radaelli, violoncello
Elio Marchesini, percussioni
Una coproduzione Fondazione Cantiere Internazionale d‘Arte, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia,
in collaborazione con Accademia delle Belle Arti di Macerata
con il sostegno di Readytec s.p.a.
64 Cantiere d’arte di Montepulciano
Teatro Poliziano 31 luglio 2021
C’è da rimanere secchi nell’assistere alla recita della nuova produzione del Cantiere di Montepulciano. Nel senso vero perché gli autori, il compositore Federico Gardella e la librettista Cecilia Ligorio, hanno usato proprio una forma talmente forte e mortale di raccontare un abuso che mai nessuno ne era stato capace. Stiamo scrivendo di Else rappresentata al Poliziano e l’impressione di questo difficile lavoro è proprio quella di poter vivere una violenza perpetrata senza nessun indugio, senza nessuna esitazione. E non c’è via di fuga. Nessuna. E’ quasi una performance da teatro del Noh. E’ come se fosse il passo successivo alla Madama Butterfly di Pucciniana memoria. Solo che Puccini, uomo del XIX secolo, con tutto il coraggio che aveva non poteva essere così diretto come è invece stato Gardella. Il compositore dei glissati. Che poi sono pretesti i glissati per il dolore, per il lamento, per il singhiozzo della disperazione di Else. Giovane, giovanissima donna, borghese di Vienna, assiste al suo disfacimento e a quel mondo di eteree fantasie che si disvela truce e disumano all’estremo sacrifico di salvare il padre dalla perdizione, dal suicidio. Che poi qualche genio che sa direbbe: “eh ma i sucidi non si annunciano”….povera Else. Una giovane donna che vorrebbe vivere i suoi anni, la sua vita, la sua femminilità, divisa com’è fra i suoi aneliti sentimentali. E invece una madre matriarca la sovrasta con il gesto salvifico verso un marito che dilapida tutto al gioco e ora non ha il becco di un quattrino. Ma Else ha un tesoro: il suo corpo che vorrà essere dono procace, jus prime noctis, sopruso giustificato del danaroso salvatore della patria che così eviterà che il suicida padre commetta l’insano gesto. E’ ovvio che Arthur Schnitzler fosse un ottimo nevrotico ma era in compagnia del Maestro Sigmund (nel senso di Freud) che da nevrotico funzionale poteva curare i nevrotici disfunzionali. Ma è la malattia dell’anima il vero problema? Si, sicuramente. Se l’anima non fosse violentata dall’idiota richiesta umana allora non ci sarebbe la nevrosi. Un po’ come succede con i dislessici, se avessero meno suoni da mettere assieme per leggerli non avrebbero il problema e quindi non esisterebbero. Mah! E’ il progresso baby! Comunque per tornare alla nostra amata Signorina, peccato che non ebbe lo spudorato coraggio di Floria (in arte Tosca) di uccidere il suo violentatore . E’ naturale che tutto ciò è ideologico. Eppure nel magnifico libretto della Ligorio, c’è questa sorta di vendetta: il corpo che si sdoppia, l’anima che vaga fuori e condanna l’uccisore. E’ un chiaro modo di leggere la possibile fuga, la possibile vendetta di Else. Un po’ come fece la Butterfly, si uccise per lasciare nel vuoto e distruttivo senso di colpa Pinkerton. Ma sarà poi questo il senso di un dramma così ancora contemporaneo come quello rappresentato al Cantiere? Difficile saperlo. Certo è grave, è tremendamente grave manipolare l’altrui essere. Usare la sua mancanza per farne propria forza. Insomma ci vuole coraggio ad allestire un’opera così. Da par suo il compositore è forte di conoscere molto e molto bene la scuola viennese. A mente viene il Wozzek di Alban Berg. Ma non solo, l’autore è in buona compagnia. Come farebbe un ricercatore della psiche, porterebbe con se pére Freud. Infatti la bellezza della partitura si trova proprio in questo continuo rimando ad una idea novecentista di disillusione, di non melodia. Un po’ quello che succede ad Else, che ascolta una melodia, ma è troppo flebile per essere quella che la porterà alla vita. Peccato. Oggi le cose non sono molto cambiate dai tempi di Arthur Schnitzler. Soprattutto fra gli uomini c’è questo pensiero sovente ricorrente: il potere. Per poi morire comunque. Ma almeno si esercita il potere. Che è violenza. Adesso a voler dar ragione al Manuale dei disturbi che usano gli psichiatri (lil mitico DSM 5 una sorta di Bibbia delle tantissime disfunzioni umane) potremmo pensare ad un disturbo narcisistico o peggio a quello asociale. Ma è ben poca cosa rispetto alla distruzione di una vita. Simbolicamente come direbbe Jung, c’è tutto il senso della rinascita di Else, c’è la cura della malattia, della ferita primaria nella sua tragedia. E forse da lei nascerà un nuovo senso dell’essere libero. Ecco, cari autori, come direbbe Alberto Sordi “m’avete provocato”? Ci sarebbe ancora tanto da scrivere, del fatto ad esempio che la regia della Ligorio, la librettista appunto, non da nessuna redenzione. E’ una specie di caverna. L’imbecillità è una caverna assolutamente buia. E non c’è luce che tenga a migliorare la scena. Sembra quasi di vedere Rapacità di Erich Von Stroheim che neanche ci scherzava con denudare la società borghese. Insomma è stata una macchina perfetta. Else è un’opera assolutamente onesta, difficile in tutte le sue parti. Non è per tutti. Non è per coloro che pensano di essere migliori. Veramente bravi e coraggiosi. Il mondo della musica raramente ricorda di uno dei gesti più esecrabili dell’essere umano: la violenza sessuale. Per questo andrebbero elogiati ad libitum. Ma penso che lo sanno tutti coloro che hanno avuto la forza di mettere su in scena questo lavoro. Dai musicisti diretti da Tito Ceccherini ai cantanti dove una stupenda Maria Eleonora Caminada riesce a far star male. Non è brava solamente, è imperfettamente umana. Come è imperfetto il mondo in cui Else vive e dal quale deve fuggire per non morire con tutta se stessa, ovvero con tutta l’anima.
Marco Ranaldi