coreografia: Dave St-Pierre
Teatro dell'Elfo, dal 28 al 29 settembre
Prendiamolo come uno scherzo goliardico - senza buon gusto - lo spettacolo di Dave St.Pierre, canadese, che ha aperto il Festival MilanOltre all' Elfo; prendiamolo come una fin troppo facile provocazione, come un falso messaggio sessuale gettato nella nostra società globale che ha visto ben altro. Da un lato, parole che vorrebbero essere «engagées» pronunciate da una brava attrice, dall' altro passerelle di nudità maschili (sei uomini infantili con parruccone da travestiti di periferia), orgasmi finti e volgari, dai quali dovremmo dedurre che c' è solo l' amore solitario. Gli uomini giocano a fare i gay, le donne si picchiano o si «astengono», solo nel finale c' è una idea forse consolatoria: gli artisti versano sulla scena dell' acqua, si forma una pozzanghera e tutti, nudi e mescolati, vi scivolano e vi si rotolano, fino a trovare un sonno pacifico, abbracciati, salvo la speaker che resta sola, in posizione quasi fetale. Inutile dire che questa ultimo quadro è il migliore: per il resto, corse, cadute, prese volanti, danza modestamente atletica, pessime incursioni dei piccoli Adami anche in platea.
Il titolo dello spettacolo è «Un po' di tenerezza bordello di merda!» ed è la seconda parte del trittico iniziato l' anno scorso con «Pornographie des ames»: la qualità è peggiorata, purtroppo, nel perduto equilibrio corporeo di uomini e donne, perché si accentua fin troppo il «bordel» maschile. Non è questione di moralismo, ma di intelligenza, il voyeurismo c' è ovviamente ancora (il teatro era affollato ) ma non crediamo sia ancora uno schiaffo alla cultura borghese, al perbenismo spesso ipocrita. I goliardi di una volta erano allegri e vitali, i canadesi di St.Pierre restano fondamentalmente tristi. La colonna sonora è minima, non manca però una citazione da Arvo Part, compositore importante ma superusato nel balletto moderno ; i costumi, quando sono, sono da grande magazzino; oggetti di scena pochi, qualche sedia e un microfono; coreografia di routine, drammaturgia incline al ripetitivo. Gli incolpevoli artisti, molto bravi e disinibiti ricevono, alla fine, applausi calorosi.
Mario Pasi
In scena al teatro dell'Elfo «Un peu de tendresse bordel de merde!» del coreografo e regista del Québec Dave St-Pierre
Milano
Le metropoli come luoghi congestionati di convivenza, la relazione tra intimità e esposizione di sé, l'occhio divertito gettato sulle convenzioni sociali che è bello ogni tanto avere il brio di spezzare, formano l'immaginario guida MilanOltre, XXI edizione, festival sulla contemporaneità intitolato per il 2007 «La città è il mondo».
A inaugurare il festival al teatro dell'Elfo è stato il coreografo e regista del Québec Dave St-Pierre, già ospite l'anno scorso con La pornographie des âmes, spettacolo che metteva a nudo con ritmo incalzante l'essere uomo e donna e prima parte della trilogia sulla «sociologia e altre utopie contemporanee» di cui Un peu de tendresse bordel de merde! (Che cazzo un po' di tenerezza!), titolo in cartellone quest'anno, è la seconda sezione.
In scena sono più di una ventina, danzatori-attori e co-autori dello spettacolo. Due gruppi, il maschile e il femminile, che ci raccontano, ognuno a suo modo, un vuoto da colmare. Le donne lo fanno per sottrazione, danzando in gruppo con una rabbia asettica e sorda. Sorridono pochissimo, tenute in piedi da un scudo di difesa che non scompare quasi mai. Una massa che fa però da coro alla figura centrale dello spettacolo: Sabrina, guida/narratrice che in inglese e in francese conduce il pubblico attraverso il lavoro. In lei si concentra il gap tra paranoie e utopie umane che riguardano il sesso, le aspettative sul proprio corpo, la volontà di esibirsi invincibile, ma anche la disperazione, il soggiacere alle cose, la paura dello stare soli.
È Sabrina che ci avverte al microfono del tema «fuori moda» dello spettacolo, la tenerezza... «chi pensava che sarebbe tornata? - ci dice - Fa così anni '70!». Forse non è il caso di lasciarsi andare a una fragilità che abbatte le nostre difese, sembra dirci quando, di fronte a un innamorato allibito, sfodera un orgasmo sbattendosi su una torta e spiaccicandosela tra le cosce. Che fanno intanto i danzatori maschi? Anche loro hanno problemi con la tenerezza: optano per la parodia, tutti nudi con una parrucca bionda in testa, con sorrisini, masturbazioni e gridolini. Un altro modo di difendersi che strizza l'occhio alla mistura tra i gender.
Non che non ci siano banalità nello spettacolo: la struttura del lavoro ricalca schemi e passaggi arcinoti del teatrodanza, lei che si butta su di lui a ripetizione in un crescendo di urla e gesti è una scena che vediamo dalla Bausch anni '70, né le coreografie utilizzano un linguaggio innovativo nel segno. Ciò nonostante Dave St-Pierre arriva a dirci quello che vuole, a consegnarci la nostalgia per una tenerezza perduta, a richiamarci sul tema. Così quei corpi che scivolano nudi sul palcoscenico bagnato a fine spettacolo ci restano impressi, abbracciati al di là di ogni parodia, trucco e cliché. Il festival va avanti fino al 14 ottobre, tra i titoli il concerto De Staat di Louis Andriessen, gli assoli postrivoluzionari di Nora Chipaumire, le ultime rivelazioni londinesi Hofesh Shechter e Rafael Bonachela.
Francesca Pedroni