Balletto in due atti dal racconto
"Schiaccianoci e il Re dei Topi" di E.T.A. Hoffmann
direttore Alessandro Ferrari
musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij
coreografia e regia di Amedeo Amodio
scene e costumi di Emanuele Luzzati
ideazione ombre a cura di Teatro Gioco Vita
voce di Gabriella Bartolomei
interventi musicali originali di Giuseppe Calì
assistente alla coreografia Stefania Di Cosmo
luci di Marco Policastro
interpreti: Primi ballerini Anbeta Toromani e Alessandro Macario
Solisti e Corpo di ballo "Daniele Cipriani Entertainment"
produzione Daniele Cipriani Entertainment
PIACENZA, Teatro Municipale, 14 gennaio 2018
Un ritorno al mondo dell'infanzia tra scene e costumi di rara creatività e sperimentazione, declinando ogni forma con un'attenzione particolare all'universo dei bambini. Stiamo parlando di Emanuele Luzzati, dove il suo genio attraversa le diverse poetiche seguendo il filo di una personalissima originalità che ben si è visto nel singolare allestimento dello "Schiaccianoci" ripreso a cura di Daniele Cipriani Entertainment, nella celebre rivisitazione coreografica del Maestro Amedeo Amodio, creata durante la sua direzione ad Aterballetto nel 1989 in cui l'aspetto psicologico ed introspettivo fornisce una chiave di lettura in virtù della quale tutto si spiega ed appare nel suo più recondito significato. L'esito è appagante e di fresca qualità artistica ed estetica, vista anche la giovane età dei ballerini. La versione di Amodio apre uno sguardo inedito sul noto balletto ottocentesco, con l'intramontabile musica di Cajkovskij, incantando il gremito e storico teatro Municipale alla presenza della direttrice della Fondazione Teatri di Piacenza Vittoria Avanzi e della consulente artistica Giuseppina Campolonghi. Gli occhi, al centro di questo grande titolo del repertorio classico accademico, conoscono una sola arte e cioè quella del riflesso nello specchio, la non separazione da chi è guardato a chi guarda perché la "voce" della narrazione e dell'allestimento hanno saputo condurre per mano gli spettatori con un delicato ingegno figurativo - colto ma facilmente fruibile - capace di emozionare in uno scintillio di costumi, volti colorati, atmosfere oniriche, pupazzi e creature fantastiche, tra luci, ombre e suoni di assoluta suggestione. Le dinamiche introspettive hanno pervaso il palcoscenico, mettendo in risalto il lavoro di Amodio a partire dal sempre emozionante pas de deux fino ai vari quadri danzati, da quella soave dei fiocchi di neve al divertissement per passare a quelle spagnola, araba, cinese, russa, culminando nell'apoteosi romantica del valzer dei fiori il quale sfocia nel Grand pas de deux, momento sublime per virtuosismi, lasciando spazio al lieto epilogo. Il corpo di ballo unisce passato e presente, modernità e futuro sapendo mantenere intatta la tradizione grazie proprio all'impegno personale, di Daniele Cipriani, nel riacquistare dal patrimonio italiano del balletto titoli storici che hanno contribuito a rendere immortale il pensiero coreutico nazionale. Una ricostruzione dall'originale, con l'intento di restituire lo splendore di un mondo dove tutto appare possibile, anche che le creature di Luzzati prendano vita in un sogno dal sapore antico, permettendo agli astanti di effettuare un viaggio nel microcosmo di una bambina che candidamente crede nell'avverarsi di ogni desiderio. Uno stile, quello di Amodio il quale denota un attento studio musicale ed introspettivo che si traslittera in sequenze delicate, dove in perfetto tandem con Luzzati ha saputo riavvolgere la magia della festa più attesa dell'anno, senza tradire il pensiero di Hoffmann che ha scritto nel suo immortale racconto: "La neve cadeva delicatamente per le strade, e le persone correvano a casa, con le braccia piene di scatole allegramente impacchettate con la carta dei negozi di giocattoli, negozi di caramelle, e panetterie. Perché era la vigilia di Natale, e come cadde il tramonto, i bambini di tutta la Germania si misero in silenziosa attesa della notte che stava per sopraggiungere, e con essa i doni di Gesù Bambino". I primi ballerini Anbeta Toromani e Alessandro Macario, con grazia e misura si sono esibiti leggiadramente su una solida preparazione. Il compianto Luzzati ha confermato ancora, per chi non lo conoscesse, il suo genio intessendo un "sogno" destinato a rimanere nel tempo. Il Maestro Amodio ha narrato con disincanto l'amore e lo stupore, rinnovando il successo di un allestimento ricco di risvolti verso un mondo sorprendente che appare, a chi il teatro lo conosce e a chi il teatro lo sa fare, rispettoso di una sacralità per cui l'arte tersicorea si conferma così effimera e al contempo così idilliaca.
Michele Olivieri