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(CINEMA) - "Titianus - Storia di un film non finito" di Tommaso Brugin. 

"Titianus - Storia di un film non finito" di Tommaso Brugin "Titianus - Storia di un film non finito" di Tommaso Brugin

TITIANUS – STORIA DI UN FILM NON FINITO
di Tommaso Brugin
con Matteo Cremon, Margherita Mannino, Valerio Mazzuccato, Gip Giampietro Cutrino
Italia 2021

Curioso, originale e divulgativo, il mockumentary di Tommaso Brugin (prodotto da Avilab e Settimo Binario) sull’opera di Tiziano Vecellio, raccontata attraverso un regista che su di lui vuole realizzare la sua prima opera. Matteo Tremon è il regista che sull’orlo del cominciare il suo primo film, (un ottimo Matteo Cremon, che qui gioca col suo nome), improvvisamente sparisce, dopo esser stato in giro a fare dei sopralluoghi e a incontrare esperti che lo illuminano sulla figura e le opere di Tiziano Vecellio, grande artista nato a Pieve di Cadore. Tremon è un regista che crede nella cultura, anche se da tempo lavora con Carlo Quintino, produttore della Nord Est, interpretato da Valerio Mazzuccato, che del suo personaggio mette in luce una certa ambiguità cinica, e lo fa con attenzione. Il produttore come molti suoi colleghi pensa soprattutto a fare denaro, e non capisce gli approfondimenti che il suo giovane regista va a cercare su Tiziano. A lui basterebbe meno, il tratteggiare il grande artista senza troppi fronzoli. La sparizione di Tremon viene vista e raccontata da chi con lui e Quintino stava per iniziare l’avventura del film, personaggi e interpreti che comunque mirano a finirlo anche senza di lui, sostituito come si conviene nel frattempo da un altro regista. Tremon è il classsico raro esempio di chi crede in quello che fa, ma soprattutto si approccia alla cultura dell’arte di Tiziano Vecellio con grande rispetto e molta curiosità, tanto da voler cercare, dapprima con una costumista che deve fornirgli materiale per le riprese, una brava Margherita Mannino, poi negli incontri con illuminati professori, studiosi dell’opera del pittore, il vero significato di alcuni suoi importanti quadri, e del suo stato originale, del suo significato d’artista. Situazione quasi all’opposto dell’idea del suo produttore Quintino, che intanto inserisce nel film anche il figlio Kevin come sceneggiatore, e altri annaspanti personaggi come l’operatore Ottavio Prisma, e gli attori Francesco Vasani, (Francesco Wolf, forse troppo accentuato, anche se il suo armeggiare gli occhiali da sole è una scena che rimane) che interpreta l’Aretino (ma che con Tremon doveva essere proprio Tiziano, anche se la sostituzione del personaggio non lo turba, è comunque tutto in cambiamento e lui si adegua) Jessika Caruso, che fa la figlia di Tiziano, e lo stesso pittore, Giampietro Cutrino, Gip delle Iene, che fa se stesso ed è adeguatamente naturale, misurato. In uno scorrere del tempo blando tutto prosegue, soprattutto ognuno ha a cuore di trasmettere il proprio pensiero (davanti alle telecamere di un’importante canale specializzato sul cinema) sulla sparizione, sul non ritorno sul set di Matteo Tremon. Nel film appaiono anche nei ruoli di loro stessi i veri esperti della materia, i professori Augusto Gentili, Bernard Aikema e Enrico Maria Dal Pozzolo. Il mockumentary è un genere che si presenta come un documentario ma in realtà è un prodotto di fiction, un falso documentario appunto, che come in questo caso analizza un tema e lo presenta sotto aspetti documentaristici ma lo fa attraverso una storia cinematografica di finzione. Lo scopo è naturalmente quello di poter raggiungere il più vasto pubblico possibile informando e facendo divulgazione sulla cultura raggiungendolo con il pretesto di un film, affinchè tutto possa essere meno pesante, didascalico. Il mockumentary di Brugin, girato nel 2019, ha avuto non poche peripezie nella divulgazione, tutte da far collegare al ripetuto stato pandemico che attraversa questo nostro tempo, e il suo ripetersi, ma nonostante ciò è stato presentato in alcuni festival, anche se non a tutti quelli che si sarebbe voluto presentarlo, vincendo addirittura un premio per la miglior commedia e un altro per il miglior documentario. Cose che gli riconoscono una valenza speciale, un invito a Brugin e compagni a proseguire nell’intento, che è quello di incuriosire qui sull’artista veneto, sul pittore e le sue inquietudini, sul fronte culturale comunque, che può diventare scuola, proiezione di vita, bagaglio personale. Il progetto abbisognerebbe, ed è già nell’intento dell’autore, di esser portato proprio lì, nelle scuole o comunque a contatto con gli studenti e i giovani, che attraverso questa via possono più facilmente e in maniera divertita approcciare l’arte. “Titianus” è un valido esempio di metacinema, questa frontiera che ha l’età della ragione evoluta e non più giovane, che però se incontrata può indicare una via, lasciare un segno.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 23 Dicembre 2021 20:41

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