Maura Del Serra Comporre drammi attraverso la linfa della poesia "Per Maura Del Serra le parole sono elementi vivi, hanno linfa come le foglie di una pianta rigogliosa, e assumono significati autentici nelle radici dell'essere in relazione con gli altri esseri." Si esprime così Antonio Calenda parlando della poetessa, drammaturga e traduttrice Maura Del Serra (Pistoia, 1948) nell'introduzione al prezioso volume Teatro, pubblicato dall'Editrice "petite plaisance" nel dicembre scorso, e che nelle sue 864 pagine contiene 23 opere teatrali della scrittrice toscana composte dal 1985 al 2015. In effetti questo volume ci offre la possibilità di leggere tutti i testi teatrali dell'autrice, in versi e in prosa, "con l'unica esclusione di un libretto per opera lirica realizzato su commissione", come si puntualizza nella cronologia ragionata che precede il nutrito corpus testuale. Quello che subito colpisce il lettore è l'ampio spettro tematico e l'elegante eclettismo espressivo della Del Serra, i cui testi ci immergono nelle problematiche di personaggi mitici o storici con ambientazioni che spaziano dalla Grecia classica (Agnodice, Eraclito), al Medio Evo, all'Umanesimo, al Barocco (Scintilla d'Africa, Andrej Rubljov, La Fenice), alla contemporaneità e al futuro (La fonte ardente, Il figlio, Guerra di sogni). La Del Serra si cala con documentata sicurezza nelle originali, spesso archetipiche vicende dei personaggi, sempre a suo agio tanto nella scrittura in versi, quanto in quella in prosa, in cui l'intensità e la forza del lessico si ancorano mirabilmente ad una significativa sostanza poetica, e ad una scrittura che non rinuncia mai alla bellezza della lingua e delle sue cadenze musicali. L'intento poetico è assai evidente in testi concettualmente vitali, contraddistinti da un'essenza lirica, come Stanze o Trasparenze, entrambi sottotitolati Versi per la Danza; ma anche quando la poesia non viene espressa in modo palese, è comunque presente, tanto nei monologhi quanto nei testi con più personaggi, visto che il registro espressivo rimane sempre ricco ed elevato. E se questo teatro può apparire permeato da una certa letterarietà, essa si esaurisce in talune forme espressive, peraltro assai efficaci nel mostrarci una sostanza e un ductus da teatro classico, quasi sofocleo, estraneo ai rapidi dialoghi, all'asciuttezza – quasi secchezza – di molto del nostro teatro contemporaneo. Stefano Duranti Poccetti |
Teatro - di Maura Del Serra
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