Balletto in due atti dal racconto Schiaccianoci e il Re dei Topi di E.T.A Hoffmann.
Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Coreografia e regia di Amedeo Amodio.
Scene e costumi di Emanuele Luzzati. Luci: Bruno Ciulli. Ideazione ombre: Teatro Gioco Vita.
Realizzazione ombre: L'Asina sull'isola. Voce: Gabriella Bartolomei.
Interventi musicali: Giuseppe Calì. Assistente alla coreografia: Stefania Di Cosmo.
Con: Maria Yakovleva, Alessio Carbone, Ashley Bouder, Rezart Stafa e il Corpo di Ballo del Teatro Massimo.
Orchestra e Coro di voci bianche del Teatro Massimo. Direttore: Alexander Titov. Maestro del coro di voci bianche: Salvatore Punturo.
PALERMO, Teatro Massimo, dal 17 al 22 dicembre 2013
Una storia contrassegnata dal "fantastico presente nella realtà quotidiana dove i confini tra il mondo dell'immaginario e la realtà di tutti i giorni sono così attenuati che, a volte, non sappiamo quale sia più vero e concreto": così Amedeo Amodio incornicia la sua versione dello Schiaccianoci creata negli anni '80 e riproposta al Teatro Massimo di Palermo dopo otto anni dalle ultime repliche. Una lettura del classico natalizio che negli intenti ripercorre a tratti il racconto di Hoffmann evidenziandone soprattutto il turbolento mondo onirico della protagonista.
Un balletto, quello di Amodio, che rispolvera alcune pagine dello Schiaccianoci e il re dei topi di Hoffmann con abili espedienti scenici che in questo caso si avvalgono di reiterate proiezioni. Sotto questo rispetto appare riuscita la ripresa di quella "favola della noce dura" che giustifica lo sviluppo del racconto e che qui vive nelle suggestive dinamiche dello spettacolo nello spettacolo.
Con svariate modulazioni di grandezza le proiezioni palesano lo svolgimento dei turbati sogni di Clara invadendo sinistramente l'impianto scenico del balletto.
Analoghi spaventevoli andamenti hanno violentemente guadagnato spazio anche nella bellissima partitura di Čajkovskij: interruzioni, modulazioni, interventi e modifiche di varia natura affollano in questa versione le note pagine musicali del titolo.
Vale la pena ricordare che il mistero, i fremiti, le incantate visioni e le portentose ampiezze che offre il soggetto sono già squadernate nell'intoccabile creazione musicale di Čajkovskij; questa non sembra imporre l'esigenza delle suddette manipolazioni dal momento che la prolifica creatività cajkovskijana ha tradotto perfettamente i sogni, le paure e gli stupori della giovane protagonista.
Isolando i suddetti inserimenti, l'esecuzione dell'Orchestra del Teatro Massimo diretta da Alexander Titov appare soddisfacente dal momento che spesso regala quelle vigorose sottolineature che agevolano proficui godimenti musicali.
Uno dei meriti di questa versione riguarda il rilievo concesso all'essenziale legame che congiunge Drosselmeyer alla sua creazione, il beniamino schiaccianoci di legno. Persuasive le trovate che estrinsecano questa sottolineatura capace di rammentare l'origine letteraria del soggetto.
Il corpo di ballo – da circa un anno sprovvisto dell'imprescindibile figura del direttore – lambisce discrete esecuzioni della diversificata struttura coreografica; piacevole il tono della danza araba e della danza russa del divertissement del secondo atto.
Spiccano per bravura i due interpreti impegnati nei ruoli di Clara e dello Schiaccianoci: Maria Yakovleva, first soloist della Wiener Staatsoper, e Alessio Carbone, premier danseur dell'Opéra national de Paris; a loro sono affidate le classiche espressioni coreografiche del balletto che qui trovano persuasive manifestazioni.
Con questo titolo si chiude, dunque, la stagione dell'imponente teatro siciliano che non allontana lo sguardo dalla danza. Uno sguardo che ci si augura possa trarre linfa da quel rinnovamento epigraficamente rivolto, nelle monumentali architetture del teatro, alle vastità dei popoli e che occorre orientare verso le scene tersicoree dell'eccelso luogo palermitano.
Vito Lentini