Turandot
Musica di Giacomo Puccini, Dramma in tre atti su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Prima rappresentazione 25 aprile 1926, Teatro alla Scala Milano
Nuovo allestimento cooproduzione con teatro Goldoni di Livorno
Regia di Daniele Abbado
Maestro concertatore e direttore d'orchestra John Axelrod
scene e disegno luci di Angelo Linzalata.
costumi Giovanna Buzzi
sound designer Luca Bampi
Movimenti scenici Simona Bucci
Maestro del Coro Robeto Ardogò
Orchestra del Festiva Puccini e Coro del Festival Puccini
Coro delle Voci Bianche del Festival Puccini
Maestri Viviana Apicella
Personaggi e interpreti
Lla Principessa Turandot Emily Magee
Liù Emanuela Sgarlata
Calaf Ivan Magrì
Timur Nicola Ulivieri
Ping Giulio Mastrototaro
Pong Marco Miglietta
Pang Andrea Giovannini
Imperatore Altoum Francesco Napoleoni
Principe di persia Giovanni Cevelli
Un Mandarino Francesco Facini
I Ancella Fleur Strijbos
II alcella Luisa Beltrerame
67° Festival Puccini
Torre del Lago Puccini (Lu), Gran Teatro all'aperto, 30 luglio 2021
Qualcosa di nuovo si sta muovendo attorno al Festival Pucciniano di Torre del Lago, non molto amato e guardato con sospetto per una sua scarsa trasparenza nelle sue passate gestione dagli ambienti musicali, ma apprezzato da un pubblico estivo di prossimità fatto di appassionati del mondo musicale pucciniano e vacanzieri versiliani. Dal 2020 è stato chiamato alla sua direzione artistica il maestro e compositore Giorgio Battistelli. E' sua la firma di questa edizione 2021, la n° 67 della rassegna che nelle intenzioni vuole rafforzare l’identità culturale del Festival Puccini di Torre del Lago, come rilettura del patrimonio musicale del compositore lucchese ma capace di relazionarsi con i linguaggi contemporanei. Infatti un lungo filo rosso unisce il mondo delle opere allestite in questa edizione (Tosca, Turandot, Bohème) che si confronta con i suoi contemporanei. Il concerto sinfonico, Puccini l'Europeo, con la direzione di Roberto Abbado con l'orchestra del Festival cerca suggestioni, tra intermezzi, preludi e ouverture, da Wagner, Mascagni, Ponchielli e dal medesimo Puccini, di quanto si muoveva tra innovazione e tradizione attorno al mondo dell'opera di quegli anni di fine '800. Ma è la relazione tra le arti, teatro e cinema, che emerge da questa linea segnata dalla direzione artistica, che va oltre l'opera rappresentata ma cerca di connettersi con le arti a lei contemporanee. Omaggio non solo canoro ai Cento anni dalla scomparsa del tenore Enrico Caruso, alla poesia protagonista di quattro mini drammi musicali dedicati al bacio (negato, immaginato, estremo, animale) con la voce dell'attrice Anna Bonaiuto, su musiche appositamente commissionate a 4 compositori (Salvatore Frega, Michele Sarti, Orazio Sciortino, Fabrizio del Rossi Re), con la direzione musicale di Marco Angius dell'Ensemble Giorgio Bernasconi. Per ricordare che le innovazioni musicali di inizio secolo scorso non furono estranee alla creatività pucciniana ecco l'inserimento del Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg (direzione di Marco Angius) per far ricordare che Giacomo Puccini fu presente alla rappresentazione data a Firenze, per iniziativa di Alfredo Casella, nel 1924 di questa partitura emblema dell'avanguardia musicale del'900. Riallacciare i rapporti con quegli ascoltatori di musica classica, e non solo, che ritengono le composizioni di Puccini e la musica lirica in generale, troppo volgari, ripetitive e zuccherose, è il gioco di ascolti che l'attore Toni Servillo conduce su un testo di Giuseppe Montesano, (apporto musicale dell'orchestra del festival sotto la direzione di Gianna Fratta e la partecipazione del tenore Marco Berti e Donata D'Annunzio Lombardi, soprano). Non manca l'omaggio al cinema, con le musiche originali del film Luci della città di Charlie Chaplin eseguite dal vivo ad accompagnare il pubblico alla visione del film muto, che offre un altro sguardo sulla musica che va oltre l'incasellatura dei generi classica, leggera, pop. Il tutto fatto anche circuitare nelle località limitrofe.
E su questa linea ecco che la Turandot allestita in questa edizione 2021, si presenta con il finale che Luciano Berio scrisse nel 2001, eseguito per la volta a Torre del Lago. Questo finale, alternativo rispetto all'usuale di Franco Alfano, fu commissionato dal Festival delle Canarie, ed eseguito con l'Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, diretta da Riccardo Chailly. Questa nuova "nuova Turandot" andò in forma scenica nel 2002 a Los Angeles, ad Amsterdam e al Festival di Salisburgo con direttore Valery Gergiev e poi a Milano nel 2015. Tra l'altro il completamento di Franco Alfano ebbe anche una vicenda travagliata, con una prima versione, più complessa, solo da poco ricomparsa, che non piacque ad Arturo Toscanini, incaricato della prima esecuzione, che pretese tagli da Alfano stesso. Sappiamo come finì l'esecuzione della prima milanese alla Scala del 25 aprile 1926 con Toscanini che fece terminare l’esecuzione nel punto in cui l'originale di Puccini lasciava la partitura incompiuta. La nuova produzione di Turandot del Festival Puccini, coprodotta con il Teatro Goldoni di Livorno, portava in scena tanti debuttanti illustri. Il regista Daniele Abbado era alla sua prima esperienza nel titolo così come il direttore John Axelrod e con loro anche i protagonisti del cast, formato da artisti con una consolidata carriera di prestigio in corso: dalla protagonista, il soprano americano Emily Magee, che doveva presentarsi nel ruolo ancora nel 2020 in Arena di Verona, al tenore Ivan Magrì, Calaf, alla Liù di Emanulea Sgarlata, assieme a Nicola Ulivieri come Timur, alla triade del ministri, Giulio Mastrototaro, Marco Miglieta, Andrea Giovannini.
