Renzia D'Incà IL TEATRO DEL DOLORE GIOCO DEL SINTOMO E VISIONARIETÀ. CRAZY SHAKESPEARE, NELLE MANI DI UN PAZZO, RE NUDO Titivillus, 2012, Euro 20.00
Il teatro e la follia, un rapporto ambiguo, ma soprattutto un rapporto estetico prima e se mai poi terapeutico: questa è l'ambiguità che sta alla base delle più diverse esperienze di teatro e psichiatria, maturate in decenni di attività nei manicomi, nei Cse, sull'abbrivio della Legge Basaglia, con la convinzione che «da vicino nessuno è normale». Detto questo Il Teatro del Dolore di Renzia D'Incà si offre come un contributo a questa realtà. Il volume è nato «dall'esigenza di ristampa de Il gioco del sintomo-crudeltà e poesia su un'esperienza di teatro e disagio mentale a Pisa – si legge nelle note del curatore -, questo nuovo saggio si articola in due distinte sezioni di cui la seconda è ristampa integrale del Gioco, mentre la prima sezione si propone come un approfondimento di alto valore aggiunto sia di ordine scientifico-didattico che artistico-produttivo rispetto al saggio del 2002». «Il gioco del sintomo narra del lavoro congiunto ideato dal regista Alessandro Garzella della Città del teatro di Cascina con la psichiatra Consiglia Di Nunzio, responsabile del servizio territoriale USL 5 di San Frediano a Settimo su un'esperienza laboratoriale di teatro e disagio mentale. Quell'esperienza pilota, nata per scommessa, sulla scia della riforma Basaglia che avviava alcuni pazienti psichiatrici all'esperienza di teatro, si è trasformata in un processo di lavoro che si è aperto a prospettive inimmaginabili, ragion per cui è nata la necessità di pensare una prima sezione del volume che includa materiali di studio i quali vanno considerati non come aggiornamenti dovuti ma come riflessioni teorico-pratiche di integrazione e progettualità di rilancio». Tutto ciò dà conto di una vivacità produttiva ed un'esigenza esistenziale che attraversa la realtà del teatro sociale e che nel focus della attività con pazienti psichiatrici vive di una particolare intensità, restituisce a chi vi assiste, ma anche al semplice lettore del saggio la forza maieutica del teatro nei confronti dei matti, o ospiti come vengono definiti oggi, con pruderie istituzionale.
Nicola Arrigoni
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