coreografia e ideazione di Tero Saarinen,
con Jenna Broas, Pekka Louhio, Annika Hyvärinen, David Scarantino, Eero Vesterinen, Won Won-Myeong,
Helsinki Baroque Orchestra: Topi Lehtipuu tenore, Núria Rial soprano (voce virtuale), Julien Martin, flauto dolce, Tuomo Suni, violino, Aira Maria Lehtipuu, violino, Mikko Perkola, viola da gamba, Eero Palviainen, tiorba, Aapo Häkkinen, clavicembalo
assistenti coreografi Henrikki Heikkilä, Satu Halttunen
sound design Marco Melchior
luci Eero Auvinen
proiezioni Thomas Freundlich
costumi Erika Turunen
produzione Tero Saarinen Company e Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli
prima mondiale, Cremona, teatro Ponchielli, 29 maggio 2019
Tero Saarinen è uno di quegli artisti cui stanno strette le definizioni. È senza dubbio un danzatore, è inequivocabilmente un coreografo, ma forse ciò non basta. Saarinen è un performer che usa il linguaggio della danza come i pittori usano i colori, che fa della materia del corpo i segni nello spazio di un pensiero che si fa azione e immagine al tempo stesso. Per questo motivo i presupposti di Terza prattica Monteverdi Revisited erano più che interessanti. La consapevolezza è quella della naturale tensione a elaborare un nuovo modo di concepire la performance coreutica, così come Monteverdi concepì con la 'seconda prattica' un modello compositivo da cui fu impossibile prescindere. Per questo Monteverdi è rivisitato, è punto di partenza per raccontare di una danza che si fa visione e si narra nella scansione dei Madrigali del divin Claudio, in un'ideale parabola amorosa ed emotiva.
Terza Prattica Moteverdi Revisited usa Monteverdi come pretesto di pensiero. La sua biografia, i micro racconti emotivi dei madrigali diventano il pretesto per costruire una serie di immagini in cui a incontrarsi sono corpi di uomini e donne, immersi in una semioscurità che appartiene alle cecità dei sensi, all'esperire tattilmente la conoscenza dell'altro, persone eterodirette, mosse da amore e dalle pulsioni diremmo in chiave novecentesca. Tero Saarinen costruisce uno spazio cupo, una sorta di kammerspiel in cui il desiderio dell'altro è movimento, sono abbracci e lotte, è il procedere quasi imbambolato, incosciente, una sorta di procedere per inerzia e per spinta di amore. La musica eseguita dal vivo dalla Helsinki Baroque Orchestra, la vocalità dei cantanti si intrecciano non sempre in maniera convincente col corpo dei danzatori. Abituati al nitore e alla precisione icastica delle invenzioni visive di Tero Saarinen Terza Prattica Monteverdi revisited rischia di deludere: manca la perfezione formale del coreografo finlandese, manca la compattezza del gesto e la sua assolutezza graffiante, manca una lucidità di pensiero. Nella prima assoluta di Terza Prattica l'impressione è stata quella di uno spettacolo non compiuto, che abbisogna ancora di lavoro, ma in cui non appare una lettura lucida della materia di Monteverdi. È un peccato, ma forse la produzione voluta da Fondazione Teatro Ponchielli non ha saputo tener conto della natura costringente della partitura monteverdiana e non ha dato abbastanza fiducia alla creatività del coreografo. Certo si tratta di un'occasione mancata per il Ponchielli e per il Festival Claudio Monteverdi che con fatica riescono a sostenere il peso specifico della potenza creativa di Monteverdi, ancorato ad una kermesse filologica e poco creativa e innovativa. Effetto di questa prassi sta proprio nell'incompiuto pensiero produttivo di Terza Prattica Monteverdi Revisited che ci si augura lontano da Cremona possa trovare il giusto respiro internazionale e creativo che meriterebbe.
Nicola Arrigoni