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ORME - regia e coreografia Vito Alfarano

“Orme”, regia e coreografia Vito Alfarano. Foto Dario Discanno “Orme”, regia e coreografia Vito Alfarano. Foto Dario Discanno

di AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica
Idea e progettazione Vito Alfarano e Marcello Biscosi
Regia e coreografia Vito Alfarano
Prodotto da Brindisi Performing Arts festival
Con il contributo del Ministero della Cultura, in collaborazione con Casa Circondariale di Brindisi
Con i detenuti della Casa Circondariale di Brindisi e i danzatori professionisti della AlphaZTL
Francesco Biasi, Doriana Epicoco, Marianoel Gioia, Antonio Scelsi, Christian Testini
Musiche AAVV, composizioni originali e sound design Paco Maddalena
Costumi Francesca De Giorgio
Con il supporto del Garante delle Persone Private della Libertà Personale del Consiglio della Regione Puglia, Otto per Mille Tavola Valdese, Puglia Capitale Sociale 3.0, Regione Puglia
Co-Produzione Fabula Saltica
Debutto, 15 e 16 novembre 2024 nell’ambito del Brindisi Performing Arts 2024 Teatro Don Bosco, Brindisi
Replica il 13 dicembre al Teatro dell’Arca di Genova

www.Sipario.it, 26 novembre 2024

Quella della compagnia AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica, è una delle poche realtà che si conosca, di esperienze di diffusione e pratica della danza all’interno del carcere. Attiva dal 2010 con progetti svolti nella Casa Circondariale di Rovigo e dal 2015 in quella di Brindisi, la compagnia diretta dal coreografo Vito Alfarano, da anni si occupa di arte nel sociale, e nello specifico di danza contemporanea, video-danza, documentari, laboratori artistici, progetti contro la dispersione scolastica e di educazione alla legalità. Risultato del progetto “Oltre i confini indoor 2024” - un percorso laboratoriale creativo e formativo finalizzato alla produzione di una performance di danza -, lo spettacolo Orme (andato in scena al Teatro Don Bosco di Brindisi nell’ambito del Brindisi Performing Arts), con protagonisti i danzatori professionisti della compagnia e i detenuti della Casa Circondariale di Brindisi, rientra in un progetto più vasto di formazione, conoscenza, sensibilizzazione, professionalizzazione e inserimento lavorativo rivolto a chi è spesso messo ai margini della società, in questo caso ai detenuti. La restituzione artistica dei cinque interpreti – tre uomini di cui due reclusi del penitenziario, e due danzatrici della compagnia -, ha a che fare col linguaggio del teatrodanza, mettendo in scena un veloce excursus storico su alcuni grandi avvenimenti della metà del Novecento ad oggi, significativi della vita e dei destini di tanti, intrecciati con le piccole storie di tutti noi. Un lavoro di creazione corale quindi - con argomenti al centro della creazione, come di altre, sempre di tematiche sociali -, guidato dai testi e dalla scelta musicale di Marcello Biscosi, con la regia e la guida coreografica di Alfarano. Con un paravento mobile al centro della scena, spazio di travestimenti, di allegorie, di apparizioni e trasformazioni - che diventa anche schermo per proiezioni di filmati d’epoca determinanti il susseguirsi delle diverse scene -, lo spettacolo scorre per quadri, ciascuno una sequenza simbolica e sintetica di un evento, di un periodo, di un cambiamento epocale. Lo spettacolo è costruito come un programma radiofonico che attinge argomenti nella tv, dal suo nascere in Italia ad oggi, portatrice di mutazioni culturali e di comportamenti. Li esprimono i danzatori con i loro corpi in movimento, con posture sbilenche o articolate, con intrecci gestuali, con espressioni mimiche, alternando sequenze di gruppo e di coppie a singole performance, con una varietà di cambi d’abito che indicano gli anni dei mutamenti storici. Nel fugace excursus danzato si ripercorrono eventi grandi e piccoli, nazionali o mondiali, in un mix che mette insieme le allegrezze di un ballo Tuca Tuca, di una canzone di Edoardo Vianello, e le tragedie della cronaca; dell'uomo sulla luna e il diritto di voto alle donne; dei Mondiali di calcio ’82 e le stragi terroristiche; della caduta delle Torri Gemelle e la pandemia mondiale (una danza sulla musica di Debussy, con ampi gesti ripetuti di braccia e mani che si intersecano, ritmata dal respiro affannoso). E poi il bullismo – con una parodia della danza dei cigni -, le stragi in mare, la vita strappata ai bambini e ai dispersi. È, questa, la scena più composita, che alterna un girotondo giocoso a un ondeggiare sempre più forte culminante nei flutti dei corpi a terra, sollevati, trascinati, mentre si grida chiamando i nomi di dispersi, e dal fondo si lanciano in aria vestiti e pupazzi. “Sono storie e racconti – conclude Alfarano - che si annodano alle vite quotidiane, alle suggestioni ed emozioni collettive che ci tengono stretti l'un l'altro”. 

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Mercoledì, 04 Dicembre 2024 08:52
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