martedì, 18 febbraio, 2025
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FALSTAFF - regia Giorgio Strehler

"Falstaff" regia Giorgio Strehler. Foto Brescia Amisano Teatro alla Scala "Falstaff" regia Giorgio Strehler. Foto Brescia Amisano Teatro alla Scala

Commedia lirica in tre atti
Libretto di Arrigo Boito
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Produzione Teatro alla Scala
Direttore Daniele Gatti
Regia Giorgio Strehler
ripresa da Marina Bianchi
Scene e costumi Ezio Frigerio
Luci Marco Filibeck
Coreografia Anna Maria Prina
Sir John Falstaff Ambrogio Maestri
Ford Luca Micheletti
Fenton Juan Francisco Gatell
Dott. Cajus Antonino Siragusa
Bardolfo Christian Collia
Pistola Marco Spotti
Mrs. Alice Ford Rosa Feola
Nannetta Rosalia Cid
Mrs. Quickly Marianna Pizzolato
Mrs. Meg Page Martina Belli
Milano, Teatro alla Scala, 18 gennaio 2025

www.Sipario.it, 21 gennaio 2025

Era una precisa volontà della ormai passata dirigenza Dominique Meyer di non buttare completamente nel dimenticatoio i gloriosi allestimenti degli anni passati, quelli che più colpirono l'immaginario collettivo dell'allora pubblico scaligero. Ecco che si recupera ancora Giorgio Strehler con il Falstaff verdiano del 1980 soffuso da quelle immagini che volevano restituire un ambito padano con gli spaccati di vecchie cascine, botti e fienili. Fu lo stesso scenografo Ezio Frigerio a suggerire a Strehler l'idea di tale ambientazione sfogliando per caso un libro fotografico sulla Pianura Padana e intercettando una figura di un uomo grasso con un cappello in paglia “E' Falstaff”, disse prontamente Strehler. Ed ecco che l'Inghilterra brumosa si trasformò nell'assolata pianura italiana. E fu successo. 40 anni e più sono trascorsi da quella prima rappresentazione e l'impressione è ancora quella di trovarsi davanti ad un pezzo di storia dell'arte del teatro, allora fonte di discussione e di curiosità visto la volontà di ricollocare l'ambientazione in altri spazi rispetto al libretto. Oggi spettacolo rassicurante per chi preferisce un teatro immediatamente riconoscibile; altri la ritengono una operazione di pura archeologia teatrale che non ha più ragione d'essere.  Certo molto dipende dai gusti personali e sulla predisposizione ad accettare la modernità e l'attualizzazione sulle scene d'opera. Molto altro dipende poi dai protagonisti musicali e soprattutto dal non farsi prendere da comparazioni interpretative musicali o ricordi nostalgici.

La Scala l'ha riproposto a cura di Marina Bianchi, mentre la direzione d'orchestra è stata affidata a Daniele Gatti. Già come direttore del Maggio nel 2023 Gatti si era cimentato nella direzione dell'ultima opera verdiana, un pò per caso sostituendo una produzione saltata, ma convinto in quella che era una sua scelta programmatica. Come sosteneva in quell'occasione "Falstaff è una delle opere che potrei dirigere davvero ogni giorno della mia vita. Un’opera quasi più da recitare che da cantare: una storia in musica dove i cantanti sono parte di un progetto dove l’orchestra prende un sopravvento come raramente visto nella storia del melodramma. Con Falstaff guardiamo, per assurdo, quasi più alla musicalità di Beethoven per quanto concerne la purezza e la ‘moralità’ sulla conduzione e il ritmo, talmente perfetti che sembrano un evolversi narrativo (e musicale) totalmente naturale e semplice. Rispetto a quello che spesso si pensa, Falstaff non è un’opera comica: spesso ci troviamo in situazioni buffe, ma l’opera, da un certo punto di vista, è persino cinica.”

E questa affermazione la troviamo applicata appieno nella sue interpretazione accentuando la vena malinconica in tutta l'opera ma specie proprio nel finale fantasioso e scaltro. Sorprende, quindi un buu sommesso che ha accolto il Maestro Gatti al proscenio, in seconda serata, atto di non condivisione della lettura che ne ha dato: un gesti oltremodo fuori luogo.

La scelta del cast era segnata da scaltrezza nell' affidare ad Ambrogio Maestri il ruolo di protagonista che ha delineato certo un personaggio di grande umanità e carisma, ma accentuando l'aspetto ormai declamatorio più che la cantabilità del personaggio capace di esaltare Quant’ero paggio!, le agilità  ritmiche del verseggiare rapido o Va vecchio John, più meditativa e rassegnata e sintetizzano la vicenda umana  del vecchio personaggio shakespeariano. Anche nei suo confronti un sommesso buu è comparso a sottolineare una non perfetta gestione dei falsetti, forse troppo abusati. D'altro canto il resto del cast poteva sfoggiare un Luca Micheletti, come Ford di lusso, offre un’interpretazione vigorosa e sfaccettata, conquistando il pubblico con un perfetto equilibrio tra eleganza e intensità. Marianna Pizzolato, con la sua voce vellutata e la presenza scenica brillante, ha dato vita a una Miss Quickly ironica e raffinata, perfetta nel gioco di complicità con gli altri personaggi. Buone anche le prove di Rosa Feola (Alice Ford), incisiva, di Rosalia Cid (Nannetta) e Juan Francisco Gatell (Fenton), coppia di innamorati delicata e poetica. Martina Belli (Meg Page), Antonino Siragusa (Dottor Cajus), Christian Collia (Bardolfo) e Marco Spotti (Pistola) completano un cast affiatato. Le scenografie di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino rafforzano l’atmosfera padana evocativa e senza tempo. Un Falstaff che ha saputo riscoprire tutta l’ironia malinconica del grande Verdi. Il pubblico ha accolto lo spettacolo con grande entusiasmo: gli isolati e insensati "buu" non hanno senza intaccato il successo complessivo della serata.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Martedì, 21 Gennaio 2025 20:31

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