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OUTWITTING THE DEVIL – coreografia Akram Kahn

"Outwitting the Devil", coreografia Akram Khan. Foto Jean Louis Fernandez "Outwitting the Devil", coreografia Akram Khan. Foto Jean Louis Fernandez

direzione artistica / coreografia Akram Khan
drammaturgia Ruth Little
luci Aideen Malone
visual design Tom Scutt
musiche originali e design del suono Vincenzo Lamagna
costumi Kimie Nakano
drammaturgia Jordan Tannahill
direttore prove Mavin Khoo
voce fuoricampo Dominique Petit
danzatori Pallavi Anand, Luke Jessop, Jasper Narvaez, Louis T. Partridge, Elpida Skourou, François Testory
Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia 21 gennaio 2022

www.Sipario.it, 30 gennaio 2022

Con “Outwitting the Devil” Akram Khan ha creato una danza e un'esperienza ipnotiche, un’opera che ha il respiro del tormento e dello splendore della ricerca spirituale incarnati dai temi mitici della coreografia e sottolineati dai suoni ipnotici di Vincenzo Lamagna e dalla regia delle luci di Aideen Malone. Dopo essersi cimentato nel Mahabharata di Peter Brook, Akram Khan ha creato un linguaggio altamente ibrido in cui elementi tradizionali della danza indiana dialogano con molte componenti della danza occidentale, arricchendo il suo vocabolario con elementi del teatrodanza. In Outwitting the Devil si fondono tutte le caratteristiche dello stile di Akram Khan e sul palcoscenico prendono vita poesia e mito. A proposito di questa sua creazione Akram Khan afferma che: <<per correggere gli errori che abbiamo già commesso l'umanità deve guardare indietro alla conoscenza incisa nella nostra storia, poiché è il passato il luogo dove si trovano i segreti del nostro futuro>>. Outwitting the Devil, spiega Khan, inizia con l'idea di ingannare il tempo, il nostro demone più potente, per approdare alla sua identificazione con l’essere umano, una creatura ingrata, capace solo di distruggere tutto e tutti quelli che la circondano. Partendo da un frammento dell'Epopea babilonese di Gilgamesh, scoperto di recente, e da un poema del poeta persiano Rumi, Akram Khan e Ruth Little hanno creato una complessa narrazione che pone l’accento su temi e immagini che stanno alla base della nostra civiltà. Mentre lentamente si sviluppa la colonna sonora costituita di suoni primordiali e suoni della natura, come di un’ impetuosa cascata, e musica contemporanea basata su complesse interazioni di archi e musica elettronica, sul palco appare un vecchio che porta un cubo, ad indicare, come spiega la drammaturga Ruth Little, il peso sia dell'età, sia dell'ignoranza dell'uomo, sia i suoi peccati, gli errori che deve ancora intimamente riconoscere, come la crisi ambientale odierna. L'uomo sente che la sua forza lo sta abbandonando, mentre i suoi ricordi prendono il sopravvento e le creature del suo passato invadono il suo presente. Due sono i protagonisti: un uomo più anziano, Gilgamesh re anziano, interpretato dal danzatore ultra sessantenne François Testory, che guarda un uomo più giovane, Gilgamesh giovane guerriero, interpretato dal danzatore Luke Jessop, forse il suo io pregresso, e prende atto dei risultati devastanti delle sue azioni. Figura ulteriore è l’amato servitore selvaggio di Gilgamesh, Enkidu, interpretato dal danzatore Jasper Narvaez, civilizzato da una sacerdotessa del tempio, interpretata dalla danzatrice Elpida Skourou. Gilgamesh diventa via via più potente e arrogante, e gli Dei temono di perdere il controllo su di lui. La narrazione prosegue con l’uccisione di Enkidu da parte della dea Ishtar, e Gilgamesh che attraverso il lutto riconosce il prezzo impossibile che si deve pagare per essere immortali, e accetta la morte del suo servitore. Quest’opera epica si conclude con questa immagine magnifica di morte, mentre le creature selvagge del passato di Gilgamesh e la dea Ishtar eseguono ognuno la propria danza macabra. La forza della coreografia di Akram Khan è nei suoi ballerini, sei danzatori di diverse età e tradizioni esecutive, ognuno dei quali porta sul palco l'unicità della sua formazione, del suo stile e della sua personalità. Outwitting the Devil non privilegia un singolo interprete, al contrario, è una coreografia basata sull'intricato disegno di gesti e movimenti che i ballerini fanno e sull'elaborato sistema di connessioni interpersonali che segnano il racconto mitologico a cui si ispira. Conclude l’opera la danzatrice Pallavi Anand che in stile Bharatanatyam interpreta la dea Ishtar, la dea della vita e della morte, ieratica e pronta a proteggere come a distruggere. Con questa immagine finale, Akram Khan dichiara il suo messaggio: <<la Dea, che rappresenta la Natura, è più potente di quanto l'umanità saprà o sarà mai in grado di comprendere. Oggi il nostro destino collettivo è simile a quello di Gilgamesh, ma solo se non facciamo uno sforzo per cambiare il nostro comportamento e garantire così la trasformazione del nostro stesso futuro>>.
Con Outwitting the Devil Akram Khan ha superato se stesso. E’ un’opera pensata per un’esecuzione meticolosa e quasi calligrafica, che crea un'atmosfera mitica e ricca di pathos.

Akram Kahn

Ultima modifica il Lunedì, 31 Gennaio 2022 19:45

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