Di Gioacchino Rossini
Libretto: Cesare Sterbini
Direzione musicale: Carlo Montanaro
Regia: Damiano Michieletto
Direttore del Coro: Alessandro Di Stefano
Il Conte d’Almaviva: Xabier Anduaga ( tenore)
Bartolo: Cesare Lepore (basso)
Rosina: Lisette Oropesa ( mezzo-soprano)
Figaro: Ilya Kutyukhin ( baritono)
Basilio: Krzysztof Bacyk ( basso)
Fiorello: Tommaso Barea ( tenore)
Berta: Marion Lebegue ( mezzo-soprano)
Ufficiale: Bernard Arrieta ( basso)
Parigi, Opera Bastille, dall'11 gennaio al 12 febbraio 26 gennaio 2020
Annullata la prima dell’11 gennaio e tutte le rappresentazioni successive per lo sciopero che dal 5 dicembre 2019 scuote la Francia, abbiamo avuto la fortuna di vedere, il 26 gennaio, quella che in realtà è stata la prima di questo bel Barbiere dell’Opera de Paris. Si temeva che, dopo quasi 50 giorni di serrata, il Barbiere venisse semplicemente cancellato. Ma il miracolo è avvenuto. Così dopo la lettura di un comunicato sindacale accolta da molti fischi e pochi applausi del pubblico, lo spettacolo è iniziato. Occorre dire: non benissimo. Alle prese con la prima aria (Largo al factorum), al momento del “bravo bravissimo, fortunatissimo per verità...” Kutyukhin è andato per qualche secondo in apnea, ma è stato prontamente aiutato con qualche decibel in più dall’orchestra. Poi, tutto è filato liscio. Ma gli errori si pagano, e alla fine Kutyukhin ha ricevuto una dose ridotta di applausi. Che comunque sono stati ripetuti e frenetici, sia a scena aperta che chiusa.
Il Barbiere è sempre piaciuto ai parigini, sin dalla sua prima rappresentazione del 1819. Perché è libero, irriverente, persino anarchico nella orgiastica derisione del conformismo e del perbenismo ipocrita. Forse anche perché i salotti parigini conoscono bene quel ‘venticello’ cantato da Basilio e accolto con grandi applausi (‘La calunnia è un venticello...”). Regia eccellente, quella di Michieletto, che ha riciclato quella dell’ultimo Barbiere a La Bastille, anche quello diretto da lui nel 2014. Regia moderna, certo, con Almaviva in short, un ciclista che attraversa la scena a tutta velocità e tanto di automobile - come capita da molti decenni di vedere. Ma tutt’altro che irritante: gli abiti discinti sono in tono con il brio dissacrante, la bici con la velocità e agilità dell’azione, e l'automobile parcheggiata in primo piano proprio sotto il balcone di Rosina non è semplice orpello, ma via di fuga, nascondiglio, sgabello, luogo utile per ogni bricconata. Un grande cubo (idea per la verità non nuova: l’ho visto al Metropolitan in un Barbiere del 1994) al centro, girando, muta la scena. Ma quando si scatena il parapiglia, viene fatto ruotare cosi vorticosamente che ci si chede come in quel pandemonio si possa ancora cantare. Le scene sono quelle del campiello, con tanto di balconi e bar sulla piazzetta: Michieletto è veneziano, e, per quanto dica di ispirarsi a Almodovar, nella sua Siviglia c’è molta Venezia e nel suo Barbiere molto Goldoni. Una scena vorrei ricordare, quella dei fogli di carta colorata leggeri come piume che oscillano nell aria e il coro che li guarda trasognato mentre Basilio canta La Calunnia.....
Quanto ai cantanti, di Figaro abbiamo detto. Da aggiungere la grande naturalezza con la quale si muove sulla scena. Mentre Almaviva (Anduaga), appare a volte poco mobile, piantato sulle gambe a rimediare con mani e braccia a quel che non fa con i piedi. Ha tuttavia una voce potente e schietta, modulabile a piacimento. Bravissima Rosina (Oropesa), minuta, mobilissima, un concentrato di grazia, leggerezza e malizia. Giusta la scelta, per il ruolo di Rosina, della mezzo-soprano (più versatile) per un ruolo che molti in passato avevano affidato invece a una soprano. Bartolo (Cesare Lepore), abbastanza corpulento e ‘age’ ‘, stupisce per espressività e dinamismo che accompagnano senza danni la sua bella e piena voce di basso. Alto e allampanato, Baczyk (Basilio) ha il fisico e la voce del ruolo, dall’arrogante al tremebondo, all’insinuante, sempre convincente. In chiusura, sul sipario è apparsa la scritta: Teatro in sciopero per difendere le pensioni. Da domani, lo sciopero potrebbe riprendere, chissa’ fino a quando. E si va via dal teatro con la sensazione di aver ricevuto un bel regalo.
Attilio Moro