LA BAYADÈRE "Il Regno delle Ombre"
Produzione ideata e diretta da Natalia Makarova
Musica Leon Minkus
Coreografia Natalia Makarova da Marius Petipa
TAM-TAM et PERCUSSION
Musica Jean-Pierre Drouet / Pierre Cheriza
Coreografia Felix Blaska
LE SACRE DU PRINTEMPS
Musica Igor Stravinskij
Coreografia Maurice Béjart
Teatro dell'Opera di Roma, Stagione 2018/2019 Caracalla 26 giugno 2019
Profondamente agl'antipodi è l'arte orientale. Mentre in Occidente, rimirando un dipinto o uno spettacolo, ascoltando musica o seguendo il fraseggio d'una prosa o d'una poesia, ci si perde fra quei mondi annullando ogni spirito vigile, dall'altra parte del globo una simile esperienza non la si concepisce. L'Oriente non mira ad irretire spiriti, bensì a mostrare l'ordito simbologico che regna oltre l'apparenza. Di fronte a tale spettacolo – che si tratti di arti figurative, teatro, musica o danza: non importa – si rimane sgomenti, distaccati. L'animo non ha moti, il cuore non è in tumulto. Perché si vede, o per meglio dire: s'intuisce la vera realtà della quale stinte parvenze ci vengono offerte. Di quest'esperienza, la serata che The Tokyo Ballet ha donato al pubblico romano nella suggestiva cornice delle Terme di Caracalla è un chiaro esempio.
Musiche di Minkus e Stravinskij, percussioni di Drouet e Cheriza; coreografie riprese da Petipa e create da Blaska e Béjart: tutto ha concorso a destare meraviglia fra il pubblico. Sulle prime note della Bayadère, esili ballerine fanno il loro ingresso vestite di candidi e delicati abitini. Sembrano cigni, che pian piano s'impossessano del palco, ognuna ripetendo le stesse movenze. La sincronia che ogni singola danzatrice intrattiene con la sua compagna è straordinaria. Paiono tutte mosse da un'unica mano traverso invisibili fili. Ma chi è il marionettista? Dov'è?
Schierato questo coro d'angeli, entrano in scena due ballerini solisti che con un passo a due raccontano l'eterno amore fra uomo e donna, il prevalere della passione che subito si trasforma in affetto, tenerezza, cura, attenzione per l'altro. Il tutto avviene con prese possenti ma che non lasciano tracce sui corpi, quasi non vi fosse contatto alcuno; con elevazioni che nell'aria disegnano ideogrammi precisi dal contenuto a noi ignoto.
Nel Tam-tam et percussion le coreografie sottolineano i battere e i levare che man mano divengono più serrati. Pare che percuotendo un tamburo gli sciamani catturino le forze che la terra dona. The Tokyo Ballet fa lo stesso, ma con passi di danza che mostrano le fulminee volute di energie che sottendono la vita in terra. La cui crudità, i cui contrasti che infine si risolvono in armonia e unione distinta di opposti, sono disegnati attraverso una coreografia d'alto valore simbolico sulle note de Le sacre du Printemps. La natura, al suo risveglio, è tutt'altro che quel regno di pace che si pensa. Essa è il luogo di forze opposte, che il corpo di danza giapponese rappresenta con l'archetipo maschile e quello femminile che si fronteggiano, si distinguono e poi si abbracciano senza mai annullarsi l'uno nell'altra.
"Quasi respirando odor di tinta vi siete cancellato per il trucco, il nome di questo trucco è anima" recitano dei versi di Pasternàk. The Tokyo Ballet stralcia trucchi, pone in disparte le tinte. È l'anima, pura e lucente, a splendere con passi di danza simili a intarsi o miniature tipiche di antiche pagode.
Pierluigi Pietricola