E' stata proprio l'esperienza di artisti di comprovata professionalità che ha permesso la realizzare un prodotto musicalmente originale e sostanzialmente omogeneo. John Axelrod ha ridefinito una lettura sinfonica di Turandot, facendo uscire dall'orchestra, il tutto microfonato, un fluido musicale omogeneo come amalgama della eterogeneità sonora della partitura ma evidenziando la fluidità narrativa e di racconto della trama che proviene dall'omonima fiaba di Carlo Gozzi da un '700 teatrale che praticava la commedia dell'arte e la commistione dei generi.
Gli interpreti in questo debutto hanno assecondato questa interpretazione offrendo una partecipazione collettiva sostanzialmente omogenea per la qualità stessa dell'esecuzione. Il soprano Emily Maggie, carriera significativa condotta tra Wagner e Strauss, sta ultimamente conducendo incursioni nel repertorio pucciniano (a Napoli 2019 nella Fanciulla del West, ed era annunciato un debutto in Turandot nel 2020 in Arena) possiede certamente l'escursione vocale per dare voce alla parte ma gli manca la fluidità e la musicalità nel canto, facendo perdere quel fascino tenebroso e malinconico nella grande scena "In quella reggia", ma dimostrando un giusto distacco emotivo nella scena degli enigmi e trovandosi a suo agio nella parte finale di Berio dove il canto procedeva sulle dissonanze. Anche il Calaf di Ivan Magrì ne esce ridefinito, tolta la spavalderia e l'istrionismo della parte, ne emerge la qualità lirica di uno artista pratico di un repertorio più leggero, ma che senza fatica e titubanza alcuna si approccia al finale di "Nessun dorma" con estrema sicurezza. Ancora da acquisire la parte, timorosa ma attenta, la Liù di Emanuela Sgarlata che dimostra buone prospettive vocali: nella sua "Tu che di gel sei cinta" ci offre la chiave interpretativa della vicenda. Presenza importante quella del basso Nicola Ulivieri, anche lui in debutto, austero Timur per precisione nel canto e nel fraseggio, come corretto e d'autorità l'Imperatore Altoum di Kazuki Yoshida, proveniente dalle fila dell'Accademia Puccini. Le tre maschere, trasformate in pagliacci da circo, il Ping di Giulio Mastrototaro, il Pong di Marco Miglietta, il Pang di Andrea Giovannini che hanno si sono presi il loro spazio nell'inizio nel secondo atto in un gioco d'assieme da dietro le quinte. Altre presenze funzionali quelle del Principe di Persia di Giovanni Cervelli e quello delle due ancelle di Fleur Strijbos e Luisa Berterame, assieme al Mandarino Francesco Facini. La regia di Daniele Abbado abbandona qualsiasi riferimento ad una Cina leggendaria e remota o iconografica, dandoci una ambientazione da fine impero Celeste quando le prime rivoluzioni minarono la stabilità del grande impero, la fine di un sogno, come si intuisce dai costumi quasi militari del popolo di Pechino, realizzati da Giovanna Buzzi, dall'abito da ragazzina di Liù e dal cappotto militare di Timur. Ma strizza l'occhio al concetto che del resto tutto è un gran teatro, un circo di situazioni, come i tre ministri, vestiti da clown, fanno intuire. Gli inserimenti colorati e variegati, la parata clownesca, inserita nell'attesa della scena degli enigmi, fa intuire la speranza di una fine di un incubo che pervade la vicenda.
Gli apparati scenografici, giocata anche tra giochi di ombre, di Angelo Linzalata ci restituiscono un'ambientazione monumentale fatta di praticabili ruotanti coperti da ideogrammi, ma funzionale alla narrazione intrapresa: l'attualità narrativa della Turandot, senza tempo e senza spazio, come emblematici sono i lineari abiti della principessa, d'argento e poi rosso nel finale. Il tutto compatibile con la scelta riscritta da Berio sugli appunti che Puccini aveva lasciato in punto di morte, più lungo del tradizionale di Alfano, che disvela e approfondisce il disgelamento della protagonista, e che fa dell'opera un esperimento, come sostiene lo stesso Berio che ritiene l'opera come irrisolta "è il momento in cui Turandot si umanizza e scopre l'amore e urla sempre meno". Dagli appunti per il finale emerge la conoscenza che Puccini aveva della musica del suo tempo, di una modernità fatta di esotismo, intervalli dissonanti e melodie sentimentali: qui il finale "e vissero felici e contenti" non ha l'enfasi eroica della conquista, in quanto Berio fa concludere la storia musicale con un pianissimo in dissolvenza, in sospensione. Anche per seconda recita il pubblico ha riempito gli spazi disponibili e decretato un franco successo con lunghi applausi per interpreti, direttore e responsabili dell'allestimento.
Federica Fanizza