da un'idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà
coreografia e regia Roberto Zappalà
musiche: Johann Sebastian Bach
interpreti: danza Maud de la Purification, Gioia Maria Morisco Castelli, Valeria Zampardi
al pianoforte Luca Ballerini
alla viola Adriano Murania
luci e costumi Roberto Zappalà
produzione Compagnia Zappalà Danza – Scenario Pubblico international choreographic centre Sicily
in collaborazione con Teatro Garibaldi/Unione dei Teatri d'Europa (Palermo), Impulstanz (Vienna), Teatro Comunale di Ferrara
Casalmaggiore, Teatro Comunale 2 aprile 2016
CASALMAGGIORE – Dopo aver visto La Nona al Ponchielli nella rassegna La Danza è bello ritrovare la Compagnia Zappalà Danza in un altro teatro del territorio con uno spettacolo precedente a quello visto a Cremona: Invenzioni a tre voci, in scena stasera (ore 21) al Comunale. Tale soddisfazione è data dalla possibilità di apprezzare le riflessioni di un artista come Roberto Zappalà sulla semantica della danza e sulla possibilità che questa si faccia pensiero agito in scena. Invenzioni a tre voci nasce da un'idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà, su coreografia e regia di Roberto Zappalà. Le musiche si legano alle invenzioni a tre voci di Johann Sebastian Bach eseguite dal vivo al pianoforte da Luca Ballerini e alla viola da Adriano Murania; in scena sono le danzatrici: Maud de la Purification, Gioia Maria Morisco Castelli, Valeria Zampardi. «Le 'invenzioni' e le "voci" sono rispettivamente quelle di J. S. Bach eseguite dal vivo al pianoforte, alla viola e dalle tre danzatrici protagoniste della creazione. L'immobilità del corpo femminile, il suo essere punto di riferimento di buona parte dell'arte pittorica occidentale, si trasforma e trasfigura nel corpo, (nei corpi), in movimento plasmati dalla coreografia», si legge nelle sintetiche note allo spettacolo. «Per Zappalà mettere a nudo il corpo della donna, ovviamente non solo nel senso letterale, equivale a mettere a nudo il cuore umano; vuol dire rivelare le illusioni e gli inganni che, quasi sempre, lo sguardo maschile ha messo in campo quando l'oggetto della visione è stato la donna e il corpo femminile. È a partire dal corpo, in questo caso della donna/danzatrice che tutto incomincia e nel quale tutto si consuma ed esaurisce. Appropriandosi delle riflessioni di John Berger e dei versi di Wislawa Szymborska, Zappalà propone una riflessione non sulla condizione femminile ma sull'immaginario. Immaginario prodotto dalla bellezza femminile e dal suo corpo, al contempo protagonista e vittima. Naturalmente lo fa attraverso la danza; una danza che ha la sua grammatica e la sua sintassi nei nervi e nelle giunture, nei fremiti e nei sussulti del corpo delle tre danzatrici/invenzioni»: quanto descritto dalle note fornite dalla compagnia dà conto di una ricerca semantica che trova da un lato nell'esecuzione della musica dal vivo e dall'altro nella costruzione di un'autentica e potente drammaturgia due elementi caratterizzanti il processo creativo di Roberto Zappalà, al di là degli esiti che poi si offrono sul palcoscenico. Il corpo al femminile, il corpo come materia di scrittura è al centro di Invenzioni a tre voci, una centralità che piace leggere in continuità con quanto visto de La Nona in cui il tempio, l'unico tempio possibile, dell'unica religione credibile è il nostro corpo che è medium fra noi e la realtà, fra noi e il mondo, è tempio del nostro conoscere la realtà e conoscerci. In questo senso l'appuntamento di stasera è una bella occasione per misurarsi con un coreografo che ha fatto e fa della danza un linguaggio maieutico per costruire – con i suoi danzatori – un'idea possibile di realtà e socialità condivise.
Nicola Arrigoni